Imperial – il nuovo giocattolo di Jonathan Hickman
Jonathan Hickman è un uomo semplice: a lui bastano un insieme di intrighi economici o sociali sullo sfondo, una ambientazione spaziale con reali o politici nel mezzo e tanti, tanti, tanti dialoghi ed è un uomo felice. Alcune volte scrive dialoghi profondissimi e trame intricate ma chiare, altre volte si incarta su sè stesso. Nonostante tutto, con Jonathan Hickman si può sempre essere certi di una cosa: fare le cose in piccolo non gli piace. Ed Imperial, di piccolo, non ha proprio niente.
Evidentemente dopo G.O.D.S, Jonathan Hickman sentiva ancora un languorino allo stomaco. Giocare con l’intero pantheon divino della Marvel non era sufficiente, e non lo era nemmeno gestire la Spider testata più di successo del decennio. Quindi visto che c’era, ha deciso di prendere diversi regni dello spazio e di inserirli all’interno di un enorme gioco al massacro i cui mandanti sono, al momento, avvolti nel mistero
Già dal suo annuncio era difficile pensare a questa serie se non ad un nuovo giocattolone per lo sceneggiatore, considerando soprattutto i personaggi coinvolti, fra cui ad esempio Xavier e la regina Lilandra (in un modo che sembra ricordare quanto ad Hickman possa aver dato fastidio lasciare gli X-men dopo Inferno). A capitolo uscito, la conferma è sul piatto, l’autore muove un sacco di personaggi importanti su di una scacchiera enorme in una partita il cui risultato potrebbe smuovere tutto il cosmo della Marvel.
Imperial si srotola in un susseguirsi di dialoghi e sguardi taglienti, sorrisi sornioni e battute sospese, in un costante gioco di potere verbale dove tutti i personaggi coinvolti cercano di capire cosa sappia davvero il proprio interlocutore, fino al colpo di scena finale che lascia ancora più interrogativi di quando è iniziato il capitolo, ma che apre un enorme numero di strade percorribili.
Il punto di questo capitolo risiede proprio nel suo stile e nella sua verbosità. Tutto urla Hickman e se si apprezza questo autore, il capitolo risulterà sufficientemente magnetico da far leggere le sue ben 50 pagine, in caso contrario ci si ritroverà addormentati con la bava alla bocca entro la decima. Vivendo in una fiducia quasi cieca per questo autore, le mie speranze per Imperial sono molto alte, ma questo primo capitolo potrebbe essere equamente l’apripista di una perla, così come di una di quelle serie in cui Hickman crea una enorme, bellissima impalcatura nel vuoto, per poi lasciarla crollare in un nulla di fatto. Come valeva per il fato dei Targaryen, speriamo che il lancio di moneta del destino sia favorevole.


