DC All-in è il nome della nuova iniziativa editoriale di DC Comics. Nomen Omen. Sono anni che la “Distinta Concorrenza” insegue Marvel nelle classifiche di vendite americane, con il solo Batman assieme a qualche testata solitaria a trainare il carro e sfidare la vetta delle classifiche. Con All-in, DC avvia una serie di nuove testate, ma quelle che da subito hanno destato Distinto Clamore (o Curiosità, o Considerazione) sono, per ora, le tre testate “Absolute”.
Delle fresh start, nuovi inizi adatti a qualunque lettore, navigato o novizio, che prendono gli iconici personaggi della DC dando loro volti e origini completamente nuovi. È indubbio quanto DC abbia investito in questo progetto. Nomi altisonanti – e altrettanti ne sono in arrivo – marketing corposo e una marea di variant cover. Il risultato? I numeri uno di Absolute Batman, Absolute Wonder Woman e Absolute Superman, usciti in quest’ordine, sono tutti andati esauriti e hanno avuto tutti una ristampa. Con nuove cover!
Non sorprende che dei tre il successo più clamoroso lo abbia avuto Batman, con 300.000 copie vendute prima ancora dell’uscita. Non c’è dubbio che si tornerà a parlare di questa iniziativa in futuro, tanto per le nuove testate “Absolute” in arrivo (ossia Flash, Green Lantern e Martian Manhunter), quando per la conclusione dei primi archi narrativi delle attuali.
Di seguito troverete un breve parere proprio su ognuno dei suddetti primi numeri.
Absolute Batman: rinnovamento DC All-in
Rinnovamento. DC languisce ormai da anni nelle classifiche di vendita dei fumetti statunitensi, non riuscendo a tenere il passo con la concorrenza. Per questo motivo Batman è stato spremuto all’inverosimile, arrivando a saturare anche la sua capacità di vendere. Eppure, è ancora lui a lanciare in avanti la DC.
Absolute Batman arriva quando il personaggio compie 85 anni, facendo parte del progetto “DC All-in”. Un nome involontariamente sarcastico per certi aspetti. Scott Snyder e Nick Dragotta sono al timone, la campagna marketing ha funzionato e 300.000 copie sono state vendute prima ancora che il primo capitolo arrivasse sul mercato. A queste son seguite ristampe e sold-out velocissimi.
Perché? Rinnovamento. Un Bruce nato nel 2000, enorme, con un costume sulle prime “strano”, in realtà violentemente e grottescamente funzionale. E siccome Scott Snyder non si tradisce, tamarro il giusto.
Ma, leggendo il primo capitolo di Absolute Batman, si capisce che questo è il meno.
Le intere origini di Bruce sono riscritte, le fondamenta abbattute e create da zero. Il lettore viene ingannato e catturato con le prime tavole, che strizzano tantissimo l’occhio alle origini più note del personaggio, con la sua lunga assenza di Gotham e successivo ritorno per iniziare la crociata. Quando queste ottuagenarie certezze vengono meno, cosa resta? Una storia da scoprire. Bisogna lasciarsi andare all’azione e all’innovazione.
Inchiostro pesante, vignette piccole e ravvicinate, alternanze temporali, Dragotta ci martella come Batman martella i suoi avversari. L’ennesima idea vincente è dirci tanto ma non tutto, lanciando indizi e lasciando punti oscuri nella storia di questo 24enne grosso come un armadio.
Rinnovamento. Serviva ed è arrivato. Il primo capitolo di Absolute Batman non è un’altra – ennesima – storia delle sue origini. E non è una mini run che possa sconvolgere tutto e andarsene dopo qualche numero. Siamo di fronte ad un VERO nuovo inizio per il personaggio, qualcosa di adatto a chi Batman lo legge da decenni e a chi non lo ha letto mai. In questi senso, non si poteva davvero chiedere di meglio.
Absolute Wonder Woman: sovversione DC All-in
Sovversione. Per quanto il suo significato sia ascrivibile ad una più generica “ribellione”, con sovversione si fa più spesso riferimento all’ambito sociale. La principessa delle Amazzoni, massima espressione del suo popolo, scaraventata e cresciuta all’inferno. Nata guerriera, cresciuta strega, tornata al combattimento.
Il primo numero di Absolute Wonder Woman, scritto da una meravigliosa Kelly Thompson, è una storia di maternità imprevista e chiamata all’avventura. Il contesto in cui Diana cresce ricorda quasi un elseworld; l’atmosfera e i nemici, nonché alcune soluzioni nelle scene d’azione, richiamano allo stupendo Wonder Woman:Terra Morta di Daniel Warren Johnson.
Sfruttando la più classica narrazione non lineare, una voce narrante ci guida attraverso un’alternanza di flashback e momenti d’azione, seguendo due filosofie di composizione della tavola completamente differenti.
Da una parte, si gioca con le forme delle vignette, con soluzioni cinetiche creative e dinamiche, con minuscole vignette di transizione e guide oculari ardite. Dall’altra, sui minuscoli dettagli dell’ambiente ad accompagnare una singola inquadratura statica lontana, raccontando un rapporto madre-figlia tramite lo sfondo più che le azioni.
Il tratto dinamico e la propensione al dettaglio di Hayden Sherman si accordano a meraviglia con i colori di una Jordie Bellaire in pienissima forma.
Una sinergia riuscitissima in grado di far volare le circa 40 tavole del capitolo, gestendo il ritmo in maniera perfetta.
Il lavoro fatto su Wonder Woman sovverte il suo contesto sociale e il suo design, ma sembra non scalfire il suo carattere.
La nuova Diana vive di molte nature, è amazzone e strega, guerriera e principessa, più vicina ad un nuovo Ercole (il riferimento in una tavola e lampante) che al simbolo americano da cui questo primo capitolo la distacca completamente.
Absolute Superman: reinvenzione DC All-in
Reinvenzione. Laddove Absolute Batman lascia intatta la tragedia alle origini del personaggio, giocando sui contorni, e Absolute Wonder Woman ribalta il paradigma, Absolute Superman fa qualcosa nel mezzo. Jason Aaron scrive un primo capitolo denso, con una forte impronta politica, atta alla denuncia dello sfruttamento del lavoro. Creando un parallelismo tra i minatori di Krypton e della Terra, inquadra queste dinamiche oppressive come un nemico intangibile, globale, contro il quale la potenza di Superman è forse insufficiente.
Un Kal-El solitario, totalmente dedito alla sua casa, senza i Kent ad avergli dato una bussola morale, ma con ancora dei ricordi di Krypton. La scelta di modificare il ruolo dei genitori all’interno delle dinamiche kryptoniane introduce poi una tematica dall’enorme potenziale, di cui si spera di vedere futuri sviluppi.
La tecnologia fa quindi parte di questo Absolute Superman in maniera preponderante, ivi compresa l’intelligenza artificiale del suo costume, una sorta di via di mezzo fra l’istinto di autoconservazione e la materializzazione dei dubbi di Kal. Kal appunto, non Clark. Qui non c’è traccia dell’eroe che si nasconde fra gli esseri umani, non c’è la maschera e la doppia vita, solo un difensore assoluto schierato contro un’organizzazione dotata di ogni mezzo possibile.
Un Superman potente ma i cui poteri sembrano funzionare in modo diverso, in grado comunque di debellare qualunque minaccia a meno di essere colto alla sprovvista o doversi trattenere. Oltre a reinventare quindi il suo background e modo di vivere, si vanno a toccare i poteri e il costume. ll simbolo, la S, resta, ma si ammanta di significati nuovi, profondamente legati alla società. Superman è figlio di Krypton, ma è anche figlio del popolo.
Rafa Sandoval fa un lavoro encomiabile nel creare gli ambienti di Krypton, rendendoli già dalla primissima tavola meno idilliaci di quanto il pubblico sia abituato. Allo stesso modo gioca con il tratto e le ombre per descrivere le favelas, per poi esplodere in delle tavole d’azione molto dinamiche, lasciando spesso ai colori il compito di descrivere forme e volumi, per meglio veicolare la velocità e potenza di Superman. Queste scelte stilistiche si accordano perfettamente al nuovo costume, molto simile ad un’armatura o ad un tessuto industriale, tanto stoffa quanto metallo, in grado di dare risalto al simbolo, più grande che mai, ma anche a mani e piedi, illuminati e simili alla superficie solare.
Non c’è ancora il mantello, quella posa iconica, Superman che vola. La reinvenzione del personaggio si pone a metà tra un rinnovamento del suo contorno e una sovversione completa del suo immaginario, disegnando un giovane in divenire, ma che ha dentro di sé il potenziale per incarnare la definizione stessa di “supereroe”.