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Fottuti per sempre

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FOTTUTI PER SEMPRE

feat. Vasco Brondi (prod Niccolò Carnesi, Andrea “Sollo” Sologni)

https://www.youtube.com/watch?v=RQEkXXwNl-8

Avevo scritto una canzone che si chiamava cromosomi,

parlava di noi che restiamo fuori dalle classifiche e dalle mode.

Ora nessuno la ricorda più ma una pagina ne ha preso il nome,

scrive di musica commerciale: da Cremonini a Lady Gaga.

La prima volta che vai a sanremo sei una bomba che esplode in un convento,

dalla seconda volta sei già un coglione che fa parte dell’arredamento.

Ecco a voi cinque poveracci vestiti con gli abiti degli sponsor,

ridere ai fotografi sui tappeti rossi: era meglio se morivano giovani e stronzi.

Fottuti per sempre, famosi per gioco, non è vero che la musica ti salverà.

Manca una consonante per indovinare il nome della nostra band e vincere al L’Eredità.

Non credere a niente quando tutto è una moda, spendi tutti i soldi e fotti la celebrità,

non c’è niente di vero a parte le canzoni che scrivi a sedici anni sopra ai cessi di un bar.

Così stupido e bambino da crederci davvero:

che il rock’n’roll non morirà, che il rock’n’roll… ma va là!

Volevamo riempire i palasport di musica fatta senza soldi in una stanza

e quando ci abbiamo suonato davvero avevano il nome di una banca.

Volevamo vivere di sogni, far l’amore con i nostri mostri

ora la paura che ci tiene svegli è finire dalla parte sbagliata di un gossip.

Odiavamo la televisione, la radio, la musica pop, il successo,

ora vogliamo l’alta rotazione e la poltrona di giudice ad X-Factor.

Fottuti per sempre, famosi per gioco, non è vero che la musica ti salverà.

Manca una consonante per indovinare il nome della nostra band e vincere al L’Eredità.

Non credere a niente quando tutto è una moda, spendi tutti i soldi e fotti la celebrità,

non c’è niente di vero a parte le canzoni che scrivi a sedici anni sopra ai cessi di un bar.

Così stupido e bambino da crederci davvero:

che il rock’n’roll non morirà, che il rock’n’roll…

che il rock’n’roll non morirà, che il rock’n’roll… ma va là!

Eravamo giovani, ingenui, arrabbiati, allegri e disperati. Credevamo che i soldi fossero il male. Odiavamo chi sventola le manette, chi ha sempre qualcuno da condannare. Eravamo dalla parte di chi non ha niente, non importa l’appartenenza classe sociale, l’identità sessuale. Avevamo letto da qualche parte: un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno, ma anche che il sistema schiaccia chi non ha denaro e si serve di chi è povero di pensiero. Credevamo di poter parlare di tutto senza qualificarci e senza inginocchiarci davanti al progresso: le idee non sono discoteche, non fanno selezione alla porta d’ingresso. Credevamo che ci si salva solo insieme, che la felicità è sovversiva quando si collettivizza. Che la libertà di lamentarsi di ogni cosa non avesse niente a che fare con la libertà. Che essere diversi fosse un diritto non una scusa per attaccare chi non ti ha capito. Volevamo cambiare tutto, non riempire un altro vuoto di mercato. Andavamo a un concerto sconvolti come a un rito sciamanico e alla fine dormivamo alla stazione. Pensavamo che la vita sulla terra non dipendesse da come andavano i sistemi economici o politici ma dal brillare del sole. Eravamo giovani, giovani o pazzi, ma avevamo ragione.

Scritta da Vasco Brondi, Alberto Cazzola, Francesco Draicchio, Alberto Guidetti, Lodovico Guenzi, Enrico Roberto, Matteo Romagnoli e composta da Alberto Cazzola, Francesco Draicchio, Alberto Guidetti, Lodovico Guenzi, Enrico Roberto, Matteo Romagnoli.

Testo dall’Ufficio Stampa Help PR & Media Relations.