Visione di Tom King – recensione

Come nel dilemma dell’uovo e della gallina, è legittimo chiedersi se sono i supereroi ad essere personaggi affascinanti o se siano gli artisti alle loro spalle a renderli tali. Ma nella realtà non esiste alcun dilemma: l’uovo è un metodo riproduttivo che esiste da centinaia di milioni di anni, quei simpatici pennuti un prodotto dell’evoluzione. Allo stesso modo i supereroi non sono “nati”, ma sono il frutto di artisti che nei decenni li hanno fatti evolvere, adattare, limare. E questa è una risposta che probabilmente darebbe Visione. Quantomeno, il Visione di Tom King.

La copertina del fumetto Visione di Tom King, Gabriel Hernandez Walta, pubblicato da Panini Comics (2020) nella collana Marvel Deluxe. Foto di Angelo Giannone

Sceneggiatore di talento, meritatamente sulla cresta dell’onda negli ultimi anni, Tom King è in grado di filtrare qualunque personaggio del parco Marvel o DC e tirarne fuori una o più storie quantomeno stupende. Ed ecco che nel 2017 vince un Eisner Award per la miglior serie breve proprio con Visione.

Lo stile e l’impostazione della storia sono caratteristiche di King. Sceneggiatura stratificata, narratore omodiegetico che anticipa il finale, le cui parole si intrecciano ad altri dialoghi ed azioni, talvolta raggiungendo anche tre livelli di narrazione contemporanei. In questo modo sono tessuti i misteri che fanno da impalcatura al complesso di tematiche che King vuole affrontare. Il livello più superficiale di lettura è poi arricchito da un incedere non lineare e fortificato da un passato di Visione, forte di decenni di storie ma in grado di creare una continuity a sé stante.

È stupefacente la capacità di questa storia di funzionare senza alcun villain e donare un’identità potentissima a Visione, tanto nella personalità quanto nel linguaggio, nel raziocinio e nei poteri. Il modo di comunicare del sintezoide è pragmatico, quasi asettico, simile a quello di una macchina ma sfumato di emozioni. Questo dualismo rende Visione alieno al lettore, scatenando l’empatia nei suoi confronti, ma mantenendo sempre il vivo il sospetto che qualcosa non torni.

La creazione di Ultron non risulta mai fino in fondo comprensibile nelle sue motivazioni ed azioni, proprio perché non ragiona né come una macchina né come un essere umano. Visione ha una famiglia, costruisce un’idea di normalità che vorrebbe avvicinarlo ad una persona comune, ma la tensione verso l’umano è forse solo un’ossessione, nata dai traumi del suo passato, dalle perdite e dai desideri che non sa in che modo realizzare.

Il suo agire persegue degli ideali, ma non è un “Eroe”. Salva il mondo e le persone per amore verso le stesse ma la popolarità, la riconoscenza, il divenire un simbolo sono concetti che in fin dei conti non gli appartengono. L’archetipo che King segue è quindi quello dell’eroe tormentato da una normalità che non riesce a raggiungere, da domande che non solo il suo estremo intelletto crea ma cui è impossibile trovare risposte. Visione ha una capacità di analizzare i dati e gli stimoli superiore al più potente dei computer e possiede l’intero spettro delle emozioni umane, eppure queste due nature entrano in perenne conflitto, non dialogano tra di loro e rendono Visione solo in un Universo in cui egli è unico.

La sua famiglia è composta da sintezoidi come lui e rappresenta, in potenza, una soluzione a questa solitudine fisica e mentale. Esseri simili a Visione ragionano come Visione, possono comprenderne i dubbi e le angosce, ma sono comunque fragili. Per dei motivi che sarà la storia stessa a rendere dolorosamente palesi, la sua famiglia può distruggersi da un momento all’altro, rompersi esattamente come una macchina, risultando in fin dei conti solo un’estensione di Visione più che qualcuno in grado di camminargli accanto.

La copertina del fumetto Visione di Tom King, Gabriel Hernandez Walta, pubblicato da Panini Comics (2020) nella collana Marvel Deluxe. Foto di Angelo Giannone

Ma è quando emerge il lato più puramente emotivo di Visione che la storia colpisce il cuore e lo stomaco. Per quanto possa addensarsi fino ad essere più duro del diamante, egli è fragile, capace di compiere l’impensabile se chi ama dovesse essere messo in pericolo. Il confliggere di una natura emotiva ed una razionale, il fuggire dalla solitudine ed il desiderio di essere compresi sono però parte di ogni essere umano ed è (anche) di questo che questa storia vuole parlare. Di questo e di come una perdita possa cambiarci per sempre, di come i nostri desideri possono diventare ossessioni e portarci continuamente al punto di partenza.

Nello spremere fino in fondo le potenzialità del personaggio, Tom King eleva la narrazione arricchendola di citazioni letterarie e toccando tematiche filosofiche. Il Mercante di Venezia di Shakespeare è l’opera più citata, legata al figlio di Visione e a temi come vendetta, amore e sacrificio. Ma non è che un esempio di come alcuni concetti sono affrontati. Un gioco con la palla diventa metafora per parlare di “equità” e “preminenza” come declinazioni della giustizia, la parola “carini” dà il via ad una discussione sulla retorica e la società. C’è la preghiera come concetto e scopo, una discussione sulla natura del reale e delle percezioni, sulla correlazione che sussiste tra l’illogico e la natura umana, anelito finale dei sintezoidi.

In questo dissertare sul dramma familiare costruito da Tom King, ancora nessuna giustizia è data a ciò che rende reale questa storia. Il comparto visivo curato da Gabriel Walta e Jordi Bellaire predilige l’utilizzo della linea chiara, che con una curata modulazione rende tangibili i corpi metallici di Visone e famiglia. Un particolare merito va alle espressioni facciali. Non avendo iridi o pupille, Walta deve lavorare sui sintezoidi per sottrazione, rappresentando una vasta gamma di emozioni sfruttando perlopiù le bocche e la sola forma degli occhi. La paura, l’indecisione, la tristezza sono potenti, mentre i sorrisi di Visione e Virginia sono tirati, al contrario di quelli sereni dei figli.

Visione Tom King Angelo Giannone
La copertina del fumetto Visione di Tom King, Gabriel Hernandez Walta, pubblicato da Panini Comics (2020) nella collana Marvel Deluxe. Foto di Angelo Giannone

Agli ispirati disegni di Walta fanno da compagni i colori pieni e corposi di Bellaire, anch’egli ormai rinomato nel settore. Le sue tonalità pastello sfruttano leggeri cambi di tonalità per creare ombre e tridimensionalità. Guardando agli ambienti sembra di trovarsi in una cittadina americana perfetta, uscita da una pubblicità di qualche decennio fa e che aumenta la sensazione di disagio perenne. Questo è infatti un merito invidiabile proprio di Bellaire e Walta, in grado di far percepire quando qualcosa è fuori posto, magari poco prima che di un colpo di scena. La scrittura suggerisce sì queste sensazioni, ma è solo il disegno che le racconta.

Volendo tirare le somme di questa storia così semplice nelle premesse ma complessa e stratificata nella sostanza, non le si fa torto a definirla uno degli apici del fumetto Marvel moderno, una storia in grado di funzionare in piena indipendenza, con un comparto visivo distintivo ed efficace, nella quale si intrecciano temi, riflessioni e misteri, in un intrico capace di andare ben oltre i confini del “fumetto di supereroi”.

Visione Tom King
La copertina del fumetto Visione di Tom King, Gabriel Hernandez Walta, pubblicato da Panini Comics (2020) nella collana Marvel Deluxe

 

Scheda tecnica

Autore: Tom King, Gabriel Walta, Jordi Bellaire
Data di uscita: 16 Gen 2020
Tipo prodotto: Fumetti
Prezzo: 27 euro
Rilegatura: Cartonato
Formato: 18.3×27.7
Interni: Colori
Pagine: 280

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