È molto semplice trovare delle storie in cui la musica riveste un ruolo preminente. Utilizzata come mezzo per narrare una biografia, una storia di revanchismo o di dannazione, queste storie sono a conti fatti la narrazione dell’amore per una forma d’arte per mezzo di un’altra forma d’arte. Complesso è invece trovare una storia di questo tipo non appartenente a nessuna di queste categorie, capace di raccontare molteplici sfumature di un essere umano e del suo amore per la musica. Ballata per Sophie di Felipe Melo e Juan Cavia è proprio una di queste storie.
La semplicità di una premessa non deve mai essere scambiata per mancanza di inventiva, semmai può essere manifestazione della volontà di comunicare in modo più diretto, focalizzando i propri sforzi sul come più che sul cosa. Non c’è quindi da sorprendersi se Ballata per Sophie muove i suoi primi passi con la classica stagista di un giornale, incaricata di intervistare un vecchio e burbero pianista, famoso in tutto il mondo e ormai isolatosi nella sua enorme villa. Non c’è da sorprendersi nemmeno nel sapere già, nella propria mente, l’ovvio svolgersi della vicenda, con i due personaggi destinati a creare un legame, confidarsi ed aprirsi, con un climax finale potente ed emotivo. È un canovaccio visto e rivisto, ancora e ancora. Eppure.
La potenza di Ballata per Sophie è l’utilizzo ai massimi livelli dei topoi del suo genere, dell’elevazione della storia in tre atti, annunciati quasi sfacciatamente dallo stesso anziano musicista, con una scelta al limite tra il diegetico e la rottura della quarta parete. Non esiste alcun tentativo di nascondere la semplicità delle premesse e della struttura narrativa e visiva, con pochissimi discostamenti dalla linearità del racconto e altrettante poco numerose rotture della gabbia.
L’intera attenzione di Melo e Cavia è focalizzata sui personaggi, sulla potenza delle tematiche e del limbo in cui il pianista Julien Dubois vive. La sua vita si srotola per centinaia di pagine con il classico racconto retrospettivo, condito di riflessioni ed elementi magari alterati dai ricordi, dalla vecchiaia e dal tempo. Questa semplicità estrema crea la perfetta proiezione del lettore nella giornalista Adeline, ansiosa di conoscere ulteriori retroscena e scoprire come alcune delle cose che vede siano divenute tali.
L’ordine del paneling e della narrazione sono lo strumento per il racconto di una straordinaria vita disordinata, la bacchetta del direttore d’orchestra capace di trasformare una cacofonia in armonia. Per questo motivo Ballata per Sophie si concede il ricorso al realismo magico, giustificato dall’alterazione delle memorie dell’ormai anziano Julien e veicolo di simbologie semplici ma di incredibile potenza.
Nel racconto di questa esistenza ormai al tramonto dominano colori pieni e pastosi, modulati in ombre morbide. In un gioco di armoniosi contrasti, le linee spezzate, ricalcate, frastagliate si armonizzano con le tinte tenui, creando nel presente la sensazione di malinconia normalmente attribuita al passato. Con un notevole ribaltamento delle aspettative, quindi, i flashback vivono di una tricromia di colori primari, dove il blu si articola in mille fredde sfumature, dominando un passato non rievocato con nostalgia, ma spesso con rimpianto, rimorso, pentimento e solo sporadicamente gioia. Il giallo definisce le luci, il rosso evidenzia elementi portanti ed entrambi sono veicolo di stati d’animo spesso contrapposti. Nel complesso si crea un effetto retrò, fondendo in una sola palette cromatica istanze narrative ed espressive. Il progressivo avvicinamento al presente nei racconti di Julien mescola poi le due palette, trovando continuamente nuovi ed eleganti equilibri.
Lo stesso equilibrio che non è concesso all’immenso pianista. Ricchezza e povertà, ribellione e sottomissione, Julien vive mille vite in una sola, cercando di colmare quel vuoto interiore che solo la sua arte, il suo amato pianoforte, potrebbero riempire. Ballata per Sophie è perciò una storia di talento, rivalità ed invidia e di come sono capaci di trasformare chiunque nel peggiore nemico di sé stesso. La storia di Julien è quella di un personaggio buono ma grigio, consapevole delle bassezze morali raggiunte, del male seminato ed infine raccolto, in fuga per decenni dal dolore e dal vuoto interiore.
La sincerità ed eleganza con cui si racconta è il mezzo con cui le sue emozioni arrivano in maniera diretta e potente, di fatto obliterando qualunque forma di retorica o giudizio morale. Julien Dubois è una persona, come tale fallibile, i cui difetti sono parte integrante della sua umanità, così come i suoi pregi lo porteranno a determinate scelte nel finale. In tal senso, Ballata per Sophie è anche una storia carica di passione verso la vita, perché racconta la vita nel suo complesso, senza nascondere o mascherare nulla.
Ed ecco come da una semplicità estrema nasce un racconto in realtà complesso nelle sue sfumature, lineare nella sua esposizione tanto quanto contorto è un percorso di vita, dove un comparto visivo di livello elevatissimo dialoga e racconta una passione per un’altra forma d’arte, di come, per quanto la vita possa allontanarla, essa tornerà sempre. Ballata per Sophie è una sinfonia in emozioni maggiori, in grado di dare importanza ai piccoli momenti, ai legami umani, alla vita in tutto e per tutto.
Scheda tecnica
Autore: Felipe Melo, Juan Cavia
Data di uscita: 23 Gen 2024
Tipo prodotto: Fumetti
Prezzo: 23 euro
Rilegatura: Cartonato
Formato: 17.5 x 25 cm
Interni: colori
Pagine: 320
L’albo recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.