BACHI DA PIETRA: in uscita a 80 anni esatti dall’8 settembre 1943 “MUSSOLINI” è il primo estratto dal nuovo album “ACCETTA & CONTINUA”

“MUSSOLINI” è il primo singolo del nuovo album, l’ottavo in studio, per la band composta da Giovanni Succi (scrittura, voce e chitarra) e Bruno Dorella (batteria) nel 2004, alla quale si aggiunge Marcello Batelli (basso e sintetizzatori) nel 2021 con l’album “RESET”, il primo su Garrincha Dischi cui seguì entro pochi mesi la ristampa in edizione deluxe ribattezzata “RES3T”.
“ACCETTA & CONTINUA” è il titolo del lavoro in uscita a novembre 2023. Segna un’altra pietra miliare nel percorso evolutivo che fin dagli esordi caratterizza la band, unica e non catalogabile nel panorama del rock italiano degli ultimi vent’anni. Una discografia che traccia ormai una saga multiforme ma coerente, dall’estetica precisa e spesso spietata. Chi vi accede ACCETTA il confronto senza filtri con un microcosmo in metamorfosi CONTINUA, perfettamente a fuoco e sempre sintonizzato sul presente.
«“MUSSOLINI” si concentra su quegli aspetti che hanno decretato il personaggio vincente nel grande talent show della realtà contemporanea: il carisma, il miraggio, il raggiro» spiega Giovanni Succi, e ancora «Mussolini è il brand di sé stesso, pronto per i social dal 1923.»
Il tema ci tocca ancora oggi e l’affilata penna di Succi lo approccia con intenzionale freddezza, un po’ come fece, con più ironia, in “Happy 1942” e Apocalypse Louge, LP Tannen Rec. 2020.
In uscita allo scadere di 80 anni esatti dall’8/09/1943
«oggi, qui, la faccenda è questa: ACCETTA E CONTINUA la finzione eterna».
Funziona.
“MUSSOLINI”
Commento dell’autore – Giovanni Succi.
L’opportunismo ben confezionato, da sempre, lo si ama. Politici di grido passano da una tesi al suo esatto opposto in una stagione senza il minimo imbarazzo e sono premiati in democrazia. Se accade nell’era dell’internet (sbugiardabili in due clic), figuriamoci prima. La Storia lo certifica: funziona. Ci si beve volentieri e in buona fede falsità promosse bene. Vale anche per il popolo la cui autostima si fonda sul primato della propria astuzia: noi italiani.
Prendi Mussolini. Da individualista, anticlericale, socialista, a prototipo del totalitarismo guerrafondaio, del primato dello stato sull’individuo, nazionalizza la religione e convince gli abitanti di una penisola mediterranea di essere una “razza pura” (sorvolando sull’opinione dei razzisti veri in merito agli italiani), guidata da un semidio infallibile: LUI.
In quanto a marketing il Fascismo fece un gran lavoro e il brand va ancora forte. Ma rispetto al potere del passato ebbe un’arma nuova: il cinema. A differenza di faraoni o imperatori di ogni tempo, si avvalse della forza dell’immagine sonora in movimento, che gigantizza il soggetto e lo proietta in luce eterna. Sogno vivente, visione mistica.
Se Napoleone avesse avuto il cinema, forse l’illusione di un prestigio immenso sarebbe giunta fino a noi intatta. Magari avrebbe dei nostalgici anche lui. Mussolini il cinema l’ha avuto, è su YouTube. C’è tutto il baraccone dell’Italia fascista che si auto-rappresenta: parla perfettamente il linguaggio del presente. Fu la prima stagione storica immortalata su pellicola con approccio non documentaristico ma coreografico. Dieci anni prima ancora debole, dieci anni dopo – anni Venti del Novecento – un’arma potentissima.
Mussolini ne fu il primo grande attore conscio. Questo lo rende il primo personaggio storico del NOSTRO tempo. Convincente, statuario (169 cm), fotogenico, teatrale, carismatico, divertente… Buca lo schermo. Mussolini è già il brand di sé stesso. Pronto per i social dal 1923.
E infatti si eternò per quel che non fu mai: un grande statista. Di solito lo è chi fa la fortuna della propria nazione. Lui ne fece la rovina in tempo record. In un mondo adulto si è responsabili dei propri atti e di ogni eventuale conseguenza. In Italia no. Per i pargoli che siamo, la coreografia del personaggio adombra l’esito disastroso di ogni scelta politica.
Condusse il popolo che diceva di amare (ma in realtà non ne ebbe stima), verso l’apice dell’orgoglio e il peggior baratro della storia. Ma assolverlo ci piace: ci ricorda che la nostra disgrazia è sempre colpa di qualcun altro. Ci assolve.
Quindi è vincente nel grande talent show della realtà contemporanea. Icona riproducibilissima, rimanda sempre e solo a sé stesso, LOGO in un contesto coerente di immagine coordinata al LOGO: contiene già la formula magica di ogni grande successo. Un brand accattivante del tutto vuoto di valori veri e quindi pronto – all’occorrenza – a contenerli tutti.

Testo e immagini dall’Ufficio Stampa Garrincha Dischi