Intervista a Jason Howard – tra Transformers e ragazze giganti

Jason Howard è un fumettista americano che lavora nell’industria da più di un decennio. Annovera fra i suoi lavori un grande numero di fumetti tanto da autore completo, quanto da disegnatore, prestandosi a sceneggiature di nomi quali Robert Kirkman, Warren Ellis e recentemente Daniel Warren Johnson. Senza mai fermarsi ha continuato ininterrottamente a pubblicare, dall’epoca in cui realizzò Astounding Wolfman, fumetto ambientato nell’universo narrativo di Invincible, passando per opere come Big Girls Cemetery Beach, fino ai suoi attuali lavori come disegnatore per Transformers Absolute Green LanternAbbiamo avuto modo di parlare con lui durante il Lucca Comics & Games e le risposte che ci ha fornito sono quelle di un consumato professionista, conscio tanto delle necessità artistiche quanto di quelle più strettamente professionali che il mondo del fumetto richiede, in particolare quello americano. Senza dubbio, ciò che emerge da questa intervista è un autore che si approccia al fumetto con passione, consapevolezza e spirito di squadra per chi lavora insieme a lui.

Ringraziamo Jason Howard per aver risposto alle domande di XtraCult. 

Jason Howard al Lucca Comics & Games 2025, da una immagine dal video di Camilla Rossini e Rhodonuvole (a cura di Angelo Giannone), nella composizione da Canva, licenza d’uso
Jason Howard al Lucca Comics & Games 2025, da una immagine dalla video intervista di Camilla Rossini e Rhodonuvole (a cura di Angelo Giannone), nella composizione da Canva, licenza d’uso

Vorrei iniziare chiedendoti del tuo lavoro di 10 anni fa sull’universo di Invincible. Cosa sei riuscito a trarre da quella esperienza?

Astounding Wolfman è la serie che ho fatto con Robert Kirkman, che fa parte dell’universo di Invincibile. Avevo disegnato un sacco di fumetti prima, ma erano per piccoli editori. Quando ho iniziato con Wolfman è stato il mio primo lavoro full time sui fumetti. Una delle cose che ho imparato è quanto lavoro faccio ogni giorno. Quando sei un autore amatoriale, a volte puoi lavorare su una pagina una notte dopo l’altro per un paio d’ore, e poi sulla stessa pagina l’ultima notte. Quindi hai tempo per pensare a idee. Ma quando fai una pagina o più ogni giorno, devi essere molto veloce con le idee. Per me è stata una serie in cui ho imparato a diventare un artista di fumetti professionale. Poi ho lavorato sulle sceneggiature di Robert. Robert scrive grandi sceneggiature, molto divertenti e dinamiche. Mi ha spinto a imparare a disegnare cose che non avevo disegnato prima.

 

Per seguire, vorrei chiederti come sei voluto come artista, sia dalla parte artistica che dal punto di vista di organizzazione della tua programmazione lavorativa rispetto al passato?

Penso, o meglio spero di essere migliorato. Dal punto di vista dell’arte, ripetere le azioni è davvero importante per gli artisti. Molti artisti alle prime armi con cui ho parlato, che potrebbero essere molto buoni, non hanno ancora ripetuto abbastanza le cose per essere bravi e anche veloci. Quindi, come artista di fumetti, devi essere bravo. E se vuoi fare dei soldi, almeno da parte americana, devi essere bravo e veloce perché devi essere in grado di produrre lavoro, e penso non solo nel mercato americano, ma è vero in tutti i mercati fumettistici. Devi essere in grado di produrre prodotti. Devi essere in grado di produrre libri, di leggere tante pagine, di raccontare storie. Per me, voglio raccontare molte storie. Se sono troppo lento non si può raccontare abbastanza, ma se sei troppo veloce e l’arte cala di qualità, nessuno vuole leggere queste storie. Quindi, devi trovare una quadra.

 

Parlando di un altro universo, sei saltato all’interno dell’Energon Universe per i capitoli 13 e 14 di Transformers, e volevo chiederti come sei stato scelto in corsa, in una serie e in un universo che conta tanti titoli diversi e che sono così collegati fra di loro?

Avevo lavorato alle cover fin dall’inizio, anche su Void Rivals, e questo mi ha aiutato a sentirmi comodo nel disegnare i Transformers, perché sono cresciuto con i Transformers e G.I. Joe, e li ho disegnati molto quando ero bambino. Ho disegnato Starscream fin da quando mi sono appassionato ai fumetti, anche se all’epoca non erano disegni così buoni. Ma disegnare le cover mi ha dato una conoscenza dei personaggi. Quando mi hanno chiesto di disegnare le cover, mi hanno poi chiesto anche di disegnare un capitolo, e ne abbiamo parlato meglio. Daniel ha scritto due storie di origini di Starscream fantastiche. È stato davvero divertente. Non disegno come Daniel, non cerco di disegnare come lui, ma sono consapevole del lavoro di Daniel e di Jorge Corona. Una delle cose che fanno entrambi meravigliosamente è portare molta energia e dinamica nel movimento dei personaggi. Mi piace l’artista dinamico, e cerco di spingere le cose in questa direzione. Quindi ho cercato di spingere e di catturare l’energia nel modo in cui mi disegno, così sento che sia più adatto al mondo narrativo.

È stato diverso lavorare con qualcuno che è sia scrittore, ma fuori da Transformers è anche un artista completo di per sé? Per esempio, è stato diverso da altre esperienze con persone che sono soltanto sceneggiatori?

Penso al lavoro con Robert, per esempio, poiché lui non sa disegnare fumetti, ma pensa molto visivamente. Le sue sceneggiature sono molto ben scritte per i disegnatori. Ho lavorato con Warren Ellis, ed è lo stesso, non disegna, ma pensa visivamente. Le sue sceneggiature sono molto visive per un disegnatore, e Daniel è uguale. Daniel Warren Johnson è un ottimo artista, ma anche nelle sue sceneggiature pensa visivamente, non importa se lo disegna lui o qualcuno altro. Per me, soltanto se lo sceneggiatore pensa a come le cose che scrive si traducono in fumetto, funziona abbastanza bene. Le volte in cui ho avuto difficoltà è quando gli sceneggiatori scrivono una scena che potrebbe sembrare buona in televisione con bellissimi attori che parlano, ma non sono così dinamici o non si adattano alle cose che mi piace fare.

 

Guardando i tuoi lavori, penso che c’è una sorta di connessione, direi, un genere definito che è la fantascienza in modo ampio, ma particolarmente con i mondi distopici. Penso a tuoi fumetti come Big Girls o Cemetery Beach. Come ti relazioni con questo genere? Come pensi che il genere distopico abbia potenzialità?

Amo questo tipo di cose e penso che una delle cose che mi piace da un punto di vista artistico è che mi dà molta libertà di usare il mondo reale come reference ma anche di essere creativo nell’interpretazione di questo mondo. Per esempio, Cemetery Beach è basato su un mondo in cui io potessi andare pazzo con i design e essere molto specifico su questo tipo di mondo, un mondo retro-futuristico. Questo è molto divertente per me e mi rende interessante anche una pagina in cui si parla e basta, perché sto curando ogni dettaglio dei design in questo spazio. Da un punto di vista della storia è possibile per gli sceneggiatori, come lo ero io su Big Girls, pensare a problemi nel mondo reale di oggi e fornirli nella storia in dimensioni maggiori, un po’ più estremi e questo è uno dei temi di Big Girls: i problemi sono enormi e pensavano che l’unica soluzione fosse fare scelte tanto negative quanto i problemi che avrebbero dovuto risolvere. E mi sto chiedendo se i problemi in questo mondo possono essere risolti da cose piccole come parlare a qualcuno, l’empatia e cercare di essere lenti nelle proprie risposte. Per me è questo che deriva da un posto speciale per la scrittura che mi piace in questi tipi di storie.

 

Ciò che mi piace di Big Girls è che è anche un fumetto d’azione ma la soluzione finale non è necessariamente violenta, ma l’empatia e questo è il punto di partenza con molti fumetti americani dove lo scontro finale è anche la soluzione finale. Mi piacerebbe chiederti di più su questa esperienza di Big Girls perché hai scritto, hai disegnato e fatto anche i colori. Come fu lavorare come un artista completo e come sei cambiato dopo Big Girls?

L’ho amato, fu molto difficile perché il progetto era sempre modificabile, a qualsiasi punto potevo cambiare idea. Se ad esempio mi viene data una sceneggiatura da Robert non posso decidere di cambiare tutto quello che voglio e pensare che la storia resti la stessa. Con Big Girls ho scritto una sceneggiatura, ma mentre lo disegnavo ho pensato a come proporlo ai lettori, cosa devo capire emozionalmente e cosa potevo cambiare man mano, ma ho dovuto imparare a capire quando lasciare una cosa così com’è. Mi ha aiutato a sviluppare una disciplina creativa “questa è l’idea, penso che sia buona” per continuare lavorare sulle altre fasi, quindi con i colori e l’inchiostrazione. Quando inchiostro devo sentirmi molto libero, divento più preciso quando coloro sulle inchiostrazioni di un altro disegnatore, mentre quando sono da solo posso aggiustare gli errori che io stesso ho fatto.

 

Vorrei chiederti come gestisci i personaggi femminili. In Big Girls la protagonista è donna e in Cemetery Beach è presente un personaggio secondario, donna anch’essa, che è più importante del protagonista, oserei dire. Quindi come ti approcci ai personaggi femminili nelle tue opere, anche a livello di design?

Sulla parte di design penso più a loro come personaggi in senso astratto, che alla distinzione fra uomo e donna. Cerco di pensare al loro posto nel mondo. Con Big Girls ad esempio ero molto specifico, per le ragazze i loro design erano tutti estremamente squadrati e rigidi, e così la città e l’uomo in carica. I mostri avevano design circolari, o simili a bolle, perché sono il caos e l’opposto delle ragazze. Per quel riguarda le ragazze il linguaggio del colore che avevo scelto era bianco, nero e grigio, tranne che per la protagonista che aveva i capelli rossi. Volevo mostrare come lei si trovasse in un mondo ben strutturato, ma che potesse iniziare a pensare di non farne davvero parte, perché era l’unica con un colore diverso dal bianco, nero o grigio.

Queste sono le cose che penso quando lavoro da solo, e quando lavoro con uno scrittore come Warren [Ellis, n.d.r.] penso ad alcune cose, ma non arrivo a certi punti come ho fatto con Big Girls, ma con ogni progetto ho provato a pensare a qualcosa per sfidarmi. Con Big Girls è stato quello che ho detto; in Cemetery Beach la ragazza era una sorta di criminale, ma volevo nella mia testa che si sentisse che fosse vestita con una jumpsuit. Non abbiamo mai parlato di questo nella storia, ma volevo provare a prevedere cosa avesse fatto prima di essere messa in prigione. Ci sono un sacco di cose sulla sua tuta, forse aveva delle armi tecnologiche; [nella storia] si dice che aveva ucciso un sacco di persone, quindi nella mia testa quel vestito era indossato sotto un sacco di armature e armi e quando è stata presa, le hanno tolto tutto, ma i connettori e cavi sono ancora lì. Di questo non si è mai parlato in una storia, ma quando ho fatto il design ho cercato di proiettare cosa è successo prima che la vedessimo, come se esistess nel mondo prima che la vediamo per la prima volta. E ho cercato, credo, di completare la storia e la sceneggiatura che Warren stava scrivendo.

 

Questa domanda è più di curiosità. Hai disegnato alcune pagine di Absolute Green Lantern 7. Come è stato trattare qualcosa che è alieno a quella serie ed approcciarsi ad una serie che per i primi 6 numeri aveva uno stile totalmente diverso dal tuo?

È stato molto comodo, e penso che l’editore lo sapesse quando mi ha convocato, che la storia fosse off-planet con differenti personaggi. Jahnoy Lindsay stava raccontando la storia dell’Ordine e noi avevamo un piccolo spazio lontano dal pianeta, quindi non dovevo usare i personaggi che aveva trattato, era tutto diverso e per me sarebbe stato difficile disegnare come lui. I nostri stili sono diversi e non ho cercato di farlo ma ho chiesto al colorista di trattare il colore dello spazio e alcuni effetti di Green Lantern non per imitare ma per tenere le cose più consistenti. È stato un progetto molto divertente mi piaceva lavorare su scritti di Al Ewing penso che sia un ottimo scrittore, e Riley Rossmo che ha disegnato il resto del capitolo è un mio amico, quindi è stato anche divertente fari i “comic book buddies”.

 

L’ultima domanda è: cosa ci aspetta per il futuro? Io spero in un sequel di Big Girls, ma diccelo tu.

È stato annunciato che lavorerò su Wonder Woman vs Lobo sulla linea DC K.O. Dovrebbe essere molto divertente e farò molte più cover di Transformers. Quindi cercatemi nell’Energon Universe; inoltre, ho alcune cose di cui non posso parlare.

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