Città Futura, l’album di esordio di Bassolino: un’opera rock mediterranea
Leggi qui la recensione di Giuseppe Fraccalvieri (1° marzo 2024)
Leggi qui l’intervista a Bassolino, a cura di Giuseppe Fraccalvieri (1° marzo 2024)
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Città Futura è l’album di esordio di Bassolino, musicista, compositore e produttore napoletano attivo da molti anni, che può contare numerose produzioni anche a livello internazionale.
Questo disco, colonna sonora di un film mai registrato, immaginata da Dario Bassolino durante la pandemia, vuole riportarci ai gangster movie meridionali della seconda metà degli anni ’70.
Anche musicalmente il lavoro si lega a generi musicali particolarmente in voga negli anni ’70, il rock progressive, il funk e la fusion; anche se questo è un disco in larga parte strumentale, non siamo di fronte però a uno di dei viaggi psichedelici dell’epoca, ma veniamo immersi in un sound mediterraneo e urbano.
Anche nella durata, i brani non sono quelle suite da dieci, venti o più minuti ai quali ci avevano abituati prog e fusion (ma scommettiamo che avrebbero potuto esserlo). Disciplinatamente tagliati per esigenze appena più commerciali, si tengono tra i quattro e i cinque minuti.
Città Futura di Bassolino non è insomma una foto sbiadita, ma sembra quasi riuscire a riportarci a quei decenni con colori pieni e tutta la loro vitalità (e un tocco di gusto moderno).
La prima traccia, Napoli Visionaria, ci ricorda da subito che siamo nel capoluogo campano, ma quasi vivendo le atmosfere anni ’70, a metà tra Black Market dei Weather Report e i Perigeo.
Il secondo brano del disco, ‘E parole, con LNDFK (nome d’arte di Linda Feki) è semplicemente una perla.
La cantante italo-tunisina Linda Feki si mostra in una veste assolutamente inedita, perlomeno rispetto alla sua produzione disponibile digitalmente. Con una voce che non può non ricordare Teresa De Sio, ci regala un brano mediterraneo, che più di così non si può. Il solo di flauto di Chicca Iavarone profuma di progressive rock ed impreziosisce ulteriormente un pezzo già meraviglioso.
Viene davvero da sperare che Bassolino possa farci ascoltare ancora musica del genere.
La terza traccia, Oro di miele, invece, mostra uno dei lati più romantici del prog di quegli anni, ricordando la delicatezza di gruppi italiani come Le Orme o Picchio dal Pozzo.
Nel quarto brano, Malavita, la voce di Gennaro Apuzzo si erge prepotente sul sound funk, con un testo in napoletano che si imprime subito nella testa (probabilmente vi ritroverete a canticchiarlo). Dialoga con Chicca Iavarone e ci descrive una vivida scena di un gangster movie, con una storia d’amore, non priva di spine, tra un uomo e una donna. “Ma tu gli vuoi bene, non lo puoi cambiare”. E sullo sfondo, la malavita. Intenso.
La title-track Città Futura sembra portarci in automobile per le strade di una città. Qui ritorna forte il profumo di cinema che avvolge tutto il disco. Sembra quasi di vedere Napoli e il suo mare dai giardini di un’automobile, mentre neri pensieri avvolgono lo svolgimento della storia.
La Fuga Finale ci accompagna con gli ultimi minuti del disco: un crescendo dai tratti drammatico e ricco di ritmo, mentre il “protagonista è in fuga dopo un omicidio e prova a nascondersi tra le barche, sulla spiaggia”.
Con ospiti in gran forma e un concept originale ma ancorato all’immaginario di molti di noi, e almeno un paio di piatti forti, Città Futura è un disco pazzesco, che merita la migliore fortuna. Consigliatissimo se siete in automobile, in viaggio o se volete di nuovo immergervi in una certa controcultura anni ’70 e ’80.
O se non vi aspettavate una vera e propria opera rock mediterranea, così, nel 2024.
Ringraziamo Dario Bassolino per aver risposto alle domande di XtraCult.
La sua biografia lo definisce “napoletano di nascita e di ideali”. Cosa intende?
Intendo rivendicare una certa fedeltà al mio luogo di origine. Non campanilisticamente, come spesso del resto si fa: sappiamo quanto Napoli ad oggi sia al centro dell’attenzione e quanto sia “conveniente”, per certi versi, legarsi al nome di Napoli. Gli ideali che intendo nella mia definizione infatti non riguardano “il riscatto sociale”, ovvero “l’arricchimento economico di un individuo proveniente da classi meno agiate perché talentuoso” – un meccanismo figlio di un turbo capitalismo che se potessi eliminerei – ma riguardano il sentirmi parte di una precisa dignità storica e culturale legata alla città di Napoli, al suo patrimonio genetico.
‘E parole ci mostra LNDFK in una veste folk straordinaria e inedita (almeno al pubblico digitale). Da dove viene l’idea di questo brano in particolare e di avere proprio lei in quel ruolo?
La canzone nasce con uno scopo ben preciso: evocare la natura folk della forma canzone-napoletana. ‘E parole è un brano che ho scritto volontariamente in un napoletano non necessariamente contemporaneo, cercando di evitare i molti neologismi che la lingua sta incorporando. In merito alla questione della lingua, si parla molto poco ad esempio di Raffaele Viviani, il suo linguaggio mi ha spinto a cercare verso quella dimensione. LNDFK, ovvero Linda Feki, ha doti canore incredibili ed ha una grande elasticità interpretativa. Ho sempre sognato di poter “utilizzare” il suo strumento in un brano del genere: inizialmente era restia ma dopo aver ascoltato il provino in studio si è convinta immediatamente a registrare una demo. Illuminante.
Città Futura si mostra come concept album ispirato a una certa cultura pop anni ’70 e ’80. In cosa consiste il “futuro” indicato dal titolo?
Il futuro è un concetto molto labile. Il futuro per me è il miglioramento, è la capacità di comprendere dai propri sbagli e di migliorare, è una possibilità. Città Futura è inoltre il nome di una rivista del 1917, a numero unico, curata da Gramsci: anch’essa è un invito specifico ai giovani socialisti ad organizzare il proprio futuro educativo e formativo.
Città Futura nasce dalla passione per la cultura degli anni ’70, ma da dove nasce la passione di Dario Bassolino per quegli anni?
La passione mi è stata probabilmente passata da mio padre, giornalista, ex sindacalista in quegli anni (78-90) a Roma e Napoli. Da piccolo ho avuto accesso a molti libri (Pasolini, Gramsci…) e la curiosità mi ha sempre spinto ad indagare determinati argomenti in una prospettiva sociologica. Ho investigato davvero tanto nella controcultura di quegli anni e nei tentativi critico-filosofici di trovare dei sistemi sostenibili che potevano sostituire il capitalismo contemporaneo. La storia del nostro paese passa per quegli anni e per tutta una serie di appuntamenti e di trame che hanno generato un cambio definitivo di rotta culturale, espressosi poi negli anni 80 e degenerato nei ’90. Il progetto infatti inizialmente avrei voluto chiamarlo “La Deriva” indicando così il declino subito dall’Italia nella qualità della produzione audiovisiva.
Questo album è stato concepito durante la pandemia. Quanto quel periodo particolarissimo ha condizionato il mood del disco?
La pandemia ha significato davvero tanto: ho avuto la fortuna di passare dei momenti in compagnia di persone speciali e quindi di valorizzare il tempo che avevo. La ricerca è passata attraverso tante ore ad ascoltare dischi o guardare film dell’epoca, per non parlare dei libri. Ho avuto il tempo che forse non avrei mai avuto nella mia vita per approfondire seriamente gli argomenti che mi interessavano. Possiamo definirla quindi una vera evasione della realtà…
Città Futura è un lavoro molto “cinematografico”. Ha mai pensato di dedicarsi alle colonne sonore?
Certo. Il problema è che oggi il mondo della musica è molto settorializzato e specialistico. In Italia non c’è molta comunicazione tra le parti quindi ho provato letteralmente ad inventarmi un film per comporci la mia colonna sonora. Il disco infatti musica una sceneggiatura, scritta da me, che tratta la storia di un “produttore discografico” che soffre del fatto di non avere più il successo di un tempo. Spero che qualcuno un giorno mi aiuterà a mettere in video questo script.
Sarà possibile ascoltare Città Futura dal vivo?
Vorrei portare la band completa in giro questa estate, intanto, presenterò Città Futura con un listening party al Brilliant Corners di Londra.
Un disco dal sound losco, pulp, grottesco e romantico: CITTÀ FUTURA è il nuovo album di BASSOLINO,
in uscita il 1° marzo 2024 per Periodica Records
La colonna sonora di un ideale film popolato da gangster, cartomanti e cantanti “di giacca”. Animato da voci di piazze brulicanti di vita e da un suono proiettato verso le stelle ma saldamente ancorato a una terra bruciata dal Sole. Un disco carico di groove dal sound “losco, pulp, grottesco e romantico” che affonda le proprie radici nel passato per disegnare una nuova, visionaria “città futura”.
Esce l’1 marzo 2024 Città Futura, il primo album di Bassolino, nuovo progetto artistico del pianista, compositore e producer napoletano Dario Bassolino, attivo nel panorama nu-jazz (e non solo) nazionale e internazionale ma soprattutto esponente di spicco della nuova e vivacissima scena musicale partenopea. Il disco esce in digitale e in formato LP 12” per due etichette seminali, la berlinese Jakarta Records e la napoletana Periodica Records, label di “neapolitan electronics e funk music”.
Prodotto insieme a Paolo Petrella, l’album è arricchito da un gruppo di cantanti e musicisti di tutto rispetto – fra cui Linda Feki (LNDFK) e Andrea De Fazio (Parbleu, Nu Genea) – che dialogano fra loro mantenendo le rispettive identità.
“Alla base c’è una forte idea di collettivo: ogni musicista ha il suo spazio espressivo e timbrico, cercando di rompere determinati stereotipi di genere e provando a disinnescare il rischio ‘revival’. La sfida è tutta lì”.
Fra percussioni mantriche e melodie arabe, blues metropolitani e atmosfere cinematografiche, allucinazioni sonore, omaggi neomelodici e discofunk orchestrale si avvicendano le sei tracce – Napoli Visionaria, ‘E Parole, Oro di Miele, Città Futura, Malavita e Fuga Finale – di un disco “enigmaticamente pop, di matrice prog e jazzfunk”, come lo definisce lo stesso Bassolino, musicista influenzato da artisti diversissimi, da Hermeto Pascoal ai Goblin, da Tullio De Piscopo a Franco Califano, passando per Lucio Battisti e Airto Moreira.
Prima di tutto, però, Città Futura è un lavoro che rivendica con orgoglio l’affermazione di un sound “meridionale”, nella sua accezione sociologica, al posto dell’inflazionato stile “mediterraneo”. Attraverso un inestricabile groviglio di memoria e invenzione, storia e immaginario, vita e storyboard, l’album rilegge e riattualizza in modo appassionato la cultura pop degli anni ’70 per provare a interpretare il presente, nella convinzione politica che è nelle forme espressive più popolari che si trova la fotografia più autentica di una società. “Sono spesso ispirato dalla filosofia e dalla sociologia. La musica infatti per me ha un valore esplicativo di un certo spazio storico e sociale, è rappresentazione della società” afferma l’artista campano, estimatore di Gilles Deleuze e Alberto Sordi, Mario Bava ed Elio Petri, Monicelli e Sciascia, Volontè e Rodolfo Sonego, così come Antonioni e il cartomante napoletano Gennaro D’Auria.
Un disco “gramsciano”, insomma. Ispirato da un decennio di crisi, realizzato nel pieno della crisi del nostro tempo.
SCHEDA ALBUM
Città Futura ha la sua genesi nel periodo pandemico, quando Bassolino utilizza il tempo “liberato” per dedicarsi alle sue ricerche incrociate preferite: musicali, storiche, cinematografiche. Parte da una storia dimenticata, quella di Pino Mauro: cantante e attore, pioniere di quel filone dei gangster movies che raccontava storie di contrabbandieri su musiche all’incrocio fra disco-funk e tradizione melodica napoletana, antagonista – nella vita e nei film – dell’idolo popolare Mario Merola. Bassolino si imbatte poi nel film del 1978 di Sergio Corbucci La mazzetta, colonna sonora di Pino Daniele.
“È a questo punto che la realtà e la fantasia iniziano a fondersi e inizio ad immaginare un nuovo personaggio, inventato, ma che sarebbe potuto esistere in questo ambiente. È così che ho iniziato a scrivere una sceneggiatura di getto, impersonificandomi nel mio protagonista. È così che sono nate tutte le canzoni del disco” racconta Bassolino. “Erano gli anni in cui eravamo obbligati a stare chiusi in casa. Il mondo contemporaneo iniziava a starmi stretto. Ho avuto tantissimo tempo libero e ho iniziato ad approfondire uno dei periodi più oscuri della Repubblica Italiana che aveva generato un orizzonte culturale irripetibile, con intellettuali come Pasolini e registi come Marco Ferreri, per citarne soltanto alcuni. Nel frattempo le domande aumentavano e le trame si intrecciavano: la P2 di Licio Gelli, il Patto Atlantico, la Mafia, Calvi e il Banco Ambrosiano, Andreotti e il delitto Pecorelli, le Stragi, la questione Meridionale, Gramsci. Città Futura.”
Il disco si apre con un brano che prende il titolo da un libro dello scrittore napoletano Luigi Compagnone: Napoli Visionaria è una canzone che evoca una immaginaria Piazza Mercato in cui le voci del popolo si moltiplicano e si confondono fra ritmi frenetici, armonie, melodie, chitarre funky e aperture di fiati a metà fra Kokoroko e Napoli Centrale. Un vero e proprio manifesto sonoro di libertà espressiva fortemente ispirata da Processione sul mare, un pezzo di Toni Esposito del 1976.
“Napoli Visionaria è la visione della mia città e di tutto ciò che essa rappresenta per me. La grande frenesia del popolo contrapposta all’immutabile bellezza delle pietre millenarie”.
Aperta da una vera e propria galoppata orchestrale frastagliata di improvvise evoluzioni prog, la traccia successiva, ‘E parole, è un brano cantato da Linda Feki (LNDFK) che qui sembra incarnare una versione iperrealista di Teresa De Sio, per celebrare in chiave contemporanea un periodo d’oro della musica italiana.
Bassolino canta invece Oro di Miele, un pezzo che ritorna sulle sonorità da prog italiano mescolandole a fughe lisergiche, ritmi brasiliani e ad atmosfere da cinema exploitation. Subito dopo, arriva Malavita, una canzone “proto-neomelodica” su base disco fine anni ’70, affidata alla voce di Gennaro Canaglia, cantante di giacca, raffinato nella sua accezione più popolare, alle prese con il disagio della scelta fra l’amore e il crimine, in un’interpretazione ad alto tasso emotivo e malinconico, come il genere originario richiede. Si arriva così, carichissimi, al blues metropolitano della title-track Città Futura, in cui il tema del sax risuona come un eco del porto, fra soavi voci da commedia sexy, ritmiche prog e atmosfere oniriche.
L’album si chiude nell’unico modo possibile, con un sentito tributo alla cinematografia gangster napoletana. Fuga Finale è una traccia grottesca come un’allucinazione sonora che accompagna l’epilogo dell’ideale pellicola di Bassolino: il protagonista è in fuga dopo un omicidio e prova a nascondersi tra le barche, sulla spiaggia.
Titoli di coda.
Tracklist
1. Napoli visionaria
2. ‘E parole feat. LNDFK
3. Oro di miele
4. Malavita
5. Città futura
6. Fuga finale
Credits
Tutti i brani sono stati scritti da Dario Bassolino e Paolo Petrella eccetto Napoli Visionaria, Oro di miele e Città Futura, scritti da Dario Bassolino, Paolo Petrella e Alessio Pignorio
Prodotto da Dario Bassolino e Paolo Petrella
Testi: Dario Bassolino
Dario Bassolino: Yamaha Cp70, Fender Rhodes, Farfisa Synthorchestra, Korg Sigma, voce, arrangiamenti
Paolo Petrella: basso elettrico, chitarra acustica, arrangiamenti
Andrea De Fazio: batteria
Alessio Pignorio: chitarra elettrica, chitarra acustica
Linda Feki: voce su ‘E parole, Napoli Visionaria, Oro di Miele, Città Futura
Chicca Iavarone: flauto, voce su Malavita e Napoli Visionaria
Alice Villa: voce su Città Futura
Pietro Santangelo: sax tenore
Riccardo Sala: sax tenore su Città Futura
Paolo Batà Bianconcini: percussioni
Gennaro Apuzzo: voce su Malavita e Napoli Visionaria
Caterina Bianco: violini
Luigi Scialdone: mandolini
Info
www.instagram.com/bassolino.
www.instagram.com/
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Testo e immagini dall’Ufficio Stampa GDG Press. Aggiornato il 1° Marzo 2024.