Ci sono storie che funzionano per la grandezza dei loro personaggi. Tra queste alcune brillano per il loro antagonista, per i comprimari, per il protagonista o per la coralità del cast. Vinland Saga, nel suo prologo, siano i primi otto volumi del manga o la prima stagione dell’anime, brillava per i suoi comprimari, tra tutti Thors ed Askeladd.

Dopo il prologo l’autore Makoto Yukimura, forte anche dello spostamento da una rivista shōnen ad una seinen, decide quasi di stravolgere la sua opera. L’anime, pur con le sue differenze, non modifica tematiche, costruzione e messaggi dell’opera, né l’evoluzione del suo protagonista. Thorfinn inizia il suo percorso come un ragazzino pieno di risentimento e odio, canalizzato verso la figura di Askeladd. La cultura vichinga dell’onore ed il trauma subito lo rendono insensibile agli insegnamenti del padre, che comunque rimangono lì, in qualche angolo della sua mente, sepolti ma non dimenticati.

Vinland Saga anime Crunchyroll S2
©Makoto Yukimura, KODANSHA/VINLAND SAGA SEASON 2 Project

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Quello che Yukimura crea con l’arco narrativo definito dai fan “farmland saga” è un percorso di redenzione e riscoperta di Thorfinn. Si a giunge a dei punti fermi, a nuovi ideali, ad uno scopo ed uno stile di vita. Thorfinn diventa, con questo percorso, uno dei personaggi più profondi e complessi dell’opera, che mantiene intatta la sua capacità di creare stupendi comprimari, affiancandovi un altrettanto meritevole protagonista.

La cesura temporale che segna l’inizio della saga mostra un Thorfinn che da anni versa in uno stato simile alla depressione, incapace di provare emozioni e di dare un valore a qualsiasi cosa, in primis la vita. Uno stratagemma furbo, da parte di Yukimura, per permettere di far scorrere il tempo nel suo mondo narrativo, lasciando il suo protagonista inalterato e pronto per lo sconvolgimento che arriverà.

Vinland Saga seconda stagione. Gallery ©Makoto Yukimura, KODANSHA/VINLAND SAGA SEASON 2 Project

La principale critica che si muove alla saga nasce proprio da un’interpretazione sommaria del peso di questo stato mentale. Thorfinn vive per anni in questa condizione ed è quindi fisiologico oltre che realistico che un suo cambiamento richieda tempo. Tempo nella narrazione ma anche tempo della narrazione. La saga ha un ritmo indubbiamente lento nelle sue prime battute, ma non è immobile. Gli eventi che si susseguono hanno un peso su Thorfinn più che sulle vicende. Ogni personaggio, ogni dialogo, ogni scena di vita quotidiana è funzionale alla narrazione della graduale evoluzione del protagonista.

Il focalizzarsi sul lavoro nei campi, quindi sull’ambiente che circonda i personaggi, è non solo un’impronta stilistica di Yukimura ma anche un modo per focalizzare l’attenzione sui soli personaggi. Questo uso degli spazi è presente già nel prologo di Vinland Saga: il dialogo tra Askeladd e Thorfinn nel “mare d’erba” pianterà degli importanti semi per lo sviluppo del protagonista. Un’immensa distesa nevosa, bianca e vuota, fanno da sfondo all’Epifania di Canuto. Allo stesso modo, in questa saga è l’ambiente della fattoria a fare da sfondo al cambiamento di Thorfinn. Come la neve e la prateria, è un ambiente accogliente ed immenso, ma a differenza di questi due esempi non è “statico”.

Vinland Saga anime Crunchyroll S1
©Makoto Yukimura, KODANSHA/VINLAND SAGA SEASON 2 Project

Il terreno della fattoria viene plasmato da Thorfinn (ed Einar): da foresta a terra brulla, a campo arato, a campo seminato, poi campo di grano ed infine campo di nuovo pronto alla semina. L’ambiente si plasma nel corso di tanti mesi e tante pagine, così come nello stesso tempo si plasma Thorfinn. Attraverso cadute, incubi e pensieri contraddittori e complessi. La prima parte di questa saga è carica dell’amore che ha Yukimura per i suoi personaggi, amore che Thorfinn ed Einar riflettono nel lavoro della terra. Tutte le tappe che i due compiono nell’avanzamento di tale lavoro è una tappa che Thorfinn compie dentro di sé.

Fino alla risoluzione del suo incubo. Quella sequenza da brividi segna il punto di svolta all’interno della saga. Thorfinn ha affrontato la prima parte della salita, lunga ma non troppo ripida, per arrivare a confrontarsi, in maniera letterale seppur non reale, con i fantasmi del suo passato. Le innumerevoli persone uccise, il senso di colpa e il ruolo di Askeladd si materializzano in una metafora visiva semplice e potente.

Ancora una volta l’ambiente accompagna il cambiamento di Thorfinn: un inferno di sangue, di cadaveri in perenne guerra che non possono morire, un aspro pendio da risalire. Un ambiente ostile che simboleggia la difficoltà del passo che Thorfinn deve compiere.

Da lì sono poi le vicende ad evolvere, portando ad una ideale “seconda parte” della saga. Tale schematizzazione è ovvio essere comoda per interpretare il percorso di Thorfinn, ma non è brusca e non comporta un cambio nella narrazione, semmai solo nel ritmo. Chi ha visto o letto l’opera sa quel che succede, ma più che il commento delle vicende si vuole guardare ancora una volta a lui, a questo protagonista basso e biondo ed al suo percorso.

Però, nel corso della prima parte della saga sono piantati altri due semi. Uno proviene dall’immagine mentale che Thorfinn ha di Askeladd: un’esortazione a diventare un vero guerriero, un filo rosso che lo ricollega alla fatidica frase che suo padre Thors gli disse da bambino: “un vero guerriero non ha bisogno di spade. Molto in là questo seme darà i suoi frutti, ma si avrà tempo e modo di approfondire. L’altro seme viene da un sogno che è anche memoria di Thorfinn: un’altra frase, sempre di suo padre. Questo seme germoglierà nel finale di questa saga.

Tu non hai nemici

Una frase di una semplicità disarmante che nasconde un ideale in grado di cambiare il mondo. Uno stile di vita, una scelta che Thorfinn compie. Rinunciare alla violenza per porre fine alla violenza è idealistico, quasi folle. Eppure, questo desiderio si porta a compimento, fa breccia nel cuore di un uomo estremamente potente (e su cui si potrebbe molto discutere): re Canuto. Uno scontro mentale e dialettico tra due ideali, due visioni del mondo, due personaggi in punti diversi del loro percorso, entrambi in conflitto con loro stessi.

Ma prima ancora, avviene la sequenza che dimostra quanto sia fermo e indistruttibile l’ideale di Thorfinn, quanto tutto quel lungo e straziante percorso lo abbia forgiato, quanto sia forte la sua volontà di rompere i legami con il vecchio sé stesso. L’ordalia dei cento colpi è anche la convergenza delle capacità di combattente di Thorfinn, asservite alla sola difesa, volte a non danneggiare né sé stessi né l’altro.

Quei cento colpi sono il climax verso il quale tutto ciò che è stato Vinland Saga fino a quel momento si dirige. L’apparente follia e ingenuità di Thorfinn diventano veicolo del suo ideale, con il quale afferma la sua visione e riesce a cambiare il corso della storia.

In questo caso non c’è un cambiamento in Thorfinn, solo l’applicazione dei suoi nuovi ideali; infatti, non è un caso che non vi sia un particolare ambiente a far da sfondo alle vicende, ma solo i soldati che assistono alla prova di resistenza. Quelle che osservano sono le persone che verranno travolte dalla forza di Thorfinn, che capiranno i loro errori e quanto le convinzioni del protagonista siano salde. Quello che è messo in scena è il senso ultimo dell’epica, fin dalla sua creazione: la catarsi dell’eroe, l’elevazione spirituale che lo porta al di sopra degli altri, l’apice emotivo della storia.

Thorfinn ha affrontato una lunga salita, ha vissuto enormi dolori e l’intera struttura della saga lo ha portato a quel momento, a pronunciare la frase di suo padre. A compiere un passo per diventare un vero guerriero.

Tutto ciò che avviene dopo questo climax ne è solo una conseguenza. Il dialogo con Canuto riprende gli stessi concetti e mostra come possono cambiare un singolo, potente ed intelligente individuo. Qui ritorna l’utilizzo dell’ambiente di cui fino ad ora si è discusso, perché è Canuto stavolta ad essere oggetto del cambiamento, ma non è il momento opportuno per scendere nei dettagli.

Ancora oltre, la saga ha termine. Thorfinn ed Einar trovano il loro scopo nella vita. Un obiettivo, una promessa. Ma quel che li guiderà non sarà solo il legame che li unisce, ma un ideale. Quali saranno le conseguenze e cos’altro dovranno vivere se ne discuterà un domani. Ma quella frase, quell’ideale farà sempre parte di loro e di chi ha vissuto la loro storia:

“Io non ho nemici”

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