Quando si parla di anime con protagoniste femminili forti, spesso ci si aspetta il solito schema: la ragazza che scopre i suoi poteri, che impara a combattere, che diventa gradualmente più sicura di sé. May I ask for one final thing? (Saigo ni hitotsu dake onegai shitemo yoroshī deshō ka) parte da un presupposto completamente diverso: la protagonista è già fortissima, e quello che cerca non è il potere, ma la giustizia. O meglio, il suo personalissimo modo di farla.
Una premessa che spacca (letteralmente)
La storia ci presenta Scarlet El Vandimion, una nobildonna fidanzata con il ‘‘secondo principe” Kyle, che durante un ballo viene pubblicamente umiliata dal suo promesso sposo. Non solo Kyle annuncia la rottura del fidanzamento davanti a tutti, ma la accusa anche di crimini mai commessi. La reazione di Scarlet? Non lacrime, non suppliche. Solo pugni. Tanti pugni.
Ed è proprio qui che l’anime si distingue. Scarlet non è la classica protagonista che parte debole per poi crescere: è già una guerriera temibile, una cavaliera che ha trattenuto la sua vera forza per anni. La rottura del fidanzamento non è una tragedia, è una liberazione. Finalmente può essere sé stessa, e sé stessa include menare chiunque osi perpetrare ingiustizie.
Scarlet: violenza calibrata e giustizia personale
Quello che rende Scarlet un personaggio così interessante è il contrasto tra la sua compostezza apparente e l’esplosione di violenza controllata quando decide di agire. Non è una protagonista impulsiva che perde la testa: mantiene una calma quasi inquietante, per poi passare a un ritmo cadenzato e metodico quando “sistema” i conti con chi se lo merita.
La sua violenza non è gratuita, ma nasce da un profondo senso di ingiustizia. L’anime è abile nel presentarla non come una picchiatrice folle, ma come qualcuno che ha trovato il suo modo personale di ristabilire l’ordine in un mondo dove i potenti abusano dei deboli. Certo, menare i nobili corrotti non è esattamente il metodo ortodosso, ma funziona decisamente bene come meccanismo narrativo e visivo.
C’è qualcosa di profondamente soddisfacente nel vedere Scarlet che, con educazione e grazia, chiede “permesso” prima di distribuire manrovesci a destra e a manca. Il contrasto tra le sue maniere nobili e l’azione diretta crea momenti sia comici che catartici.
Un cast di supporto che regge il ritmo
Attorno a Scarlet si muove un cast di personaggi secondari che, pur non rubando la scena alla protagonista, hanno una loro personalità definita. Il ‘‘primo principe” Julius rappresenta un interessante contrappunto: meno impulsivo, più diplomatico, ma con un evidente interesse per Scarlet che va oltre il semplice rispetto per le sue capacità.
Leonardo (Leo), il fratello maggiore di Scarlet, porta una dose di leggerezza e preoccupazione fraterna che bilancia bene i momenti più intensi. Nanaka, il giovane che Scarlet decide di proteggere, funziona come catalizzatore per mostrare il lato più compassionevole della protagonista, quello che va oltre i pugni.
Sul fronte antagonista, Kyle incarna perfettamente il tipo di nobiltà corrotta e arrogante che lo spettatore ama vedere punita. Non sono personaggi particolarmente complessi, ma servono bene al loro scopo narrativo.
Fantasy, azione e commedia: un mix che funziona
L’anime riesce a bilanciare tre elementi che non sempre vanno d’accordo: il worldbuilding fantasy, le scene d’azione e i momenti comici. Il mondo presenta benedizioni divine, magia, e una struttura sociale tipica del genere fantasy medievale, ma senza appesantire troppo con infodump o spiegazioni eccessivamente elaborate.
Le scene d’azione sono dirette ed efficaci. Non aspettatevi coreografie ultra elaborate o sakuga da far girare la testa, ma momenti ben costruiti che danno soddisfazione. Il vero punto di forza è il timing comico: vedere Scarlet che mantiene la sua educazione da nobildonna mentre letteralmente spedisce qualcuno a volare è una formula che non stanca.
La commedia emerge soprattutto dai malintesi e dalle reazioni degli altri personaggi di fronte alla forza smisurata di Scarlet, che spesso viene sottovalutata per il suo aspetto elegante e i suoi modi gentili.
Aspetto tecnico: buono ma non eccezionale
Dal punto di vista dell’animazione, May I ask for one final thing? prodotto da LIDEN FILMS (con il Kyoto Studio come main production) presenta una qualità solida ma non particolarmente memorabile. Il character design di Eriko Haga è gradevole e distinguibile, con personaggi che hanno un loro look riconoscibile, ma senza particolare audacia stilistica.
Le scene d’azione sono realizzate in modo competente, con una fluidità accettabile che rende giustizia ai momenti di combattimento di Scarlet, anche se non raggiungono picchi di eccellenza tecnica. L’anime punta più sull’efficacia narrativa che sullo spettacolo visivo puro.
Per quanto riguarda l’accompagnamento musicale, l’opening “SENJO NO HANA” di CHiCO con HoneyWorks e l’ending “INFERIOR” di SHIYUI necessitano di qualche ascolto per entrare davvero in sintonia. Non sono immediatamente orecchiabili, ma hanno il potenziale di crescere con l’ascolto ripetuto. La colonna sonora di sottofondo fa il suo lavoro senza particolari picchi memorabili.
Ritmo narrativo e sviluppo della storia
Uno dei punti di forza di questi primi quattro episodi è il ritmo narrativo. La storia non si trascina né procede troppo velocemente: c’è tempo per stabilire i personaggi, presentare il conflitto, e sviluppare situazioni che mostrano diverse sfaccettature di Scarlet e del mondo che la circonda.
Gli episodi costruiscono gradualmente la trama, introducendo nuovi elementi e personaggi senza sovraccaricare lo spettatore. C’è un senso di progressione naturale che fa venire voglia di vedere cosa succederà dopo, segno che la scrittura di Deko Akao (series composition) ha trovato il giusto equilibrio.
A chi è consigliato?
May I Ask for One Final Thing? è perfetto per chi cerca un anime fantasy con una protagonista forte e proattiva, ma senza la pesantezza o la violenza grafica di serie più dark. È l’anime giusto se:
- ami le protagoniste femminili che non aspettano di essere salvate;
- apprezzi il mix tra azione, fantasy e commedia leggera;
- cerchi qualcosa di divertente senza troppa profondità filosofica;
- vuoi vedere cattivi che ricevono ciò che meritano in modo soddisfacente.
Non è l’anime per chi cerca:
- romance come elemento centrale;
- worldbuilding complesso e articolato;
- animazione di altissimo livello tecnico.
Verdetto finale
May I ask for one final thing? si presenta come un anime piacevolmente sorprendente. Non reinventa il genere fantasy né propone meccaniche narrative rivoluzionarie, ma sa esattamente cosa vuole essere e lo fa bene. La vera forza sta in Scarlet, una protagonista che riesce a essere elegante e violenta, composta e inarrestabile, educata e giustiziera.
In un panorama di anime isekai e fantasy che spesso seguono formule collaudate, trovare una serie che prende l’archetipo della “nobildonna tradita” e lo trasforma in “nobildonna che mena tutti” è un cambio di prospettiva rinfrescante. Il fatto che lo faccia con un buon bilanciamento tra generi e un ritmo solido è un bonus apprezzabile.
Certo, non siamo di fronte a un capolavoro destinato a rivoluzionare il genere, e l’aspetto tecnico non lascia a bocca aperta, ma è un anime che intrattiene, diverte e dà soddisfazione episodio dopo episodio. A volte è proprio quello che serve.
Un ottimo inizio di stagione che promette bene per le puntate future. Se Scarlet continuerà a distribuire giustizia a suon di pugni con questa efficacia, potremmo avere tra le mani una delle sorprese più piacevoli dell’autunno 2025.
May I ask for one final thing? – Opzioni per lo streaming