Dungeon Food è l’ultimo anime targato Studio Trigger, andato in onda su Netflix a cavallo fra la stagione invernale e primaverile di questo 2024, con ben 24 episodi che si sono susseguiti senza pause. L’anime è una trasposizione del manga omonimo di Ryoko Kui, pubblicato in Italia dalla casa editrice J-POP e concluso in Giappone. Con la messa in onda della ventiquattresima puntata, l’anime ha trasposto in totale 52 dei 97 capitoli che costituiscono l’opera.
Dungeon Food è su Netflix: https://www.netflix.com/it/title/81564899
Opzioni per lo streaming
In un mondo dal taglio di un fantasy classico in cui i dungeon sono una realtà tangibile di tutti i giorni, su un’isola remota comparve uno di grosse dimensioni e dai pericoli infiniti, equiparabili solo alle immense ricchezze al suo interno. Il re del dungeon apparve ai primi avventurieri, affermando che chiunque avesse completato l’avventura al suo interno ne avrebbe anche ricevuto i tesori. Così, conosciamo Laios, Marcille e Chilchuck che, a seguito di un incidente in cui perdono una loro compagna, Falin, si rimetteranno in viaggio nel dungeon anche se mal equipaggiati: all’interno conosceranno Senshi, il quale li aiuterà in questa avventura, facendo loro mangiare i mostri stessi che abitano il dungeon.
Dungeon Food fa parte di quel ricco filone di fumetti che hanno come protagonista principale il buon cibo, declinando la tematica a suo modo e accostandola ad una avventura che ha il respiro del più D&Diano dei fantasy. Come un fiocco riesce a migliorare un pacco regalo, così le animazioni dello Studio Trigger hanno contribuito a rendere questo anime, in concerto con quanto raccontato, una delle esperienze animate più appaganti di questo 2024, fino ad oggi. Lo studio di animazione è stato fedele nel trasporre gli eventi narrati nelle 24 puntate della stagione, andando solo a limare alcuni character design e cambiare il tono di alcune scene, rendendo tutto più consono allo stile che ci si aspetterebbe dallo Studio Trigger.
Per chi non conoscesse Studio Trigger, ricordiamo che alcune delle opere più famose per cui è ricordato sono ad esempio Promare, Kill la Kill, ma anche Gurren Lagann, se si considera per estensione il periodo in cui gli animatori militavano nello studio Gainax. Si tratta sì di opere fantasy, ma molto più vicine all’universo mecha, molto lontane insomma dal fantasy classico di Dungeon Food: questa dissonanza stilistica poteva spaventare all’annuncio, ma arrivati alla fine della visione possiamo dire che lo Studio Trigger ha assolutamente fatto un lavoro stupendo, uscendo dalla propria zona di comfort ed avendo successo nell’impresa.
Dungeon Food annovera un ampio parco personaggi, tutti caratterizzati da personalità sopra le righe, che sfoceranno in numerosissime scene comiche dai toni più disparati, passando dal black humour fino a semplici gag. Proprio grazie a questo tono umoristico, lo Studio Trigger ha saputo esprimere parte del suo stile. Ciò non toglie che anche i numerosi combattimenti e le scene di cucina siano state curate con lo stile e la cura tipiche dello studio d’animazione. Proprio sotto questo punto di vista, l’anime in effetti mostra uno spirito meno attento al piatto finale o ai piccoli gesti necessari a prepararlo, rispetto a molti altri prodotti simili.
Come già detto, Dungeon Food declina la tematica del cibo a suo modo, rifiutando un taglio documentaristico o più voyeuristico sulle preparazioni dei piatti, ed abbracciando piuttosto il lato puramente fantasy della sua ambientazione. I personaggi in primo luogo incontreranno i mostri, per la maggior parte ispirati alle più classiche creature che abitano qualsiasi fantasy ispirato a D&D, o anche ad altri fonti come il gioco Wizardry, come si nota dal design canide dei Koboldi. Da quel momento inizierà un viaggio di riscoperta di queste creature, in cui la loro anatomia verrà analizzata e presentata in primo luogo per sconfiggerli e, in seguito, per cucinarne i resti. In questo modo un comunissimo golem verrà rivisitato come terreno di coltivazione, le armature viventi come colonie di molluschi e ci sarebbero numerosi altri esempi di rivisitazioni decisamente originali di queste creature.
Lo show non è comunque tutto fritture e momenti in cui i protagonisti si travestono da ridicole rane: man mano che le puntate proseguono, lo spettatore imparerà a conoscere meglio il mondo narrativo, comprendendone il sistema sociale e politico, quello magico e diverse caratteristiche legate all’esistenza dei dungeon. I protagonisti avranno tutti quanti dei momenti di approfondimento a loro dedicato e si potrà avvertire come le puntate non siano affatto costruite su trame verticali, bensì su di una trama orizzontale che si andrà a fare via via più cupa ed intensa. Fino al finale della stagione ci saranno diverse scene cruente, momenti tesissimi ed in generale Dungeon Food si dimostrerà così una piccola avventura epica, decisamente sfaccettata ed appagante per ogni gusto.
Come già detto comunque, i meriti di questo anime non vanno solo al materiale trasposto, ma anche alle incredibili animazioni confezionate dagli animatori dello Studio Trigger. Nell’ovvia impossibilità di analizzare ognuno dei 24 episodi nel dettaglio, due su cui sarebbe assolutamente necessario soffermarsi sono quelli del Drago rosso e quello dell’undine. Nel primo caso lo scontro di quell’episodio, i giochi di luce dovuti alle esplosioni e le fiamme, la regia che ha accompagnato anche semplici movimenti, ogni elemento ha contribuito a creare uno scontro dinamico e mozzafiato, anche in una situazione tutto sommato low fantasy, lontana dalle esplosioni delle dimensioni di una galassia a cui lo Studio Trigger ci ha abituati. Nell’episodio sull’undine si può ammirare invece una animazione dei fluidi eccezionale: animare l’acqua è già di per sé un lavoro difficile, ma renderla credibile e bella da vedere, soprattutto in un prodotto seriale piuttosto che in un film, è un lavoro a cui rendere merito.
