malifesto: il ritorno di Malika Ayane tra introspezione e raffinatezza

Articolo a cura di Gianluca Colazzo e Mariano Rizzo

Pochi sono gli artisti italiani che, nell’era dei talent show e dei social network, possono vantare una carriera “tradizionale”, avulsa dalle logiche di mode e trend e capace di evolversi negli anni pur rimanendo fedele e coerente a sé stessa. Malika Ayane rientra di certo tra questi: dal suo esordio, avvenuto nel 2008 con l’album eponimo, la cantante dalla voce paragonata a una “spezia rara” da Paolo Conte si è costruita un percorso di grande spessore artistico, durante il quale non le è mai mancato il coraggio di osare. Com’è avvenuto ad esempio nel 2016 quando, nel pieno del grande successo del suo quarto album Naïf, è stata protagonista dell’allestimento italiano del musical Evita di Andrew Lloyd Webber.

Malifesto Malika Ayane
Registrazioni di Malika Ayane. Foto di Mariano Rizzo

Proprio con Naïf Malika aveva inaugurato una nuova fase del suo percorso, quasi una cesura rispetto ai tre album precedenti: via i barocchismi orchestrali, i testi complessi (anche in lingua inglese) e la molteplicità di tematiche, il suo quarto album era infatti caratterizzato da un songwriting essenziale e da un sound più rispondente all’elettro-pop tedesco, oltre a essere incentrato quasi in toto sul tema del presente, richiamato anche dal singolo sanremese Adesso e qui (nostalgico presente). Il successivo Domino (2018) aveva sostanzialmente ripreso queste caratteristiche, risultando forse il suo album più accattivante e complesso.

 

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Tre anni e una pandemia dopo, Malika è tornata sulle scene con malifesto, anticipato dal brano Ti piaci così, presentato alla discussa edizione 2021 del Festival di Sanremo; un ballabile dalle atmosfere anni ’70 che sembrava riprendere in pieno tematiche e sound dei due precedenti album. E invece, ascoltando malifesto (uscito il 26 marzo per la Sugar Music), si comprende chiaramente quanto Ti piaci così rappresenti l’eccezione in un lavoro che, pur configurandosi come naturale evoluzione artistica della Ayane, segna al tempo stesso una nuova, interessante pietra miliare nella sua carriera.

Questo lo si vede già dal packaging dell’album: laddove le copertine di Naïf e Domino (ma in generale di tutti i suoi lavori) presentavano sontuosi photoshoot, tripudi di colori e perfino illusioni ottiche, malifesto non offre che una fotografia di Malika, sfocata ma evocativa. Null’altro: il resto è testo bianco su sfondo nero. D’altronde il titolo stesso (da intendere come voce di un verbo neologico alla prima persona singolare) mette da subito in chiaro le cose: qui si trova Malika allo stato puro, senza orpelli né abbellimenti.

Non è un caso che il primo brano in tracklist, Peccato originale, si apra direttamente con la sua voce, cosa che peraltro accade diverse volte all’interno dell’album; una ballata intensa ed emotiva, giocata completamente su testo e interpretazione: “Sarebbe bello dire ‘per sempre’ invece che ‘dipende’” canta Malika, “e forse è meglio farsi ingannare che essere indifferente”. Un brano struggente dalla fortissima carica emotiva.

Il successivo trittico composto dai brani Telefonami (secondo singolo estratto dall’album), Come sarà e Per chi ha paura del buio è caratterizzato da una certa asimmetria compositiva, riscontrabile essenzialmente nel secondo dei tre: esso si apre con un geniale riff che cita le colonne sonore dei film francesi anni ’60, per poi articolarsi su strofe dal fraseggio marziale e un sorprendente, esplosivo ritornello.

Spartiacque dell’album è l’intensa Mezzanotte, uno dei brani più interessanti della produzione e forse addirittura dell’intera carriera di Malika, a metà tra power ballad e rock à la Dire Straits: una canzone che suggerisce atmosfere notturne e fumose, nella quale la voce dell’artista si muove con estrema disinvoltura, quasi a danzarvi dentro. Una cosa simile accade nelle successive A mani nude e Brilla, che giocano tuttavia su sensazioni più rarefatte e sussurrate; Formidabile è invece il brano in cui la voce di Malika può osare di più, con fraseggi arditi, rapidi passaggi tra toni bassi e acuti e un ritornello memorabile che a tratti ricorda Senza fare sul serio.

Senza arrossire, in chiusura, è infine un brano di non facile interpretazione, perfino spiazzante nella sua essenzialità: quasi recitando su una base musicale alienata, la voce di Malika si carica fin quasi a deflagrare, salvo poi fermarsi un attimo prima, come sul suono di un gong; del resto, il testo stesso dice “Esplodere e poi tornare indietro/non vuoi vedere l’effetto che fa? (…) nell’amarezza succederà/di perdere il senso della realtà”. Raramente nel panorama della musica attuale italiana si toccano vette di tale poesia.

Se Domino e Naïf erano stati prodotti massimamente all’estero, complice anche la pandemia questo album è invece stato realizzato quasi interamente in Italia, con un cast di tutto rispetto che, accanto agli storici collaboratori di Malika, come l’ormai indispensabile Pacifico, Shridhar Solanki e Alessandra Flora, comprende anche ragguardevoli new entries come Daniel Gabriel Bestonzo, Leo Pari e Colapesce e Dimartino: , che affonda le radici nella scena indie. Il risultato non può che essere davvero interessante: perché se è vero che malifesto riprende la natura concettuale dei suoi due predecessori, è altrettanto vero che da essi si discosta nel riportare al centro dell’attenzione il talento di Malika come interprete e autrice; esso gioca su due ingredienti principali: i testi complessi e asimmetrici e la capacità interpretativa della cantante. Senza rinunciare a quella raffinatezza che è il “marchio di fabbrica” di Malika Ayane: a ciascun ascolto, il disco è infatti in grado di creare una varietà impressionante di sfumature e atmosfere, pur nel contesto di uno studio compatto e accurato. malifesto si presta pertanto a essere ascoltato con disimpegno durante un viaggio in treno o in cuffia, passeggiando in strada; oppure, avendo tempo a disposizione e libretto alla mano, analizzato a livello musicale e testuale per coglierne le mille sfaccettature e i significati nascosti. Cosa più unica che rara, di questi tempi.

Malifesto Malika Ayane
La copertina di malifesto di Malika Ayane, pubblicato da Sugar Music (2021)

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