Hell’s Paradise, conosciuto anche come Jigokuraku, è una manga scritto e disegnato da Yūji Kaku fra il 2018 e il 2021, pubblicato su Shōnen Jump+ ed edito dalla Shūeisha in Giappone e dalla J-Pop in Italia. L’opera conta in totale 13 volumi, tutti editi in Italia, ed ha recentemente ottenuto una trasposizione animata da parte dello studio Mappa, andata in onda su Crunchyroll nel palinsesto primaverile. La prima stagione conta 13 episodi, di cui uno riassuntivo e, al momento della stesura dell’articolo, è stata confermata una seconda stagione in lavorazione.
Guarda l’anime su Crunchyroll: https://www.crunchyroll.com/it/series/GJ0H7Q5ZJ/hells-paradise
Nell’epoca del Giappone feudale il protagonista, Gabimaru l’arido, era uno shinobi di Iwakagure, devoto a proteggere il suo villaggio eseguendo gli ordini in modo impeccabile, senza sprecare una lacrima e senza cedere ai sentimenti. Condannato a morte per dei crimini è raggiunto da una carnefice Asaemon, dei boia dell’epoca e collaudatori di katane. La donna offrirà a Gabimaru la possibilità di ottenere il perdono per i suoi crimini e tornare così dalla moglie, a patto che lo shinobi si diriga in una misteriosa isola insieme ad altri criminali per rubare l’elisir dell’immortalità.
Hell’s Paradise – Jigokuraku. Gallery. Crediti: ©YUJI KAKU/SHUEISHA, TWIN ENGINE, MAPPA
L’articolo verterà sulla trasposizione animata del manga e non conterrà spoiler di sorta, di conseguenza chiunque ne voglia fruire per farsi un’idea di che prodotto si tratti l’Hell’s Paradise targato studio Mappa può proseguire nella lettura con serenità. Di Hell’s Paradise se n’è parlato bene negli ultimi anni, come di un manga capace di rimescolare nel mazzo i tropi narrativi più comuni delle pubblicazioni su Shōnen Jump+ in un mix interessante, grazie in particolar modo alla mano dell’autore Yūji Kaku e ad un ritmo narrativo molto serrato, portando infatti il manga alla sua chiusura naturale a 13 volumi, un numero esiguo per gli standard della rivista.
Per quanto concerne quindi la fedeltà della trasposizione animata non ci è sembrato che lo studio Mappa abbia modificato eventi chiave nel corso delle tredici puntate, così come i personaggi ed i loro sviluppi risultano inalterati rispetto all’opera di partenza. L’impressione è che questa sia stata un’ottima scelta, in quanto arrivati alla tredicesima puntata Hell’s Paradise non sembra una storia interessata a giocare con il lettore, ponendo misteri complessi da rivelare o archi narrativi lunghi in cui spostare degli elementi può migliorare l’esperienza di fruizione: l’adattamento uno ad uno del materiale di partenza dunque è stato un modo semplice ed efficace di giocare sul sicuro da parte dello studio d’animazione.
Se per quel che riguarda la scrittura della serie lo studio Mappa si è attenuto al lavoro di Yūji Kaku, lo stesso non si può dire dal punto di vista meramente estetico. Hell’s Paradise è un manga che contiene violenza esplicita e nudità, due elementi che hanno costretto lo studio a censurare molte scene con tattiche apposite. Hanno ad esempio eliminato direttamente i capezzoli in scene di nudo, oppure per evitare di mostrare in camera smembramenti e mutilazioni hanno usato inquadrature diverse rispetto al manga in determinate scene. Per quanto sia comprensibile che questa scelta dello studio Mappa derivi dall’obbligo di aderire all’età del pubblico a cui è diretto lo show, inevitabilmente risulta svilente per la trasposizione.
Il tratto di Yūji Kaku è sporco, le tavole ricche di elementi e spesso l’autore sembra usare delle pennellate creando violenti contrasti fra bianco e nero sulla pagina. Tutte queste caratteristiche sono andate perse nell’adattamento che, rispetto a tanti altri eseguiti dallo studio Mappa, appare decisamente sottotono per animazioni e regia, soprattutto nelle scene più concitate. Essendo Hell’s Paradise un’opera che punta palesemente sullo sviluppare i personaggi soprattutto tramite diversi scontri dalla grande resa scenica, il fatto che l’anime non spinga particolarmente in quei momenti risulta problematico. Questo si può riscontrare anche nel comparto sonoro che, a nostro gusto, non è particolarmente incisivo, se non per l’opening che è forse una delle più belle fra i vari stagionali primaverili.
L’idea che ci siamo fatti alla fine di questa prima stagione è che lo studio Mappa, oberato da numerosissimi altri anime in corso di maggior rilievo – tra cui ad esempio Vinland Saga -, non abbia speso altrettanto tempo ed energie su Hell’s Paradise. Il manga quindi, che si reggeva equamente su un buon ritmo ed un ottimo comparto visivo a bilanciare l’uso di numerosissimi clichè narrativi giapponesi, non ha effettivamente ottenuto giustizia da questa trasposizione. Ciò nonostante, l’anime di Hell’s Paradise scorre piacevolmente e se non si alza eccessivamente l’asticella delle aspettative può risultare gradevole e, magari, introdurre il fruitore alla lettura del manga, se non si ha intenzione di aspettare la seconda stagione.