Relax di Calcutta: un viaggio nel buio del presente

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la cover dell'album Relax di Calcutta
la cover dell’album Relax di Calcutta (Bomba Dischi/Sony Music)

Nel bisogno generale di feste e aperitivi che funziona molto bene per dimenticare questo presente, Calcutta è tornato, ed ha avuto il coraggio di sussurrare, cantare, ululare la sua verità. L’album Relax si tuffa profondamente nella sensazione che il nostro tempo sia molto più oscuro, ampio e vibrante delle luminescenze di uno smartphone. Se siamo alla ricerca di un modo per uscire temporaneamente dallo sfavillante labirinto delle nostre abitudini digitali, le undici tracce di Relax sono un possibile spiraglio aperto su quella realtà che a volte è più difficile vedere.

Dopo aver ascoltato Relax, anche la performance di Roma a Villa Medici ha cambiato d’aspetto, diventando una metafora di quello che sarebbe stato l’album: fessure su un mondo che abbiamo poca voglia di ammettere essere il nostro. Confidenze sussurrate, scintille d’amore nel traffico, geografie di un’Italia non instagrammabile, solitudini da esplorare, il riconoscimento del peso della ripetitività, l’intimità di un lutto, fino all’intuizione di una sconfitta epocale che, come società, stiamo vivendo Tutti.

Ma questo buio a cui Calcutta ci invita, una volta percorso è una strada che apre lentamente alle fluorescenze ambigue del nostro essere. Ora possiamo immergerci nel mare profondo che ci appartiene. Possiamo finalmente incontrare creature luminescenti degli abissi, stati di coscienza dimenticati, il mondo di una vita intima che è il vero lusso del nostro presente. Tutto l’album è una fuga dal chiasso luminoso e sonoro della vetrina continua a cui siamo sottoposti, e solo questo sarebbe un motivo sufficiente per ascoltarlo più di una volta.

Sorpresa, leggerezza e malinconia sono tre possibili strade che ci troviamo a percorrere nell’ascolto dell’album. Chi avrebbe mai immaginato un Coro alpino all’inizio di un disco? Eppure, nel riascolto appassionato, questa scelta sembra quella giusta. Senza troppo immergermi in interpretazioni che ci porterebbero lontano, c’è come il sentore di un manifesto che già da solo varrebbe discussioni abissali. La prima traccia porta con sé idealmente anche tutte le tematiche che troveremo vaporizzate nell’album: relazioni, amore, natura, e società.
Ma le tracce scorrono veloci, passeggiate leggere, malinconie urbane, ritmi groovy che tracciano sentieri inaspettati, e il tempo condensato di 2minuti per parlare di una storia che non riesce a finire nonostante il peso della realtà. Siamo già Tutti quasi al centro del disco, dentro ad una foto di gruppo in cui ci troviamo, senza volerlo, e Calcutta con voce e piano sta li a dirci cose che non avremmo voluto sapere.
Edoardo fa sapere – nelle Stories Instagram di mercoledì 25 ottobre – che Intermezzo3 è stata scritta in treno, senza troppo pensarci, solo musica, che a me evoca tutta l’IA che verrà. Ma siamo già quasi al fondo del disco a chiederci se avremo memoria per le tristezze che hanno provato ad abbatterci, chiedendoci se abbia ragione Calcutta: per salvarci davvero, abbiamo bisogno di sentire cosa viviamo, anche quando non lo vorremmo?
Dopo l’abisso, un po’ di musica dance, ma non per risalire sulle vette delle illusioni ma per tollerare meglio la tematica finale del disco: la solitudine. Il percorso non pare mai in salita, con sonorità che arrivano fino alla morbidezza degli anni ’60.
Allegria… chiude in una quasi atmosfera easy jazz, accompagnandoci fino in fondo al mondo di Calcutta, e alla sua abilità di attraversare la tristezza senza rimanerne schiacciato.

Soprattutto in questo album possiamo notare l’insolita capacità di Calcutta di rivisitare, con i suoi collaboratori, il sound degli anni ’60, ’70, ’80, donando una maggior sensibilizzazione alle sonorità del passato, e offrendoci la possibilità di riascoltarle per comprenderne ora più a fondo la loro profondità espressive.

Un ricordare non per nostalgia, ma per costruire un nuovo presente, in cui poter davvero vivere. Se questo viaggio ci interessasse potremmo addirittura innamorarci dell’album, in caso contrario, Relax è consigliato a chi volesse, anche solo a livello sociologico, comprendere un po’ di più questo presente, che sfugge a tutti tranne al cuore dei poeti.

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Calcutta a Villa Medici: affinità elettive e risorgimento

Quando Calcutta ha comunicato su Instagram che il 14 e 15 ottobre avrebbe presentato alcuni brani dopo cinque anni di silenzio, ha suscitato l’entusiasmo dei suoi fan. La notizia che questa volta il cantante si sarebbe trovato nei saloni storici di Villa Medici, anziché in un negozio di frutta e verdura, o in un autogrill, ha suscitato un crescente stupore.

Questa residenza storica si trova sulla collina del Pincio nel punto più alto di Roma, a pochi passi da Trinità dei Monti. Chi segue il cantante sa che le sue scelte sono spesso imprevedibili, e questa attitudine è parte integrante della sua arte.

Così, chi è riuscito a prenotare un posto, con un biglietto in mano e l’euforia per la novità, ha raggiunto Villa Medici, per trovarsi di fronte ad una nuova sorpresa: Calcutta ha suonato dentro ad un’installazione di Nico Vascellari.

L’artista è il più noto performer italiano al mondo, apprezzato pubblicamente da Marina Abramovic, ed ha iniziato la sua carriera ufficiale con una performance dedicata proprio alla musica: Nico and the Vascellari. (https://www.raicultura.it/arte/articoli/2018/12/Nico-Vascellari-fad9112e-c6d6-4910-80cb-fb8cc70f5caa.html).

In questa occasione l’installazione che i fan hanno incontrato è stata in grande armonia con la narrazione del cantante, che ha dato sempre risalto alla possibilità di osservare la realtà da punti di vista insoliti come quando canta “…guardare il cielo da fessure, come topi dai tombini…” (Limonata).

Una volta entrati nella sala dedicata ai fan, le persone si sono trovate ad osservare

una grande parete traforata con il nome del nuovo album “Relax”. Al di là di questa barriera, Calcutta provava con il suo gruppo alcuni brani del repertorio che presenterà nei prossimi concerti. Inoltre, in corrispondenza della lettera “L” della grande scritta traforata si trovava un pulsante rosso. Una volta premuto, questo pulsante attivava una voce di una donna amplificata che pronunciava la parola “relax”, seguita da uno dei versi del nuovo album.

Questa discontinuità sonora tra cantato e inserti vocali, la possibilità di sbirciare le prove, lo scambio tra i convenuti, e la location di grande prestigio, hanno dato vita alla Performance di Nico Vascellari, alludendo anche alle aperture che l’arte di Calcutta volge in questo presente.

I partecipanti raccontano di un’esperienza ricca di stimoli e nuove suggestioni. Inoltre, con gli 8 € del biglietto, hanno contribuito a proteggere i boschi, tramite i proventi devoluti al Fondo Forestale dall’etichetta del cantante, Bomba Dischi.

Dopo questo week-end d’arte, che apre idealmente la stagione dei concerti di Calcutta, abbiamo una nuova traccia da seguire rispetto al presente. Perché se le affinità elettive dei due artisti ha dato vita ad una performance evanescente e sfuggevole, quello che resta è il segno che l’arte contemporanea e quella pop riescono per mezzo di corrispondenze umane a trovare un dialogo che è quello tanto sperato e mai troppo approfondito tra la cultura alta, sperimentale e di ricerca e le persone, che sono il vero fulcro dello sviluppo della società. Da questo punto di vista, la performance dei due artisti, allude oggi alla possibilità di un sempre maggior dialogo tra realtà che convivono nel tempo ma non nello spazio. Questo avvicinamento potrebbe portare a quel tanto sognato rinascimento della coscienza collettiva italiana. Sospesi tra sogni passati ed emergenze presenti, potremmo lasciare che le affinità elettive tra parti apparentemente incompatibili della nostra cultura aprano una via possibile in questo tormentato presente. Così da affrontare con nuove energie quelle che oggi chiamiamo difficoltà e che invece diventerebbero, sfide evolutive.

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Relax Tour
giovedì 7 dicembre
2023 – Palasport di Roma

Questa sera Calcutta canta per la prima volta a Roma, il clima da pre-concerto è quasi magico, l’atmosfera che il pubblico trasmette è quella di un estremo relax.

Frank Matano il 1° gennaio 2023 su Instagram aveva scritto una serie di previsioni per l’anno nuovo, una era questa: “Uscirà un album di Calcutta, dai non ce la facciamo più”. Un clima d’attesa così intenso nella musica italiana forse non c’era mai stato, eppure questa sera nel palazzetto, di tutta questa aspettativa, non è rimasta che una piuma.

Alzo la testa per vederla salire trasportata dalle correnti ascensionali che si vanno formando all’ingresso del pubblico, e il mio sguardo invece scopre l’enorme mongolfiera sopra al palco e al parterre, morbida, dilatata, fono assorbente, quasi un oggetto da un altro pianeta che si trova ora a galleggiare su di noi. Mentre osservo la sua cascata di amplificatori dall’alto in basso, ho la sensazione che la qualità del suono sarà molto buona, e ben distribuita tra parterre e gradinate, in effetti nelle interviste Calcutta aveva specificato la grande attenzione al suono nei suoi concerti.

Il palazzetto si riempie, l’attesa cresce, un display in cima alla mongolfiera segna l’ora, poi il buio e si comincia con “Coro”. Il palco è ancora vuoto, il pubblico la canta tutta, mentre la band e Edoardo prendono posto. Il suono dalle casse è limpido, in primo piano la voce solista, siamo già in volo dentro al cielo azzurrissimo e le bianche nuvole proiettate da tutti gli schermi che saranno la scenografia dello spettacolo. Potremmo essere su un’astronave per un viaggio in luoghi e tempi che abbiamo vissuto quasi senza saperlo. Intanto durante il brano si evidenzia, grazie alle proiezioni anche un’enorme tenda a led in primissimo piano che verrà usata sia come sipario luminescente, che come parte integrante dello show.

Per chi ricorda lo stadio di Latina è subito chiaro che la poetica visiva di Calcutta abbia fatto un bel balzo in avanti, mantenendo quella freschissima identità digitale che era evidente fin dal luglio 2018. Riportare il nostro quotidiano visivo a dimensioni espanse, per vederlo meglio, per riderci su, per prendere coscienza del flusso abituale di dati che scorrono dalla retina fino in fondo ai nostri desideri. È l’equivalente della scrittura di Calcutta che include sempre un’attenzione insolita per il presente che a volte ci sfugge, lasciandoci addosso solo una traccia di memoria incompleta. Cantare con lui è come voltarsi un attimo per ritrovare quanto sembrava perso.

Appena parte “2 minuti” è chiaro per tutti che l’album ha fatto breccia nel cuore del pubblico, ci sono intere sezioni del brano dove Edoardo potrebbe smettere di lavorare e godersi lo spettacolo di questa enorme intensità che fuoriuscita dalla sua fantasia adesso riverbera attraverso la voce delle persone.

Questa emozione diffusa, calda, intima, è diventata l’anima del palazzetto, mentre quasi inavvertitamente, la band, il cantautore e tutta la scenografia diventano sempre più presenti negli sguardi delle persone.

Calcutta è vestito di nero con un gilet in pelle, occhiali da sole con lenti trasparenti e un cappellino di lana, quando lo osservi è sempre tutt’uno con il microfono e l’asta. Il corpo proteso in modo da far lavorare al meglio il diaframma. Canta con una maturità vocale che è cresciuta in questi 4 anni, ed allora si capisce bene che quel dire nelle interviste a proposito di questi anni passati fuori dalle scene “sono stato sul divano a guardare la tv, e poi… di cose ne ho fatte” è un modo morbido per dribblare quella costante ricerca, da parte dei giornalisti, di una narrazione privata, intima e dettagliata sul lavoro fatto come artista, per raggiungere i suoi obbiettivi e il cuore delle persone. I dettagli servono solo nelle canzoni, quelli delle interviste impoveriscono la fantasia di chi ascolta.

Mentre voliamo attraverso i suoi album con “Controtempo”, “Milano”, “Orgasmo”, possiamo percepire la naturalezza aereostatica che contraddistingue la sua continuità narrativa.

Le grafiche hanno un felice riferimento agli anni ’70 e all’interazione con il contemporaneo. Sono spesso interattive nel presente dello spettacolo, come quando un worm marshmallow rosa copre il volto del cantante. È come se si vedesse un bambino giocare con After Effects in diretta, volti di donna volanti che creano effetti multicolor, città formate dall’unione dei puntini che prima erano stelline lontanissime, tutta una sezione dedicata alla band, con un cameraman che in diretta ne riprende le abilità e la concentrazione, uno per uno, meglio della classica presentazione nel quasi finale.

Il pubblico è caldissimo, e Calcutta salta oltre la sua classica ritrosia. Piccoli momenti di divertimento condiviso, un ringraziamento al proprietario del localino in cui ci troviamo, l’esternazione della fatica a suonare nel palazzetto per problemi tecnici da cavalcare, ma il riconoscimento di un pubblico che porta avanti con tutta la band questo spettacolo.

La sensazione è quella di un reciproco abbraccio tra l’artista e il suo pubblico, in una serata memorabile.

Color e cori per “Kiwi”, ballerini alieni per “Loneliness”, e un meraviglioso effetto per “In giro con te” per far viaggiare Calcutta e il palazzetto dentro a Google Maps, e così siamo trasportati ancora più dentro al mondo di Edoardo. È un viaggio fino ad “Oroscopo” in versione electro e rallentata, in un’atmosfera magica, come piace a Edoardo, con uno switch sul cantato in controtempo a voce nuda, come a dire che le sorprese non finiscono mai. Questa è epica contemporanea, un’apoteosi, lui che solleva la barra del microfono, scrosci di applausi, in questi tempi fatti di esibizionismo egocentrico, si sta festeggiando invece una vittoria collettiva fatta di poesia e intimità. Una rarità che questa sera emana luce sulla scena.

Dopo una breve pausa fatta di musica elettronica ed effetti visual sulla tenda led, il concerto riprende da “Sorriso”, dove ai primi piani del pubblico vengono applicati in diretta delle bocche sorridenti enormi, esagerate. L’ironia di Edoardo contamina il palazzetto, lo libera in una sincera esigenza di leggerezza.

La scaletta è efficace e non lascia indietro nessuna delle grandi emozioni del percorso che pubblico e Calcutta hanno fatto dal 2015, sappiamo “tutti” quale sarà l’ultima canzone del concerto, ma intanto ci si lascia trasportare avanti e indietro nel tempo, passando da “Frosinone”, attraversando “Del verde”, e lasciandosi cullare da “Preoccuparmi”.

SSD” è un gioello da qualunque parte la si osservi, la grafica che porta alle origini del mondo, il testo nella vibrazione del pubblico mentre la canta, e il sottotesto sempre più vivido. Si definisce ancora meglio quell’idea di incontro che era stato tanto atteso, e che non può essere fatto solo di allegria. In questi quattro anni sono successe molte cose, al pubblico e a Calcutta. L’album ne racconta una parte.

Sullo sfondo di un mondo che prova sempre a stereotipizzare la nostra esperienza, si può ricordare in maniera lisergica, a dispetto delle memorie digitali, ci si può lasciar andare dentro al buio che la nostra società teme, e ci si può sentire presenti o assenti a seconda della vicinanza di chi ci ama davvero, senza rimanere schiacciati da quella mancanza.

Si viaggia veloci, cantando “Paracetamolo” su questa astronave che ci ha portati lontano. Su “Pesto” Calcutta è in ginocchio ad aumentare l’intimità dentro ad un luogo così grande come il palazzetto, riuscendo però così a far sentire quella vicinanza, quella ricerca di sincerità di cui tutti abbiamo bisogno.

Il finale, lo sapevano fin dal primo ascolto dell’album che sarebbe stato quello: “Tutti”.

Se le canzoni precedenti non fossero state così belle il pubblico oggi sarebbe venuto per cantare questa, tutti insieme, per certificare con la presenza e la voce, che sì, si può anche ammettere una sconfitta epocale, una fragilità personale, senza che nulla finisca, anzi.

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RELAX, IL NUOVO ALBUM DI CALCUTTA

Disponibile in preorder e presave: https://calcutta.lnk.to/RELAX 

RELAX è il titolo del nuovo disco di Calcutta, in uscita venerdì 20 ottobre 2023 per Bomba Dischi/Sony Music, disponibile in preorder e presave al seguente link: https://calcutta.lnk.to/RELAX.

Per la prima volta l’album sarà distribuito anche sul mercato francese per Bomba Dischi/Columbia Records (Sony Music France).

La sua ultima apparizione discografica risale al 2018, ma in questi cinque anni di silenzio il cantautore di Latina ha comunque lasciato qua e là sue tracce nel mondo della musica italiana con diverse collaborazioni in qualità di autore ed alcune partecipazioni speciali. Dopo aver annunciato a Maggio 2023 il tour nei palazzetti andato sold out in pochissimi giorni, abbiamo finalmente anche una data di uscita del suo nuovo lavoro. Il 20 ottobre vedrà la luce il disco che suonerà in concerto tra Novembre e Dicembre assieme ad altre perle del suo repertorio.

L’attesa è ormai terminata. Per ulteriori dettagli ci sarà da aspettare l’uscita dell’album. Senza fretta. Con calma. Relax.

30 novembre 2023     Mantova, Pala Unical – SOLD OUT
02 dicembre 2023      Firenze, Nelson Mandela Forum – SOLD OUT
03 dicembre 2023      Bologna, Unipol Arena – SOLD OUT
07 dicembre 2023      Roma, Palazzo dello Sport – SOLD OUT
08 dicembre 2023      Roma, Palazzo dello Sport – SOLD OUT
10 dicembre 2023      Bari, Palaflorio – SOLD OUT
12 dicembre 2023      Napoli, Palapartenope – SOLD OUT
14 dicembre 2023      Padova, Kioene Arena – SOLD OUT
16 dicembre 2023      Torino, Pala Alpitour – SOLD OUT
18 dicembre 2023      Milano, Mediolanum Forum – SOLD OUT
19 dicembre 2023      Milano, Mediolanum Forum – SOLD OUT

 

Testo e immagine dall’Ufficio Stampa Parole & Dintorni e da Management e Press Bomba Dischi.

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