Kabi Nagata ha il dono di sapersi raccontare, con naturalezza, schiettezza ed umorismo. Non è un’affermazione nuova su questi lidi, dal momento che La mia fuga alcolica è forse la sua opera più completa da un punto di vista contenutistico ed artistico, di cui potete trovare un parere più approfondito qui. Diario di una guerriera single continua lo stesso filone autobiografico, con un approccio differente.
La mia prima volta – l’opera promotrice della Nagata sulla scena nazionale e internazionale – e La mia fuga alcolica sono spaccati di vita in grado di connettersi al lettore in maniera autentica e spontanea, filtrando eventi del passato remoto e prossimo dell’autrice con la lente del tempo, dell’autoanalisi e del derivante umorismo tragicomico, tanto visivo quanto narrativo. Lettere a me stessa, invece, pubblicato in due volumi (uno in Italia) fra le due opere sopracitate ha una struttura più procedurale, dettata dalle due tematiche portanti (una per volume) e perciò meno legata alla sequenza biografica degli eventi. In questo senso, Diario di una guerriera single può esserne considerato il sequel più diretto, seppur spirituale.
Pubblicato dapprima in capitoli sulla piattaforma Web Action, il suo sviluppo e le riflessioni ivi contenute sono influenzate da avvenimenti accaduti durante la pubblicazione del Diario stesso. È un tipo di scrittura dove la quarta parete non viene sfondata, semplicemente “non esiste”. Questo significa l’assenza di filtro temporale ed un legame più stretto al tema dell’opera , ancor più stretto che nelle Lettere. Infatti, lo stesso susseguirsi dei capitoli è dettato dalla consecutio delle riflessioni della Nagata sul tema portante del manga, con gli eventi autobiografici trattati più come sfondo e/o intermezzo di un flusso di coscienza diviso in capitoli. Qual è quindi questo tema?
In copertina è raffigurata “Kabi Nagata” (ossia il personaggio con cui ella si rappresenta nei suoi manga ed a cui è assegnato tale pseudonimo) vestita da sposa, con un’espressione sconfortata, in una perfetta schematizzazione del risultato di un set fotografico cui l’autrice si è sottoposta con grande desiderio, salvo poi rimanerne delusa. Questo piccolo episodio della sua vita è il seme da cui nasce l’intero volume, fungendo da promotore ad una serie di riflessioni sull’amore ed il concetto di coppia.
Come già notato, Diario di una guerriera single è un’opera è un’opera che, si potrebbe dire, “si è scritta durante la sua scrittura”, per cui partendo dall’autobiografia ha effettivamente fatto convergere in uno spazio ristretto di pochi capitoli riflessioni passate e presenti, vivendo in presa quasi diretta lo sconvolgimento delle stesse, giungendo ad una sorta di epifania verso il finale, prima di un epilogo ottimista e con uno sguardo sulla sua vita, a rassicurare il lettore della ritrovata tranquillità.
La messa in scena sintetica, oggettiva e cristallina della complessità dei concetti e delle riflessioni di Kabi Nagata, con l’aiuto della solita potente, divertente ed affascinante sintesi visiva, è un punto di forza di ognuno dei suoi volumi autobiografici. In questo caso, però, un passo indietro nella forma rispetto a La mia fuga alcolica lascia molto più spazio al contenuto.
Le riflessioni sulle difficoltà di comprendere l’amore sono efficaci nella loro semplicità. Non cercando una lettura filosofica universale e quindi non pretendendo di adattarsi ad altri individui al di fuori dell’autrice stessa, riescono a scavare nel lettore, portandolo a porsi le sue stesse domande per arrivare alle proprie personali conclusioni. Con un’epifania priva di pathos e proprio per questo potente nella sua resa emotiva, Diario di una guerriera single spazza via una serie di preconcetti anteposti dall’essere umano e dalla società che lo circonda all’amore di coppia, al concetto stesso di partner e di relazione.
Non occorre etichettare la propria identità di genere e sessuale, o conoscere qualcuno con lo scopo unico e ultimo di rendere questa persona un partner e nemmeno pretendere di avere una relazione perfettamente simmetrica dal punto di vista sentimentale. Kabi Nagata rappresenta molti di questi come ostacoli, che vengono prontamente spazzati via nel capitolo dell’epifania, dove una mail di un fan sconvolge i pensieri formulati fino a quel momento.
Le seguenti realizzazioni avvengono a valanga e vertono quindi su un nuovo concetto, centrale nella sua banalità: l’amore per se stessi. Amarsi e accettarsi è un atto complesso, forse mai completamente raggiungibile, eppure rappresenta lo stesso un atto d’amore. L’amore per se stessi è l’atto che permette di proiettare amore sugli altri, facendolo diventare uno scambio reciproco in grado anche di guarire quei “pezzi di cuore” che non si è in grado di riparare da soli.
Concetti complessi, che la retorica contorce ancora di più. Invece Kabi Nagata riesce a sintetizzarli e rappresentarli usando la sua vita come tramite, con una semplicità disarmante, sottesa da una potenza narrativa invisibile ed immensa.
“La zuppa di miso che ho cucinato è buonissima!”
È solo un piccolo spaccato di vita, solo un piatto quotidiano cucinato in un giorno della settimana indefinibile. Eppure commuove, perché è il punto di arrivo di un lungo percorso, forse di una vita intera; eppure non è che un nuovo inizio, un piccolo passo verso l’equilibrio e l’amore per se stessi.
Scheda tecnica
Autore: Kabi Nagata
Data di uscita: 28 Set 2022
Tipo prodotto: Fumetti
Prezzo: 12,00 euro
Rilegatura: Brossurato con Sovraccoperta
Formato: 15×21
Interni: B&N
Pagine: 128