È con un colpevole ritardo che abbiamo deciso di parlare di un film che rappresenta una perla cinematografica offerta da questo travagliato 2024: Transformers One. Il film d’animazione è stato distribuito nelle sale a partire dal 20 Settembre, prolungando la sua permanenza nei cinema di tutto il mondo grossomodo per 6 settimane. A fronte di un investimento di 75 milioni di dollari, la pellicola ha incassato più o meno 127 milioni di dollari in tutto il mondo, confermandosi quindi un film sì apprezzato, che è riuscito a rientrare quantomeno dei costi di produzione, ma non di un vero e proprio successo commerciale per il distributore, la Paramount Pictures.
La genesi di Transformers One va fatta risalire ad almeno dieci anni fa, quando dopo l’uscita nel 2014 di Transformers: l’era dell’estinzione, la Paramount Pictures chiese ulteriori film sul franchise, portando lentamente alla creazione della pellicola d’animazione, annunciata per la prima volta nel Dicembre del 2022, seppur con un titolo differente. Il primo trailer di Transformers: One è stato diffuso nell’Aprile di questo 2024 e, seppur l’accoglienza è sembrata positiva, forse proprio il marketing da parte dei distributori è colpevole di un grosso fraintendimento nei confronti della pellicola, di cui è il caso di parlare in modo strutturato.
Bisogna chiedersi prima di tutto cosa sia Transformers: One, a chi si rivolga ed in che modo si collochi nell’enorme complesso di prodotti a tema spinti dalla Hasbro? Partendo dalla risposta all’ultimo quesito, Transformers: One è un film a sé stante, che non si colloca all’interno di nessun altro universo narrativo che ruota intorno ai giocattoli della Hasbro. Seppur sia distribuito dalla Paramount Pictures, la pellicola non ha alcun collegamento ufficiale con i film diretti da Michael Bay e, allo stesso modo, non è collegata all’attuale rilancio fumettistico della serie da parte della Image Comics, di cui vi abbiamo già parlato in passato.
Il film, che si ispira largamente ai design e ai temi di Transformers G1, vuole essere una rielaborazione del passato di tutta la razza robotica sul pianeta Cybertron, rappresentando quindi le origini di Optimus Prime, leader degli Autobot e Megatron, leader dei Decepticon. Nella pellicola infatti i due personaggi sono inizialmente identificati come Orion Pax e D-16, sono presenti i quintessoni, eterni nemici della razza cybertroniana, così come diversi temi legati all’intero franchise, come l’oppressione dei più deboli, la ribellione degli oppressi nei confronti dei potenti e tutte le sfumature etiche legate a simili eventi. Questa descrizione potrebbe identificare una pellicola prettamente pensata per un pubblico adulto ma, rispondendo ad una delle domande poste in precedenza, Transformers: One si rivolge ad un pubblico variegato.
Lo stile d’animazione, in comunione con una scrittura ben stratificata e la presenza di diversi momenti comici diretti ad un pubblico più giovane, rendono Transformers: One un film trasversale, perfetto per essere apprezzato dai più piccoli, ma che allo stesso modo presenta un contenuto adatto ad un pubblico adulto. Non per niente le ispirazioni all’epoca G1 dei Transformers fanno sì che i design, la storia e diverse citazioni in molti dialoghi ed inquadrature si rivolgano principalmente ad un pubblico di trentenni o addirittura di fruitore al di là dei 30 anni. È difficile pensare che un bambino oggigiorno possa aver fruito all’epoca di G1, ma anche di altri prodotti legati al franchise come Transformers: Armada, che è stato citato in modo delizioso in una scena che coinvolge il personaggio di Starscream.
Transformers One – Opzioni per lo streaming
Come detto la pellicola si ispira liberamente all’epoca G1 dei Transformers, rielaborando a suo modo la storia di questi famosi personaggi: i protagonisti Orion Pax e D-16 qui sono dei minatori di Energon, la fonte di sostentamento primaria di tutta Cybertron. L’intera società cybertroniana si divide fra i minatori, una classe operaia incapace di trasformarsi, ed i veri e propri Transformers, robot che hanno un “ingranaggio” che permette loro di ambiare aspetto, e che ricoprono sostanzialmente il ruolo di classe privilegiata. A capo di questa società profondamente divisa si colloca il personaggio di Sentinel Prime, ultimo Prime rimasto, intento a cercare da decenni la Matrice del comando, l’unico strumento in grado di risanare il pianeta e dare libero accesso all’energon ad ogni cybertroniano.
I cambiamenti dal canone originale sono numerosi, non vi è la presenza dei gladiatori – Megatron era il gladiatore più potente e famoso – così come l’incontro e l’amicizia fra Orion Pax e D-16 assume connotazioni differenti in questo film. La sostanza comunque non cambia e la pellicola in modo decisamente ben stratificato, come già detto, rende un tema come quello della lotta di classe perfettamente papabile tanto per un pubblico giovane quanto per un pubblico adulto. Quando i futuri Optimus Prime e Megatron scopriranno la verità che si cela dietro la scomparsa dei Prime originali e la ricerca della Matrice del comando, i due si divideranno man mano che la pellicola andrà avanti, fino ad un finale esplosivo in cui la loro etica differente creerà un muro insormontabile fra di loro e le fazioni che li seguiranno, dando vita agli Autobot e ai Decepticon.
Il film riesce nel difficoltoso compito di accontentare tutti senza mai perdere sé stesso: le sequenze d’azione sono numerosissime e ben coreografate, in alcuni casi anche estremamente violente. Le scene di battaglia però non prendono mai il sopravvento sulla costruzione graduale e ben ragionata dei personaggi in gioco, che dall’inizio alla fine del film cambieranno tanto esteriormente quanto interiormente. I dialoghi, con un doppiaggio originale a dir poco strepitoso, sono estremamente d’impatto, capaci di non risultare banali ma neanche artefatti, ancora una volta riuscendo a risultare trasversali. Se esiste qualcosa che si rivolge principalmente ad un pubblico più giovane, si tratta senza dubbio dell’umorismo, che non risulta sicuramente infantile ma comunque basato su alcune gag e tempi comici che paiono costruiti più che altro per catturare l’attenzione dei più piccoli.
Questo film, d’altronde, è capace di passare da scene in cui il futuro Bumblebee esegue diverse battute decisamente stupide, seguite da espressioni facciali esagerate, per poi arrivare a sequenze in cui vengono mostrati due omicidi in brevissimo tempo, mentre un personaggio aizza una folla urlante ad una ribellione ultraviolenta. È nell’equilibrio precario fra questi due elementi che Transformers: One trova la sua forza, oltre che in un comparto tecnico decisamente invidiabile. La direzione di Josh Cooley unitamente alle animazioni dello studio Industrial Light & Magic hanno reso Transformers: One una perla anche dal punto di vista grafico. Tanto scene con “semplici” dialoghi quanto le varie sequenze d’azione sono girate in modo a dir poco perfetto, rendendo le prime particolarmente d’impatto, sottolineando egregiamente l’intensità e le intenzioni espresse nei dialoghi, e allo stesso tempo le seconde cinetiche, divertenti e intrattenenti ma, soprattutto, sempre estremamente comprensibili.
Ma perché un film che sembra essere così ben confezionato e che, tra l’altro, è stato ampiamente apprezzato sia dalla critica che dal pubblico andato in sala, non è neanche riuscito a doppiare un basso costo di produzione come 75 milioni di dollari? Tornando proprio alla questione marketing del film e al trailer diffuso ad Aprile di questo anno, il problema palese sembra essere che Transformers: One sia stato pubblicizzato come un film unicamente rivolto ai bambini. Io stesso che vi sto scrivendo questo articolo ho avuto un pessimo approccio con il marketing della pellicola, presentata in modo infantile e distribuita in contemporanea con un film che prometteva di riempire le sale, Joker: Folie à Deux.
In questo ambito risulta assurdo che a pubblicizzare il film sia stato addirittura un privato cittadino su X – ex Twitter – con il nome di “Is Transformers: One out?”. Questo utente è stato talmente influente nel comunicare al pubblico mondiale la bellezza di questa pellicola, in modo tra l’altro estremamente propositive, divertente ed educato, che persino il regista Josh Cooley ne è venuto a conoscenza, confermandolo durante una intervista in una sala francese. Viene naturale chiedersi a questo punto come sia possibile che la Paramount Pictures si sia lasciata sfuggire un’occasione simile, avendo modo di pubblicizzare un film che potenzialmente avrebbe potuto mirare ad incassi simili a quelli dei film di Michael Bay.