Suzume è l’ultimo film d’animazione dell’ormai ben noto regista giapponese Makoto Shinkai. Uscito nelle sale al di fuori dell’Italia nel 2022, la pellicola – in collaborazione fra Crunchyroll e Sony Pictures – verrà distribuita nei cinema nostrani dal 27 Aprile di quest’anno.
Il film segue i due protagonisti Suzume e Souta, lei una normale studentessa dal passato tragico e lui un universitario facente parte dei “chiudiporte”, persone che viaggiano per il Giappone chiudendo le porte per l’altromondo, un luogo collegato al piano terreno e che permetterebbe ad un mostro di generare terremoti. I due – le cui vite si incroceranno per un caso fortuito – viaggeranno nel tentativo di risolvere una gravissima crisi che rischia di sconvolgere l’equilibrio dell’intero Giappone e, quindi, di uccidere migliaia di innocenti.
Suzume a primo impatto potrebbe apparire come un classico film di Makoto Shinkai, la cifra stilistica dell’autore giapponese permea l’intera pellicola. Il film si configura infatti come una storia d’amore adolescenziale, in cui si incastonano i percorsi personali dei due protagonisti che, ognuno a loro modo, cerca di affermarsi e capire cosa fare della propria vita e del fardello del loro passato. La pellicola è inoltre ricolma della fascinazione per il mondo giapponese, tipica dei film di Makoto Shinkai. In Suzume, il Giappone insulare è mostrato ai fruitori come una terra meravigliosa, verdeggiante e ricca di mistero e persone stupende.
Tipico di Makoto Shinkai è piegare la narrazione e le caratterizzazioni dei personaggi alle esigenze della storia, spesso creando dei buchi logici o facendo agire le persone in modo poco credibile, particolarmente stereotipato o comunque esagerato. Suzume non è da meno e in più situazioni un fruitore più attento e meno coinvolto potrebbe notare i momenti in cui il regista ha deciso di chiudere un occhio sulla coerenza pur di ottenere un certo sviluppo nella sua storia, spesso e volentieri prediligendo la carica emotiva dei sentimenti per la risoluzione delle vicende.
Fatta questa premessa, Suzume è però uno dei film più solidi di Makoto Shinkai, a dimostrazione di come, di pellicola in pellicola, l’affermato regista stia tentando di creare storie più coese. La componente fantasy del film aiuta lo spettatore a calarsi meglio in un mondo fantastico, in cui possono avvenire cose fuori dal comune e coadiuvando quindi la scrittura del regista. Allo stesso modo per quanto anche in questo film alcuni personaggi si comportino in modo un po’ innaturale, la protagonista Suzume e i vari comprimari sono personaggi amabili, ben congeniati e dei quali ci si interessa fin dalle prime inquadrature.
L’autore cerca inoltre di caratterizzare la sua protagonista in modo delizioso, dandole modo di incontrare numerosi personaggi femminili che la aiuteranno, le daranno riparo o le insegneranno implicitamente qualcosa. Fra tutti i film di Makoto Shinkai, Suzume è forse quello più accentrato sulle figure femminili, ancora una volta mostrando uno spaccato giapponese che possa essere accattivante per gli spettatori di tutto il mondo.
L’aspetto visivo del film è forse la parte migliore della quale si possa parlare. Le animazioni dei personaggi sono fluide, i design semplici ma comunque interessanti. La regia di Makoto Shinkai si nota in moltissimi dettagli e inquadrature ma in generale il film è perfettamente capace di cambiare registro in base alle esigenze della scena. In alcuni frangenti si può avere l’impressione che alcune scene siano state pensate quasi unicamente per mostrare agli spettatori quanto gli animatori fossero bravi a giocare con certi elementi, come la pioggia e la rifrazione della luce nelle goccioline d’acqua. Unitamente ad una colonna sonora solenne e orecchiabile, il film è sicuramente una gioia sotto questi punti di vista.