Festival dei Due Mondi. Imany a Spoleto: “Ogni sera in concerto ho un accesso privilegiato al vostro cuore”
Riferirsi alle potenzialità femminili è qualcosa su cui già Simone de Beauvoir si era soffermata nei suoi studi. Farlo poi all’interno di un rettangolo fatto di luci al neon e ritmate dalla musica che simbolicamente rimanda all’equilibrio e alla forza è una scelta importante che sabato 1 luglio in Piazza Duomo è stata fatta da Nadia Mladjao in arte Imany, esibitasi nella cornice della 66° edizione del Festival dei Due Mondi.
Atleta e modella prima di iniziare a cantare nel 2008, il suo esordio avviene tre anni dopo con l’incisione del suo primo singolo You will never know. Imany trascende la musica (che dice essere la forma più democratica tra tutte le espressioni d’arte) dall’hip hop al soul, celebrata da un pubblico in visibilio già dopo le prime canzoni.
I tredici brani-cover sono stati proposti a Spoleto nell’ambito del progetto Voodoo Cello e hanno visto la sua voce accompagnata solo da otto violoncellisti (Rodolphe Liskowitch, Julien Grattard, Octavio Angarita, Lucie Cravero, Bohdana Horecka, Laure Magnien, Polina Streltsova, Leonore Vedie) ripensati dal pop all’elettronica.
“L’idea è nata quasi dieci anni prima, quando Imany ha ascoltato per la prima volta il Vitamin String Quartet, ma il tempo per realizzarlo lo ha trovato negli ultimi anni, nei quali è diventata madre e si è dedicata a se stessa e alla scoperta delle infinite possibilità che offrono otto violoncelli insieme, capaci come lei stessa spiega, di trasformarsi in una sezione di fiati o in infuocate chitarre elettriche, come se fossero stregati, come in una sorta di voodoo”, si legge sul programma di sala.
Il progetto, concluso con una versione di Like a Prayer, corale, intensa e a tratti a cappella, ripercorre un senso di libertà unico e rappresenta il grande amore che la performer francese ha per il violoncello. Gli strumentisti, incredibili musicisti come lei stessa ci tiene a sottolineare alla fine del concerto in un sentito discorso di ringraziamento, l’anticipano nei movimenti in un continuo dialogo all’interno di quel rettangolo di luci che delimita il perimetro entro cui tutto è possibile.
La rivoluzione che compie ogni sera in concerto è “un accesso privilegiato al vostro cuore” ammette, confermando di avere una visione ampia e spirituale della vita dove la musica ricopre, in una combinazione timbrica tra archi e voce, un ruolo di riconciliazione con chi realmente siamo.