Diario di Fabrice Neaud è considerato uno dei testi più importanti del suo genere, nell’ambito del fumetto. Un’autobiografia nata da una rivista autoprodotta, divenuta poi volume, seguito da altri tre volumi e svariate edizioni. Poche volte un titolo così essenziale ha racchiuso un universo di forma e contenuto così vasto e polimorfico.

la copertina di Diario (Journal) di Fabrice Neaud, edito in Italia da Tunué
la copertina di Diario (Journal) di Fabrice Neaud, edito in Italia da Tunué

Diario ha la capacità di riempire un lettore di eventi, riflessioni e sensazioni che si accavallano, annodano, intrecciano, intersecano. Magari esiste un filo conduttore che dipana la matassa, una ricerca di amore per colmare il vuoto affettivo di “Fabrice”. Ma ridurre Diario ad essere solo questo significa depauperarlo, spogliandolo di un’essenza molto più profonda e tentacolare.

Ultima tavola del secondo capitolo del primo volume di Diario. È uno dei primi esempi di uno stilema ricorrente dell’opera: un personaggio viene inquadrato frontalmente, in primo piano o a mezzo busto, mentre discute di un determinato argomento. Nella maggior parte dei casi, questa soluzione visiva prevede una gabbia 2×3 o 3×3, gli argomenti sono di varia natura ma non necessariamente inerenti alla narrazione e non è dato capire se il personaggio in questione (che non è mai l’autore) si rivolga a Neaud o al lettore. Resta inteso che questi momenti sono magari sintesi di varie discussioni avute con l’autore, rielaborate ad anni di distanza e riportate in Diario in questa forma.

Un’essenza capace di essere accolta solo da un mezzo dal potenziale sconfinato come il fumetto, permettendo a Neaud di tripartire la narrazione, dividendo sé stesso nel Fabrice che vive la storia, nella sua voce dal futuro che la commenta e nella mano che la materializza. Una mano non in grado di parlare eppure onnipresente e dominante, come un’eminenza grigia nascosta in bella vista. Sarebbe un meraviglioso esercizio di stile provare a capire come ogni elemento del fumetto partecipa alla narrazione; come la variazione nel tratto, classico e via via più consapevole, renda tangibili le emozioni, come la closure si muova fluidamente tra diverse tipologie, come una gabbia spesso rassicurante si popoli di un campione enorme ma ordinato di inquadrature. Ma questo esercizio nondimeno mancherebbe il punto.

Diario di Fabrice Neaud
In questa scena del terzo volume di Diario il protagonista subisce un pestaggio a sfondo omofobo. Nella messa in scena non c’è alcun focus sulla violenza, alcuna ricerca di pietà da parte del lettore, al punto che l’inquadratura si allontana progressivamente dalla scena, peraltro con vignette di dimensione crescente.

Il linguaggio singolare di Diario non è una combinazione di compartimenti stagni, ma una materializzazione dell’impellenza di Neaud di imprimere la sua vita su pagina. E se la sola cronaca degli eventi deve bilanciare etica, estetica, finzione e realtà, quanto può diventare complesso e disperato tradurre sé stessi in parole e immagini? Soltanto una giustapposizione altrettanto complessa dei costituenti fondamentali del fumetto può sperare di farcela, ma solo se libera da qualsiasi regola. Ecco che ritorna l’autoproduzione, l’unica in grado di fornire la totale libertà artistica anche in termini di supporto fisico e quindi di formato e foliazione.

Una coppia di tavole dal secondo volume di Diario. Uno dei numerosi esempi di narrazione visiva dell’opera: il cambio di tratto e inchiostrazione interviene per veicolare le sensazioni, rendendole tangibili tramite le immagini. Questo stilema agisce come un vero e proprio terzo narratore dell’opera, dove il primo e il secondo sono rappresentati dal protagonista che vive la storia e dalla voce narrante.

Una libertà manifestata con la mancanza di qualsiasi censura nel linguaggio e nell’immagine. Neaud riesce a raccontare la vita di un artista omosessuale, recluso in una piccola città francese di provincia, senza vezzi e panegirici, con uno sguardo talmente esplicito da attirarsi feroci critiche. E non solo. Uno sguardo simile è un mezzo potente, ma con un effetto collaterale. Da una parte la potenza narrativa e l’efficacia di Diario è indiscutibile, dall’altra il lasciar scorrere i pensieri liberamente per pagine a pagine, al punto di creare dei capitoli assimilabili a pamphlet a fumetti, o dei capitoli di pura onirica astrazione, crea una barriera invalicabile tra chi crea e chi legge Diario.

Prima e ultima tavola del terzo volume di Diario, il più completo e consistente, con oltre 400 tavole. Per quanto sia un fumetto con molti dialoghi e in generale con tanto spazio per la parola, Diario possiede anche una potente componente visiva e apparato simbolico. In questo caso, l’albero è sempre rappresentativo dello stato d’animo e mentale del protagonista e ricorre più volte nel corso di Diario 3. Nello specifico, gli eventi vissuti da Neaud lo portano a pensarsi come un albero morente in apertura del volume, ma che riesce ad iniziare una lenta e faticosa rinascita verso il finale. È uno degli usi dell’immagine più genuinamente belli ed emozionanti dell’opera, ancor più perché la rinascita non è accompagnata dalle parole, ma dolcemente suggerita al lettore con le sole immagini.

In pratica, niente empatia. Un difetto? No, un pregio. Perché ricercata, perché voluta. Neaud non vuole compassione, non vuole pietà e non vuole lacrime facili. Vuole lo scontro, il fuoco, il dibattito. Non ha alcun problema a dichiararlo in alcune delle molte sezioni metanarrative di Diario, dove si riflette sul fumetto come medium, sull’arte come mezzo di espressione e sull’autobiografia come genere. Non ha alcun problema nel manifestare tutti i suoi pensieri più scomodi, impopolari, i suoi assolutismi più dogmatici e principi più saldi.

A seconda di opinioni e sensibilità individuali, sarà inevitabile trovarsi in disaccordo, in maniera così viscerale da desiderare un confronto con l’oggetto che si ha fra le mani, da volerci dibattere, urlare, come se realmente chi ne è artefice fosse lì presente.

Una tavola dai primi volumi di Diario. La gabbia 3×3 è in assoluto la più presente nell’opera, ma presenta comunque moltissime variazioni nella composizione delle inquadrature e nell’utilizzo della closure. In questo caso la tavola nel suo complesso crea l’illusione di avere tre figure intere, ma la scomposizione del soggetto dovuta alla quarta e sesta vignetta riesce a spaesare il lettore, restituendo la stessa confusione che prova in quel momento il protagonista (com’è evidente dalle sue parole)

Ma in fondo, questa non è forse la quintessenza della narrazione? Far credere ad una mistificazione del reale, quando non all’impossibile? Ecco, la potenza di Diario vive anche in questo. Nel suo essere indefinibile da ogni punto di vista della narrativa.

Autobiografia, dissertazione, graphic novel, fumetto indipendente, persino diario o addirittura storia, ognuna di queste parole è incapace di circoscrivere Diario. L’unica che può farlo è fumetto, il mezzo che esplora con amore, odio e forza sconfinata, creando un unicum le cui influenze storiche sono poco più che effetti collaterali.

 

Diario è edito in Italia da Tunué, che ringraziamo per i volumi. L’edizione qui recensita include i quattro volumi che costituiscono Diario in uno splendido cartonato con spugnatura laterale, includendo inoltre una postfazione al secondo volume ad opera dello stesso Fabrice Neaud e presentata nella forma di fumetto.

la copertina di Diario (Journal) di Fabrice Neaud, edito in Italia da Tunué
la copertina di Diario (Journal) di Fabrice Neaud, edito in Italia da Tunué

Scheda tecnica

Autore: Fabrice Neaud
Data di uscita: 24 maggio 2024
Tipo prodotto: Fumetti
Prezzo: 38 euro
Rilegatura: Cartonato
Formato: 17×24
Interni: b\n
Pagine: 848

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