Intervista a Filipe Andrade: la matita dietro Rare Flavours e Le molte morti di Laila Starr

Articolo a cura di Francesco Ariani e Angelo Giannone

Filipe Andrade, ospite per Edizioni BD durante la venticinquesima edizione del Comicon di Napoli, è la straordinaria mano dietro fumetti magnifici quali Rare Flavours e Le molte morti di Laila Starr. Autore di origine portoghese, Filipe Andrade è un autore multimediale, ma è per le due collaborazioni con Ram V che lo conosciamo: i suoi disegni delineano uno stile perfettamente riconoscibile, dal tratto fino ai suoi design, frutto di una vivida immaginazione. Presente in fiera per la presentazione in anteprima di Rare Flavours, l’autore si è confrontato con noi in una intervista in cui abbiamo toccato diversi punti del suo cammino artistico.

Rare Flavours – “…Grande come la vita…”

Ringraziamo Filipe Andrade per aver risposto alle nostre domande, a partire da questi due lavori. L’intervista – che è stata tenuta in italiano – è stata sottoposta a editing per facilitare il passaggio dall’orale alla forma scritta.

Sia con Rare Flavours che con Laila Starr ti sei dovuto confrontare con la cultura indiana. Come l’hai fatto? Qual è stato il tuo approccio? Come hai messo la cultura indiana sulle pagine?

All’inizio non è facile perché è una cultura molto diversa della nostra, latina, europea. Però ho vissuto ad Hong Kong, ho visitato tanti paesi vicini e anche l’India, dove sono stato quasi due mesi, più o meno. Ho scattato tante fotografie, tante memorie e dopo dieci anni, quando questo progetto è arrivato, ero ancora carico di queste informazioni. Allora è stato veramente bello fare un tuffo in tutti questi mondi che ho creato, non di immaginazione, però da me creati con film, con fotografie, con memorie scritte e così. È stata una cosa bella per me, anche per questo.

Anche un viaggio nei ricordi. Quindi invece a livello di libertà creativa, in questi due fumetti, come hai lavorato? Perché per esempio in Rare Flavours, nelle scene con le ricette, con la cucina, c’è l’uso della gabbia che è molto diverso. Quanta libertà artistica hai avuto in questi fumetti, in Rare Flavours in particolare?

Molta, perché lavorare con Ram [Ram V, ndr] è bello anche per quello, perché lui scrive in maniera particolare, però non è veramente attaccato a tutte le parole che lui scrive. Ogni volta anche cambia il testo dei dialoghi per renderlo più facile per lo spazio disponibile che ho fatto, per esempio. Allora ho avuto tanta libertà, quello non è in questione. Veramente la difficoltà di questo libro non è la libertà, è fare le cose giuste che sembrano fatte da una persona che conosce bene la cultura indiana. Io la conosco, però non tanto bene come Ram. Allora la sfida era rendere questa distanza tra noi, tra la nostra conoscenza della cultura locale, rendere questa distanza un po’ più corta. Però Ram mi ha sempre aiutato tanto con le reference, parliamo tanto prima di fare ogni capitolo. Allora è un po’ un lavoro in duo.

la cover di Rare Flavours - Gusti inconsueti, di Ram V e Filipe Andrade, Inês Amaro e João Lemos, pubblicato in Italia da Edizioni BD
la cover di Rare Flavours – Gusti inconsueti, di Ram V e Filipe Andrade, Inês Amaro e João Lemos, pubblicato in Italia da Edizioni BD

Un altro aspetto che ci interessava molto è il tuo approccio al colore, perché tu hai degli assistenti ai colori, quindi come funziona tutto il processo creativo? Cioè dal disegno al colore, come ti approcci?

È un assistente per fare flat coloring. È un po’ per preparare il documento in una versione digitale, così è più facile per me dopo fare la linea, la traccia. È più facile partire da lì a fare l’illustrazione perché quel momento specifico di mettere il colore base già sta lì. È bianco e nero, però posso scegliere con il mouse del computer, posso scegliere il colore giusto. Allora i colori con Inês, la mia assistente al flat coloring – che è molto brava e rende tutto molto più facile – sono molto più veloci per me quando inizio poi il processo di disegno. è come per i documenti, quando sono veramente ben preparati, è veloce. Alla fine ci sono le deadline.

Un’altra cosa che ci interessava era invece sapere come disegni i tuoi personaggi, cioè il character design, come diremmo in inglese. Come ti approcci? Perché per esempio sono dei personaggi che sono riconoscibili, a volte anche con delle deformità, ma senza essere mostruosi. Sia quando sono mostri, sia quando per esempio come il giardiniere di Laila Starr sono umani. Quindi come crei i tuoi personaggi, come nascono?

Qualcuno nasce da conversazioni con Ram o da referimenti di Ram, ma l’80% è dalla mia immaginazione, come io immagino dopo la descrizione di Ram, come io guardo questo personaggio, cosa io penso di questo personaggio. Per esempio Rubin è un personaggio che Ram ha pensato lui un po’ più borghese, una persona più fredda, grande come la vita, però più altezzoso. Invece io quando ho letto la sua descrizione ho pensato una cosa completamente diversa. Ho pensato tipo a uno zio, a un napoletano diciamo, con le mani grosse, che mangia troppo e parla sempre con quel gesto monumentale. Più grande della vita [calco dall’inglese larger than life, straordinario, eccezionale, ndr], questa era la descrizione di Ram, però per me “più grande della vita” è una cosa e per lui era un’altra cosa. Allora ogni volta ci sono quei piccoli dettagli in cui non siamo d’accordo, però tante volte siamo d’accordo. Non è molto difficile realizzare il concept, del personaggio, perché sono ben descritti e alla fine lui è aperto a questo scambio di idee, quindi è molto figo lavorare così.

un momento dell'intervista: "monumentale"
Filipe Andrade e Angelo Giannone: “monumentale”

C’è un altro elemento dei tuoi fumetti che noto che ricorre sempre, che è l’uso del fumo. In Laila c’è il capitolo con la sigaretta, Rubin molto spesso fuma, c’è sempre tanto di questo fumo nelle tavole. Un elemento che ti piace in particolar modo o è qualcosa a cui è più legato magari Ram?

È Ram che ha scritto i personaggi che fumano, ma mi piace tanto disegnare cose eteree, che non sono fisicamente tangibili. Per esempio le nuvole, a me piace un sacco disegnare le nuvole perché sono elementi che portano un po’ un’idea di una pausa: è un elemento molto soave, porta una certa calma, un certo intendimento di quanto leggi e porta un po’ più di respiri, è come andare sotto l’acqua e risalire come delfini. E poi su, poi su, poi su e poi su. In quel gioco veramente faccio così, a me piace avere quello spazio sempre nel fumetto, non mi piace quando è troppo pieno. Per esempio anche i giapponesi lo fanno in molto bene: ogni 30 pagine, ogni 30 tavole arriva una pagina veramente poetica, così tu respiri e ti sdrai un po’ nella lettura, guardi un po’ i dettagli, le immagini. sono secondi, però poi quei secondi sono molto importanti quando leggi.

Filipe Andrade mima il movimento dei delfini nell'intervista con Angelo Giannone
Filipe Andrade mima il movimento dei delfini nell’intervista con Angelo Giannone

Andando su qualcosa che non è tecnico invece, da un punto di vista solamente emotivo, qual è il tuo rapporto con Rare Flavours e con Laila Starr? Che rapporto hai con queste due opere a livello proprio di emozione o dei momenti in cui le hai realizzate?

Per quanto riguarda Laila Starr, è stato veramente pesante. Non lavorare a quello [Laila Starr, ndr], ma per il momento personale che tutti stavamo vivendo, perché era la pandemia. Allora Laila Starr è stata veramente come una cura, perché era come fare yoga, perché quando trovavo le immagini, quando trovavo le mie memorie, era come se stessi viaggiando di nuovo, e non era possibile in quel momento. Allora stavo contattando i miei amici che avevo conosciuto in India, l’amico con cui ho fatto viaggi mi visitava spesso. Era così bello lavorare in questo modo, in questo progetto. Invece, con Rare Flavours, la situazione era molto migliore, ma è una storia molto difficile da fare perché sono molti dettagli, cose che io non conosco tanto bene, ad esempio non conosco tanto bene il cibo, i dettagli del cibo, i piccoli dettagli della cucina indiana, cucina dico fisica. La casa, le persone, le case sono diverse, i vestiti sono diversi, le persone sono diverse, si passa per posti molto diversi anche in India e avevo tante informazioni e tante reference che non era fluido riprodurre. Allora quando producevo avevo bisogno sempre di guardare un po’ più qualcosa di particolare come reference o vedere qualche video su YouTube di qualche inglese che va per strada facendo video log, che sono molto utili per questo tipo di dettaglio; alla fine è stato bello, però un po’ pesante in modo creativo, perché non era così tanto facile.

un momento dell'intervista
Filipe Andrade e Angelo Giannone durante l’intervista

Progetti per il futuro, domanda di rito.

Adesso non posso parlare di niente perché non è niente di ufficiale, ma in questo momento sto preparando nuovi progetti, anche per media diversi. Sono scultore di origine, di formazione e adesso che ho uno studio un po’ più grande posso ritornare a questo movimento di fare le arti, non so, con le mani, con le braccia, con il corpo. Quel movimento ti porta a un altro tipo di immaginazione, a un altro tipo di dettaglio, a un altro tipo di forme, ad un altro tipo di media. Dopo tu mescoli tutto ed è un’altra cosa, che non si può sapere prima, è in quel movimento dove sono adesso.

Filipe Andrade Intervista Angelo Giannone
Foto di Angelo Giannone e Francesco Ariani, copertina dell’opera nell’immagine di sfondo; composizione da Canva, licenza d’uso

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