
Invelle, film di animazione di Simone Massi – Opzioni per lo streaming
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Invelle – un viaggio nel tempo “in nessun luogo”
Quarantamila. È il numero, approssimato, di tavole create dal team di decine di disegnatori impegnati nella realizzazione di Invelle, primo lungometraggio di Simone Massi. Migliaia e migliaia di disegni per circa ottanta minuti di pellicola, composta da tre racconti collegati nel tempo e nello spazio. Tre generazioni di Italia, raccontate attraverso tre generazioni di una famiglia di Pergola e il loro dialetto, “ricomposto” da frammenti di storie e racconti di persone da Massi stesso. L’epopea del dialetto pergolese è confluita in centinaia di pagine di libro, ma questa è un’altra storia.
Invelle le sue storie le racconta in maniera diretta, lentamente, con un approccio neorealista legato alla modernità nella forma. La potenza del bianco e nero puri – solo raramente contaminati dal colore – e della commistione di tecniche animate si interfaccia con il desiderio di divulgare una realtà contadina andata perduta. Un film nato dalla sintesi di migliaia di realtà, amalgamate dalla finzione, condite dall’amore genuino di Massi per il suo territorio.
Quello di Invelle è un mondo antico, bucolico, isolato e pieno di difetti, che pur a piccoli passi riesce ad evolvere, fino a che da quella evoluzione viene schiacciato. Massi non addolcisce in alcun modo la durezza della vita a Pergola, partendo dall’epidemia di influenza spagnola, passando per il ventennio e la seconda guerra mondiale e arrivando agli anni ’60, eppure la guarda con affetto come una realtà da preservare. Non è nostalgia, è malinconia. È la voglia di preservare gli aspetti più belli del territorio, di non vederlo spopolato per via della fuga verso le città. È la necessità di preservare un dialetto prezioso, non a caso parlato dai personaggi del film e sottotitolato, in pieno spirito neorealista, in grado di rendere Invelle una testimonianza tanto quanto un racconto.
Questo aspetto domina l’ultimo racconto, negli anni ’60, mentre gli anni ’40 sono il nucleo politico dell’opera, che nell’odierna voglia di relativismo può sembrare “schierata”, quando si limita a raccontare la realtà oggettiva della brutalità fascista (e non è un caso che la violenza sia fuori schermo, come la stessa macchina da presa volesse distoglierne lo sguardo). Gli anni ’20 sono più lontani nel tempo, più rarefatti nella narrazione, meno sentiti nei loro problemi ma nondimeno efficaci. Sono la sezione più lenta di Invelle, che abitua l’occhio all’incredibile comparto visivo e ai tempi della narrazione. Sembra volersi cullare dello stesso ritmo della vita di quel tempo, con lunghe giornate e lunghe attese, muovendosi di momento in momento con delle transizioni possibili solo con l’animazione.
Invelle è quel tipo di opera tesa tra il passato e il presente. Il suo approccio alla narrazione e il disegno manuale discendono dal passato, ma l’unione di 2D, 3D e riprese dal vero passate attraverso un unico stile è più figlio di una tendenza degli ultimi anni. Il mondo raccontato è quello del passato, ma i problemi su cui riflette sono alla fine del presente.
Il filo rosso (o forse meglio fazzoletto rosso) conduttore dell’intero film è il racconto della vita in ogni suo aspetto, di un mondo in moto perenne come lo è il moto dei tratti bianchi nella pellicola. Un mondo che si trasforma, fluido come le transizioni tra una scena e l’altra, attraverso le storie, dal mito di Icaro alla fuga di un partigiano, attraverso le testimonianze di chi allora c’era e l’uso di un linguaggio unico nella fonetica e nella materia visiva.
Forse Simone Massi racconta di tutto, forse nulla, forse il film è un esercizio di stile e malinconia o forse un universo di significati. Ma la potenza delle sue immagini rimane nella mente, come quell’ultima parola, nobile nelle origini ma umile nell’uso, la sintesi di un viaggio nel tempo attraverso un unico luogo dello spazio: Invelle, “da nessuna parte”, come a dire “sono solo qui, nei dintorni, a raccontare una storia”.
Dopo la presentazione in anteprima mondiale alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, dove ha ricevuto il Premio Carlo Lizzani dagli esercenti italiani più coraggiosi del 2023, la partecipazione ad Alice nellà Città e un intenso perscorso festivaliero fatto di oltre 15 appuntamenti internazionali e italiani, e diversi premi e riconoscimenti ottenuti, arriva in sala dal 29 agosto 2024 INVELLE, il primo lungometraggio di Simone Massi, distribuito da Lucky Red.
Ex operaio, formatosi poi alla Scuola del Libro di Urbino, Simone Massi ha realizzato e diretto animazioni selezionate nei festival di 75 Paesi del Mondo. Vincitore di oltre 300 premi, fra cui un David di Donatello, tre Nastri d’Argento, un Premio Flaiano per l’animazione realizzata all’interno del documentario La strada dei Samouni, Premio Oeil d’Or al Festival di Cannes 2018.
SINOSSI
NOTE DI REGIA
Nel pezzo di terra dove sono nato e cresciuto non c’è niente di importante da vedere e da ricordare, niente che possa essere considerato degno di finire sui libri. Una sorta di “Invelle”, un non luogo da cui la Storia con la maiuscola ha preso e preteso tutto quello che voleva e poteva. In cambio abbiamo avuto le storie con la minuscola, quelle che o le tramandi a voce oppure si perdono







