La Revue – Intervista a Lorenzo Palloni e Alessio Ravazzani 

Nata nel 2022, La Revue – al tempo La Revue Dessinée Italia – ha cercato di portare in Italia un certo modo di fare informazione a fumetti. Fu un progetto innovativo per l’epoca e lo resta tutt’ora nel 2025, una realtà editoriale rara portata avanti da un manipolo di persone che compensa il piccolo numero con una enorme passione, al pari della loro professionalità. La rivista – ad uscita trimestrale – è andata incontro ad alcuni cambiamenti, da costola italiana dell’ammiraglia francese è diventata una realtà a sé, inserendosi all’interno di Fandango, realtà aziendale che ha sotto al suo ombrello produzioni cinematografiche e di fumetto (Coconino Press ne fa parte). Abbiamo avuto modo di intervistare – durante il BiComix di questo 2025 – Lorenzo Palloni, editor del progetto, ed Alessio Ravazzani, grafico editoriale e letterista, per sapere di più di questo enorme progetto e della svolta da loro presa.

Intervista a Lorenzo Palloni e Alessio Ravazzani de La Revue, al BiComix 2025
Intervista a Lorenzo Palloni e Alessio Ravazzani de La Revue, al BiComix 2025

La Revue, che tipo di progetto è? Che cosa cercate di fare in Italia?

LP: La Revue è il tentativo, al momento riuscito, visto che siamo attivi da maggio 2022, di fare una rivista di giornalismo a fumetti. Anzi, ora stiamo cambiando un po’ la definizione, informazione a fumetti, visto che il giornalismo è anche un’altra cosa. Quindi, informazione a fumetti, mettendo insieme giornalisti e fumettisti. I giornalisti scrivono, i fumettisti raccontano, tutto questo per trovare un nuovo modo di fare informazione in Italia, con fumetti il più possibile performanti, ovvero belli, quindi qualcosa che si muova benissimo da vignetta a vignetta, da pagina a pagina.

Cerchiamo di pagare bene gli autori, che vuol dire con una paga decente, direi, e soprattutto, da un’annetto a questa parte, pagare noi stessi. Perché siamo stati fortunati che per tre anni siamo stati completamente indipendenti, questo vuol dire che non pagavamo né Palloni, né Ravazzani [Alessio Ravazzani, letterista, grafico editoriale della Revue], né Colella [Massimo Colella, direttore generale della Revue], né Andrea Coccia [direttore responsabile della Revue], che sono gli altri soci della Revue. L’anno scorso abbiamo venduto a Fandango, quindi siamo diventati parte del gruppo editoriale Fandango e adesso abbiamo un piccolo stipendio che ci permette di fare tante cose.

La Revue Dessinée #1 Estate 2022
La Revue Dessinée #1 Estate 2022

Voi, in effetti, avete iniziato questo progetto alcuni anni fa, cominciando come La Revue Dessinée Italia, oggi invece siete La Revue. Potete darci alcuni dettagli sul cambiamento e su cosa ha portato questo cambiamento per la rivista e per voi?

AR: Dunque, giustamente siamo partiti come i fratelli italiani de La Revue Dessinée Francia e quindi il nome l’avevamo tenuto uguale, avevamo tenuto comunque la stessa impostazione grafica e più o meno la rivista, con qualche accorgimento o miglioria che pensavamo comunque fosse necessaria nella nuova rivista. Abbiamo fatto tutto più o meno simile.

Dal momento in cui è stata venduta La Revue Dessinée Francia e noi ci siamo dovuti comunque adattare al fatto che non avessimo più diritti per utilizzare il loro template, il loro schema grafico, il marchio, abbiamo dovuto reinventarci, quindi abbiamo fatto svariate riunioni, abbiamo cercato di capire quale fosse il modo migliore per ricostruire La Revue nuova e per mantenerci comunque attaccati al vecchio modo di fare informazione a fumetti.

Quindi lo schema era vincente, ma dovevamo trovare una vista grafica nuova e trovare un modo un pochettino diverso – visto che ormai avevamo il vantaggio di essere liberi – di buttarci comunque verso nuove modalità di comunicare con La Revue, però eravamo ancora ancorati al modo in cui i nostri lettori si erano affezionati alla rivista. Quindi grosso modo dovevamo mantenere quell’aspetto lì molto stabile.

LP: Però, se posso aggiungere, semplicemente avevamo il know-how, cioè abbiamo capito per tre anni come lavorare su queste cose, come rendere i giornalisti i migliori narratori possibili, come rendere i fumettisti i più accoglienti possibili, come impostare il libro; Alessio è il grafico editoriale, quindi quello che è dietro la parte grafica, il perché è bella La Revue. E quindi avevamo tutte queste cose e le abbiamo messe all’interno di una nostra necessità di libertà, perché essere La Revue Dessinée Italia, come dire, prevedeva degli “ingessamenti”, dovevamo fare le cose esattamente come le faceva La Revue Francia, soltanto adeguata al nostro modo di leggere, al nostro modo italiano di leggere. In realtà adesso possiamo permetterci di fare cose un po’ diverse con la stessa qualità di prima, anzi, forse migliore.

AR: Già, comunque mantenendo la stessa impostazione de La Revue Dessinée Francia, cercavamo di essere meno didascalici, cercavamo comunque di puntare soprattutto all’aspetto empatico degli intervistati, dei protagonisti dei reportage, e quindi fin dall’inizio abbiamo cercato comunque di distanziarci, ma naturalmente tutto il resto era invariato. Quindi adesso effettivamente ci sono tutti i miglioramenti che indicava Lorenzo.

La Revue Dessinée Italia - #2 Autunno 2022
La Revue Dessinée Italia – #2 Autunno 2022

La Revue contiene le voci di moltissimi giornalisti e giornaliste e di moltissimi scrittori, disegnatori e disegnatrici, oltre che di impaginatori, letteristi e numerose altre figure. State riuscendo a mantenere una varietà che vi soddisfa per quanto riguarda tutte quante le persone coinvolte nel progetto, di numero in numero, considerando che si tratta di una rivista trimestrale che quindi ha dei limiti temporali?

LP: Allora, sì. La varietà è allo stesso tempo la forza più grande de La Revue, ma anche la cosa probabilmente più complicata da gestire a livello di editing, quindi la parte di preproduzione e produzione. Se la figura dell’editor in una collana editoriale è di solito una persona, ne La Revue è divisa su tre persone. Andrea Coccia, che è giornalista, quindi direttore responsabile della parte giornalistica, che screma e segue la scrittura della parte giornalistica.

Poi ci siamo Massimo [Massimo Colella] e io che gestiamo la parte di narrazione a fumetti, quindi come rendere al meglio la narrazione a fumetti, perché se non è un ottimo fumetto il messaggio non passa. Questa varietà prevede che ogni singolo autore abbia le proprie specificità, ma non solo ogni singolo autore-fumettista, ma anche ogni singolo autore-giornalista, quindi devi essere abbastanza furbo da capire di cosa ha bisogno il giornalista, di cosa ha bisogno il fumettista, di quanto spazio dargli, di quanto in realtà “accorciargli il collare”, è brutto da dire, però tenerlo al guinzaglio un po’, perché a volte si possono allargare, magari andare oltre nel racconto mentre non c’è bisogno di farlo.

Quindi è anche importante che ci sia quella parte lì. Adesso stiamo provando per esempio a fare delle rubriche di foliazione diversa. Prima avevamo delle pagine fisse, quattro o sei pagine per le rubriche, adesso abbiamo provato allargare a dieci, però abbiamo anche visto si può dire che sballano un po’ i numeri dell’impaginazione, vero?

AR: Abbiamo effettivamente avuto un po’ di difficoltà soprattutto nella composizione, perché giustamente abbiamo un numero di pagine predefinito, 194, dobbiamo metterci alcune pagine che devono essere costanti per tutti i volumi, ovvero la pagina di Colophon, l’editoriale, gli scarabocchi di Maicol & Mirco, insomma alcune cose. E  poi dobbiamo incastrare queste pagine che devono avere dei criteri, ovvero partire sulla sinistra con una copertina e poi andare con la prima pagina a destra e concludersi in modo tale da lasciare comunque la pagina doppia visibile anche per eventualmente gli approfondimenti, per saperne di più e altre cose.

Per cui, ogni volta che noi concludiamo la composizione di una rivista abbiamo due pagine in più, due pagine in meno, quattro in meno, una rubrica che viene a mancare perché naturalmente noi partiamo random con una serie di reportage e rubriche, ma non è detto che tutte arrivano nella tempistica corretta per poi includerle nell’attuale volume, quindi ci sono tutte queste complicazioni: per il momento è andata bene.

LP: Chiariamo. Noi lanciamo le inchieste, un tot di inchieste, che possono essere lunghe, corte, rubriche e a seconda di come tornano indietro montiamo il volume.

AR: Questi reportage vengono lanciati in questo modo perché i tempi di lavorazione di ogni reportage variano a seconda dello stesso, ma siamo intorno più o meno ai nove mesi di lavorazione per ogni storia. I nove mesi di lavorazione sono variabili, ci possono essere delle complicazioni, dei rallentamenti, qualcuno che arriva molto prima, perché poi alla fine gli autori hanno performance diverse, ma ci sono anche alcuni che arrivano tardi, oppure fanno qualche pagina in più. È successo, per cui bisogna poi adattarsi e ragionare su come adattare l’impostazione del La Revue, la foliazione, con le storie che abbiamo a disposizione nel momento in cui dobbiamo produrre e stampare il volume.

La Revue Dessinée Italia - #3 Inverno 2023
La Revue Dessinée Italia – #3 Inverno 2023

A proposito della produzione, vorrei fare una domanda sul lettering. Tu [Alessio Ravazzani] devi adattarti fondamentalmente al tipo di racconto che viene fatto, di articolo in articolo, di inchiesta in inchiesta, che varia molto. Ci sono inchieste molto più gravi a livello di tematiche, di tono, ma anche inchieste molto più leggere. Di conseguenza, come riesci a coprire il tuo ruolo con una tale varietà di richieste?

AR: Come lettering, come stile grafico del lettering, delle onomatopee anche, non mi baso soprattutto sul tono, sulla pesantezza della storia o sul clima politico della storia, ma cerco di adattarmi sul piano grafico. Poi io cerco di impostare una collaborazione con gli autori, per cui se alcuni hanno già il loro font che è congeniale al reportage e molto vicino allo stile che hanno, o non sanno bene cosa fare, posso aiutarli io.

Per cui i font vengono scelti, a volte vengono creati da zero. L’ultimo caso è stata La Tram che mi ha chiesto praticamente di creare il font, per cui abbiamo generato da zero comunque un font, altri si avvicinano un pochettino alle mie scelte perché non sanno dove parare, oppure si affidano comunque a me per amicizia, fiducia. Invece con altri cerchiamo di trovare una convergenza, perché magari sono affezionati al proprio modo di letterare e quindi è più una questione grafica e non di tono del reportage.

#11 Inverno 2024
La Revue – #11 Inverno 2024

Quindi di base il tuo è un rapporto più stretto con il disegnatore o la disegnatrice di turno del reportage piuttosto che con il giornalista?

AR: Sì assolutamente, il collegamento con il giornalista viene praticamente smarcato nel momento in cui finiscono, io poi mi rapporto solo sul piano grafico e al momento non è mai successo che un giornalista non fosse concorde o d’accordo col tipo di font o con la narrazione grafica che si faceva, come onomatopea o proprio come lettering. Quella è una cosa che riguarda più l’autore e forse anche il giornalista, ma fino adesso non è mai capitato che si fosse realmente interessato alla cosa, per cui si affidano a me con la relazione con l’autore e quindi con lo stile grafico dell’autore stesso.

Comunque io faccio il letterista anche in altri ambiti, una cosa per cui mi sono un po’ impuntato ne La Revue è cercare di utilizzare dei font non compatibili al diritto dell’autore e che fossero completamente liberi, sia magari generati o modificati ex novo oppure naturalmente generati tramite la digitalizzazione del font dell’autore stesso, per cui cerchiamo comunque di fare un lavoro molto molto personale ed è quello che normalmente si ottiene con La Revue.

Poi ogni tanto capita qualche problematica, perché nell’avere così tante storie e così tanti modi di letterarle può capitare che magari un font venga un po’ più piccino, ci siano problematiche di spazio, ci sia magari l’adattamento dei balloon, perché giustamente è difficile coordinarci quando noi vogliamo una certa uniformità nella lettura. Quindi la leggibilità per ogni balloon dovrebbe essere uniforme in tutta la rivista, però mantenendo font completamente diversi, con stili diversi, a volte colori diversi non è semplice e a volte naturalmente non funziona qualcosa, però per il momento siamo abbastanza soddisfatti.

#12 Primavera 2025
La Revue – #12 Primavera 2025

Voi vi rivolgete a un pubblico anche, forse soprattutto, non avvezzo alla lettura del fumetto, sfruttando il medium del fumetto in maniera tale da riuscire a rendere anche semplici, per modo di dire, degli argomenti in realtà molto più complessi, nel caso del letterista ti è capitato di renderti conto di dover modificare il tuo lavoro in modo tale da renderlo più fruibile, più vicino a un pubblico che in realtà non è così avvezzo alla lettura di un fumetto?

AR: Ah ah, questa domanda è una pugnalata al fianco [scherzosamente]. Non saprei, è una parte che faccio spesso in modo abbastanza istintivo perché lo faccio da tanti anni, quindi un ragionamento del genere non lo faccio. Normalmente, se abbiamo una buona dimensione del font, una buona leggibilità, un font che non ha dei glifi complessi o che vengono scambiati per altri, il lavoro grossomodo è abbastanza risolto. Spesso per problemi di spazio utilizziamo il font tutto maiuscolo; è un qualcosa che fin dagli albori del fumetto, da Yellow Kid [Protagonista delle strisce a fumetti At the Circus in Hogan’s Alley, realizzate dal 1894, n.d.r.] è stato utilizzato fin dall’inizio e ha caratterizzato subito il fumetto perché nel lettering il font maiuscolo è maggiormente leggibile rispetto al font alto-basso minuscolo-maiuscolo e quindi le precauzioni in quel senso sono veramente poche e ti dirò, mi prendi un po’ in contropiede perché è qualcosa che poi alla fine faccio con istintività ormai, non è più un qualcosa estremamente ragionato.

LP: l’idea de La Revue è che sia leggibile da tutti ovviamente, la fortuna de La Revue è che ci leggono soprattutto come dicevi te persone che non leggono fumetti. È la fortuna perché i lettori di fumetti adesso sono proprio in declino, un picco tremendo, a parte quelli de La Revue, che in realtà si può dire serenamente questo mese abbia fatto il doppio delle vendite dell’anno scorso, non facendo un cazzo, che non è male [frase detta scherzosamente, ma la pubblicazione de La Revue non si è mai fermata e i suoi canali sono costantemente attivi, n.d.r.].

Poi è ovvio che abbiamo bisogno di altri numeri per essere sostenibili come abbiamo in mente noi, però sappiamo che siamo sulla linea giusta, sulla strada giusta e questa cura di essere leggibili da tutti in maniera trasversale  -intersezionale direbbero alcune parti politiche – è fondamentale e ti dico la verità, ci abbiamo pensato tanto quando abbiamo cambiato nome. Quando siamo diventati La Revue, da La Revue Dessinée Italia, abbiamo potuto anche cambiare font. Noi avevamo un problema molto grosso con il font francese, che è quello appunto de La Revue Dessinée Francia, perché era molto complicato da leggere per le persone dislessiche, perché le forme erano molto confusionarie.

AR: Ci sono due font, il Roboto e un Inter si chiama, è molto simile nel senso che è un font bastone, molto leggibile, molto preciso e anche la facciata, l’immagine grafica della copertina è diventata un po’ più da rivista, un po’ più pulita, un po’ più grafica. Ma da quel punto di vista lì è molto più efficiente anche per valorizzare il disegno, l’illustrazione comunque della copertina, perché nonostante tutto quella francese che era molto colorata, cartoonosa, fumettistica, in ogni caso aveva una serie di elementi che coprivano l’illustrazione. Noi da quel punto di vista lì avevamo deciso di valorizzare maggiormente, lasciando praticamente una specie di pannello al di sopra della testata, con titoli, tutte le informazioni e la leggibilità della copertina estesa era totale, molto molto più efficiente comunque della scorsa copertina che utilizzavano nella Revue, con tutti i loghi.

LP: La parte diciamo di passaggio da La Revue Dessinée Italia a La Revue, per quanto ci riguarda è stato un po’ complicato appunto trovare nome, però è stata una gioia perché abbiamo capito quanto potevamo cambiare, trovare libertà. L’unico che ci è rimasto male è Massimo, che è il boss, il capo de La Revue, perché a Parigi è molto legato alla parte francese. A noi sticazzi, uno; due, quella bolla verde che era classica de La Revue era veramente un pugno nell’occhio su illustrazioni incredibili, di Fior, Serio, Mazzetti, cioè grandi autori internazionali che si trovavano con una bolla grafica gigantesca che andava a impattare tantissimo. In questo modo con l’header che diceva Alessio, permettiamo agli autori di giocare su quella, come dire, quel vuoto lì, quindi possiamo far mettere elementi sopra, sotto, è effettivamente un altro modo anche di interagire con la grafica stessa. Secondo me i lettori sono ancora più contenti e ti dico, il fatto che le vendite sono in salita, mi sembra che lo dimostri. Hai altro da aggiungere a riguardo?

AR: Volevo dire semplicemente che effettivamente i ragionamenti che abbiamo fatto in redazione per capire come doveva essere una Revue sono stati molto interessanti. Tu hai parlato di Massimo, ma effettivamente è difficile abbandonare qualcosa a cui si è affezionati così tanto, appunto dobbiamo a lui il fatto di aver portato la rivista in Italia, di essersi così innamorato e il primo amore non lo vuoi cambiare, quindi noi eravamo un po’ i futuristi del gruppo perché volevamo disintegrare e ricostruire tutto, Marinetti e Boccioni (ma anche Coccia era abbastanza rivoluzionario). Però io comprendo comunque l’amore che Massimo aveva con l’impostazione grafica vecchia e con i loghi e con il modo tipo che leggeva da svariati anni, dal 2013 leggeva comunque su questa rivista.

#13 Estate 2025
La Revue – #13 Estate 2025

Avete detto che i dati della rivista sono migliorati nonostante avete detto di non aver fatto niente, ma dubito, d’altronde, ad esempio, avete un nuovo progetto che sta per uscire qui sul Bicomix e ne parleremo dopo [L’intervista è stata svolta infatti durante il BiComix del 2025, ed il progetto in questione è l’albo Precariato Infinito], ma quindi volevo proprio chiedervi com’è stato questo 2025 per La Revue?

LP: In realtà è stato – ammetto – rivoluzionario, non tanto a livello di grafica, di impostazione in realtà delle storie, non così tanto perché il know-how è sempre quello, è stato rivoluzionario a livello di tranquillità personale. Appunto prima dicevo che non avevamo uno stipendio che ci garantisse un minimo al mese per portare avanti un lavoro che è immenso. Io come autore, come sceneggiatore, come disegnatore ho fatto tante cose anche molto impegnative nella mia vita [Lorenzo Palloni è, effettivamente, un autore estremamente prolifico che porta avanti numerosi progetti in parallelo e abbiamo già parlato di numerose sue opere, sia come sceneggiatore che come autore completo, n.d.r.]. Continuo a dire che una cosa impegnativa come La Revue non l’ho mai fatta.

A livello di tempo, a livello di investimento emotivo, di investimento temporale, di investimento spaziale, nel senso che ti devi muovere tanto per spiegare La Revue, una volta che spieghi La Revue la vendi all’istante, però non si spiega da sola, quindi c’è sempre bisogno di un pezzo umano che porti avanti La Revue, quindi quella è una cosa da mettere in conto. Con un minimo di stipendio che ci garantisce il far parte del gruppo Fandango, questa cosa ci dà un minimo di tranquillità, ci gasa perché ci permette di avere la consapevolezza che il mese dopo avremo dei soldi, avremo da mangiare, avremo un tetto sopra la testa, quindi ci tranquillizza e quindi lavoriamo meglio e facciamo meno cose peggio, le facciamo secondo me magari anche di più, però meglio, perché abbiamo la tranquillità del non avere l’ansia, del sapere se domani avremo appunto un piatto sulla tavola o no, quindi è cambiato tanto a livello personale.

Ammetto, non abbiamo ancora i dati per capire se il far parte di Revue a livello comunicativo abbia cambiato qualcosa, secondo me non così tanto, nel senso che noi stiamo anche guadagnando sui tre anni, anzi quattro anni che abbiamo lavorato, mi viene da dire di fino, più o meno. Abbiamo prima conquistato in breve tempo il mercato del fumetto, perché piccolo, ok, poi piano piano quello dell’editoria giornalistica che comunque non è enorme, secondo me stiamo cominciando a incuriosire tanti altri aspetti della parte umana che sono, che ne so, le scuole, le biblioteche, tantissime biblioteche che mi contattano per fare incontri, firmacopie de La Revue.

Quindi secondo me ancora dobbiamo vedere qual è l’impatto dell’essere Fandango, però sappiamo qual è l’impatto dell’essere Revue, cioè dell’aver fatto tanto lavoro, ci siamo spaccati il culo veramente, in quattro persone, dove in Francia lavorano in 20 su questa rivista, questo è importante da dire. Quindi dico la verità, quest’ultimo anno è stato molto positivo, molto meno angosciante, sapevamo che non sarebbe stato facile, tuttora abbiamo, come dire, la spada di Damocle sopra la testa come ogni realtà editoriale, però con meno pesantezza nell’anima.

AR: Beh c’è da aggiungere comunque che l’acquisto di Fandango ci ha agevolato per anche la logistica, le nostre trasferte, e anche comunque l’utilizzo di spazi comuni per quanto riguarda le fiere, che sono tutte cose che riguardano delle spese che prima ci sobbarcavamo completamente noi, e sono delle cose abbastanza stressanti. Perché le trasferte, la comunicazione, la fatica da fare comunque soprattutto nei weekend per poi dover lavorare anche in settimana, sempre La Revue e altre cose.

Oltre a questi altri vantaggi, poi alla fine i dubbi che avevamo noi all’inizio e i dubbi che secondo me avevano soprattutto i nostri lettori era la nostra comunque libertà personale di poter dire, parlare e comunicare qualsiasi cosa, ok? E effettivamente nel momento in cui siamo stati acquisiti l’unica preoccupazione che si può dire possa avere Fandango è quella di far quadrare i numeri e di agevolare anche il nostro lavoro. Al momento non abbiamo mai sentito nessun tipo di ingerenza di nessun genere, proprio zero, noi continuiamo a fare il nostro lavoro. Naturalmente è un’impresa commerciale quindi c’è la parte culturale a cui noi teniamo tantissimo, ma i numeri devono quadrare perché se no, non sta in piedi nulla da quel punto di vista.

la cover dell'albo Precariato Infinito, una compartecipazione La Revue e BiComix (2025)
la cover dell’albo Precariato Infinito, una compartecipazione La Revue e BiComix (2025)

Un’ultima domanda relativa proprio ai vostri lavori e al luogo in cui ci troviamo, perché noi in questo momento siamo a Bisceglie, al BiComix del 2025 e checché possiate fare i modesti voi fate molto e c’è un progetto che è stato presentato al BiComix, vorrei quindi che me ne parlaste.

LP: Allora è in un progetto fuori serie, che si chiama Precariato Infinito, che abbiamo messo in piedi con i ragazzi del BiComix, quindi proprio una compartecipazione, Revue e BiComix, ed è un antologico come facciamo noi una volta all’anno per trovare nuovi autori. Lo facciamo di solito verso dicembre, facciamo una call, lanciamo su Instagram e sui social un tema e poi vari autori nazionali ci mandano delle storie brevi che riguardano quel tema. A noi serve per trovare nuovi autori, trovare nuovi spunti, anche materiale in più per creare degli albi che poi diamo agli abbonati, scouting insomma. In questo caso con BiComix abbiamo pensato a una pubblicazione da fare proprio per loro che in realtà rimarrà anche a tutte le autoproduzioni che fanno parte della Self Island e hanno partecipato, tutte le 17 o 16, forse 16 realtà della Self Island [si trattava di 15 realtà editoriali, n.d.r.] con una storia breve, con una giuria che poi ha deciso chi ha vinto. [La premiazione si è già tenuta, al primo posto si è classificata la storia di Profondissima Press, al secondo Blekbord con una menzione speciale per quella di Sottobosco, n.d.r.]

Perché c’è comunque un contest nel mezzo. Chi ha vinto guadagnerà un abbonamento a La Revue e una pubblicazione sulla rivista, chi invece è arrivato secondo la pubblicazione, il terzo sarà una menzione speciale. La giuria è stata composta da Criminaliza, Miguel Vila e Caparezza, quindi diciamo una giuria di eccellenza che stasera [la presente intervista si è tenuta il 23 Agosto, n.d.r.] insieme a noi, insieme a me e ai ragazzi di BiComix annuncerà i vincitori.

BiComix 2025: la sesta edizione del festival del fumetto dal 22 al 24 agosto

AR: Rispetto a giurie che normalmente vedo nei festival del fumetto, è estremamente specializzata. Caparezza che – nonostante sia una personalità più legata al mondo della musica – è una persona estremamente informata sul fumetto e quindi giustamente bisogna dare fiducia, cioè moltissima fiducia per quello. Gli altri sono già dei professionisti, quindi…

LP: Non solo, non solo. L’unico spoiler che posso fare è che hanno fatto una scelta assolutamente tecnica, che segue molto il fumetto con la F maiuscola, che non è scontata e quindi è una ficata, anche quando diremo chi sarà il vincitore sarà molto interessante, cosa che potremo anche dire quando uscirà questo video sicuramente.

Intervista a Lorenzo Palloni e Alessio Ravazzani de La Revue, al BiComix 2025
Intervista a Lorenzo Palloni e Alessio Ravazzani de La Revue, al BiComix 2025, nella composizione da Canva, licenza d’uso

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