Wonder Woman: Fuorilegge, di Tom King, Daniel Sampere e Tomeu Morey, volume 1
Tom King ha alcuni stilemi ricorrenti in tutti i suoi fumetti. Un utilizzo marcato (e talvolta brillante) della voce narrante, uso di anticipazioni e flashforward per incuriosire il lettore, la sovrapposizione di più livelli di narrazione tramite didascalie, dialoghi e immagini. Tali caratteristiche sono presenti trasversalmente tanto in alcune opere più politiche – come Animal Pound qui commentato – quanto in quelle supereroistiche. In queste ultime c’è un’altra costante che caratterizza King: esaltare i suoi personaggi.
Lato Marvel è impossibile non citare Visione – qui commentato – mentre lato DC è da citare almeno Supergirl: la donna del domani, qui commentato e che ispirerà il film in uscita il prossimo anno. Non sorprende minimamente quindi che la sua Wonder Woman: Fuorilegge, disegnata da un ottimo Daniel Sampere e colorata da Tomeu Morey, subisca lo stesso trattamento, in maniera se possibile ancora più enfatica.
Il primo volume della lunga run comprende i primi sei numeri, assieme a del materiale dallo speciale Wonder Woman 800, che funge da prologo. Volume nel quale è racchiusa gran parte dell’essenza del lavoro di King e Sampere su Wonder Woman e delle tematiche contenute. Lavoro riassumibile in un’espressione: icona iconoclasta.

Se si prende la definizione utilizzata nel linguaggio comune – scartando quella sacra e ammorbidendo la più rigida terminologia semiotica – Wonder Woman è sicuramente un’icona. Primo supereroe femminile della DC Comics, è stata creata da un uomo che in vita è stato non solo fumettista. Inventore e psicologo, William Moulton Marston è stato una personalità a dir poco peculiare per il suo tempo. Giusto per fornire un input da cui partire per approfondire le meravigliose origini di questo personaggio, basti sapere che WW nasce ad immagine della moglie di Marston tramite un design di Harry G. Peters, in un periodo in cui i fumetti erano considerati deleteri per la formazione dei giovani e come “propaganda psicologica per un nuovo tipo di donna che dovrebbe dominare il mondo” (Cfr.: https://www.smithsonianmag.com/arts-culture/origin-story-wonder-woman-180952710/ e https://www.britannica.com/biography/William-Moulton-Marston). Anche il film Professor Marston and the Wonder Women è una buona visione sull’argomento, per quanto in parte romanzata.
Il personaggio ha subito tante modifiche nel corso del tempo, anche diventando l’opposto di quanto in origine. Tom King, avendo la possibilità di partire da un numero 1, riporta il personaggio al suo ideale primigenio, adattandolo ai dilemmi politici contemporanei. Questa Wonder Woman è mentalmente più forte di Batman e fisicamente più forte di Superman, pronta a diventare un’iconoclasta di due piaghe del mondo attuale: machismo e nazionalismo statunitense.
Per farlo, King imbastisce una storia semplice, nella sua essenza: una amazzone fa una strage di uomini in una sala da biliardo, le amazzoni vengono bandite dagli US, Diana si oppone. A renderla intrigante è tutto ciò che ci gravita attorno. Il design statuario ma proporzionato di Sampere comunica il perfetto equilibrio di forza, gentilezza e bellezza che caratterizzano il personaggio, mantenendone il look iconico, appunto. La voce narrante è del Sovrano, un personaggio completamente inedito, figlio di un’idea (di nuovo) semplice ma usata al meglio. Il lettore conosce in parte il finale della storia e l’esistenza di Trinity, figlia di Wonder Woman.
Per elevare questa doppia natura di icona e iconoclasta, King decide di raccontare la storia di WW senza entrare nella sua testa. La voce narrante racconta la storia dal punto di vista del villain sconfitto, le immagini e i dialoghi ne raccontano una verità più fattuale, ma senza mai che un pensiero della protagonista arrivi al lettore. Questa scelta non permette una totale empatia con Diana, ma non è obbligatorio ci sia. La principessa delle Amazzoni è un eroe gentile e una donna straordinaria, ma proprio per questo è impossibile comprenderla del tutto. Allo stesso tempo, il grande sovrano e nuovo acerrimo nemico si rivela essere, nel raccontare la storia, un perdente. Disegnato come un piccolo uomo, anziano e conservatore, dalle immense risorse, non brilla per acume (seppur non ne sia privo) ed ha una tendenza al vittimismo tipica di chi l’ha sempre vinta facile.
La demolizione del machismo avviene quindi sia sul fronte tanto fisico quanto mentale. Grazie ad un Sampere in stato di grazia, i colpi di Diana uniscono all’idea di forza dovuta alle pose plastiche una grazia figlia del tratto pulito, della modulazione e della resa dei capelli. Più che alla spada in grado di fendere gli atomi, Wonder Woman è legata al lazo e alla tiara, i suoi veri simboli. Il primo a rappresentare la tensione verso la verità e la volontà di fermare, non ferire; la seconda ad incarnare proprio grazia e forza, un simbolo di regalità capace di essere un’incredibile arma.
La sconfitta sul fronte mentale è invece tutta per il Sovrano. Pur ripetendo a Trinity (e al lettore) come abbia progressivamente evitato di sottovalutare Wonder Woman, perderà proprio per non aver mai accettato l’idea che una donna potesse essere così tanto migliore di “loro”. La cosa diventa ancora più accentuata guardando al quarto capitolo del volume. Un’idea che sarebbe la quintessenza della banalità, se non fosse circondata dal contesto giusto. Citando letteralmente:
“Dov’era la nostra spregevole nemica mentre il vetriolo si riversava, mentre le minacce nei suoi confronti si levavano in tutta la nostra terra? […] Tua madre era in cielo. Ad aiutare qualcuno.”

Foto di Angelo Giannone
Ecco come la gentilezza diventa la vera ribellione (ricorda un certo recente film su Superman?). Come non rispondere con violenza un nemico che urla, diffama, manipola l’opinione pubblica, minaccia e spiega le armi rende Diana un vero eroe. Ecco che una scelta stilistica di King trova un’interpretazione: non si entra mai nella testa di Wonder Woman perché lei non pensa mai a sé stessa. La sua dedizione è verso l’altro, la sua casa tanto Themyscira quanto gli Stati Uniti d’America. Gli abiti a foggia di amazzone ma con i colori degli USA. Diana Prince non si ribella per mantenere una posizione politica, ma per perseguire il suo ideale di altruismo.
Quindi, la sconfitta del nazionalismo “americano”? Per entrare nel dettaglio di questo argomento serviranno i capitoli successivi. In fondo, per quanto densi di avvenimenti e significati, questi primi sei capitoli sono solo l’inizio della storia, la storia di come “lei” sconfisse “loro”.

DA COMPILARE
Scheda tecnica
Autore: Tom King, Daniel Sampere e Tomeu Morey
Data di uscita: 12 giugno 2025
Tipo prodotto: Fumetti
Prezzo: 25,00 euro
Rilegatura: Cartonato
Formato: 17 x 26 cm
Interni: Colori
Pagine: 176

L’albo recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.


