The Mandalorian terza stagione – recensione

Senza ombra di dubbio, The Mandalorian è stato il prodotto di punta degli ultimi anni di Star Wars. Apprezzate da critica e pubblico, le prime due stagioni riescono ad unire un protagonista convincente ad una pletora di registri narrativi differenti, senza rinunciare ad una buona narrazione e qualche epocale colpo di scena. Come se non bastasse, il piccolo “baby Yoda”, ossia Grogu, è divenuto così iconico da essere riconoscibile anche da chi non abbia mai fruito di questo franchise, un onore che spetta solo a pochissimi altri elementi di questo universo. Alle liete premesse di questa terza stagione se ne contrappongono di decisamente meno felici.

The Mandalorian S3

Questa S3, infatti, non è del tutto il diretto prosieguo della seconda stagione, ma dello spin-off The Book of Boba Fett, che nei suoi ultimi episodi riprende e continua le vicende di “Mando”. Di questi eventi non si fa menzione durante questa stagione, né vi è alcun riassunto all’inizio del primo episodio per aiutare chi non abbia fruito dello spin-off a riallacciarsi alle vicende.

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Nonostante tutto, le premesse per questa stagione erano comunque delle migliori. E non si può dire che siano state del tutto disattese. Al netto di qualche sbavatura di scrittura, il più grande difetto delle prime due stagioni poteva essere individuato nell’uso forse eccessivo della narrazione verticale. Difetto che innegabilmente questa stagione corregge. I suoi otto episodi di durata sono compatti nella durate e serrati nel ritmo, spingendo costantemente in avanti la trama della vicenda. Quello che si credeva sarebbe stato lo scopo di Din Djarin per tutta la terza stagione, infatti, viene esaurito nell’arco dei primi tre episodi, lasciando poi spazio ad altro. In questo modo vengono chiuse tutte le linee narrative aperte nell’intera serie, i personaggi evolvono e raggiungono il loro scopo, giungendo ad un finale di stagione che potrebbe anche essere un finale della serie tutta. Senza indugiare in spoiler, questo non significa che questa stagione ponga definitivamente fine alle avventure di Din Djarin e Grogu, ma che crei una situazione tale da non rendere necessaria una quarta stagione.

Si potrebbe speculare molto sul se e sul dove potremmo rivedere il duo o altri personaggi della serie, ma non rientra nei nostri interessi in questo momento. E proprio parlando di futuro, questa stagione crea svariati collegamenti con la trilogia sequel di Star Wars, ma non solo. I rimasugli imperiali già introdotti nelle scorse stagioni trovano qui una loro compiutezza, che li rende adatti ad essere il nemico di questa fase temporale di Star Wars. Gli eventi narrati nella stagione trovano quindi coerenza con gli annunci dello Star Wars Celebration 2023, dove è stato annunciato un film diretto da Dave Filoni che fungerà da chiosa al “Mandoverse“, coinvolgendo anche quanto sarà raccontato nella serie TV Ahsoka, in uscita ad agosto.

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Quindi, è forse questa la stagione perfetta di The Mandalorian? Purtroppo no. Paradossalmente, gli otto episodi stanno stretti agli eventi narrati. La crescita di Mando, lo sviluppo di Bo-Katan, i mandaloriani, gli imperiali e Grogu sono davvero tanti elementi e ci si sente a volte soffocati dalle vicende, che non hanno il tempo di costruirsi a sufficienza per poter raggiungere gli opportuni climax. 

A questo problema di ritmo, invero non grave, si aggiunge un Grogu abbastanza trascurato fino al finale e qualche scelta narrativa che va dal semplicistico all’insensato. Laddove le seconde scelte sono problematiche perché minano la credibilità di alcuni momenti, le prime se combinate ai problemi di ritmo rendono meno piacevole la fruizione.

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Il quadro complessivo è quindi quello di una stagione che poteva essere la migliore in assoluto, specialmente in virtù del suo non indugiare in episodi autoconclusivi e poco incisivi per la trama generale. Ma i pro e i contro di questa sintesi si bilanciano, delineando la stagione che è allo stesso tempo la “peggiore” per scrittura ma la più densa e soddisfacente per come evolve i personaggi e si interfaccia al resto dell’universo narrativo.

 

 

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