Gideon Falls di Jeff Lemire e Andrea Sorrentino – recensione
Ci sono delle volte in cui, nell’ambito dei fumetti, uno sceneggiatore ed un disegnatore sviluppano una sinergia unica, divenendo una coppia inseparabile e sinonimo di qualità. Jeff Lemire è un fumettista che non ha bisogno di molte presentazioni. Canadese, ha militato in Marvel, DC, Vertigo, Black Horse ed Image Comics, alternando a queste case la produzione indipendente. Autore molto prolifico, ha dato vita ad opere meravigliose come Niente da perdere e L’acchiapparane, dove si occupa anche dei disegni, o a serie divenute famose in tutto il mondo come Sweet Tooth, Ascender o l’universo Black Hammer.
È in occasione di Green Arrow vol. 6 #17, pubblicato nel 2013, che inizia la sua collaborazione con Andrea Sorrentino. Da qui il duo diverrà sempre più affiatato, lavorando su Old Man Logan e dando il via, nel 2018, alla loro opera più premiata, Gideon Falls. Durante la lavorazione di questo fumetto, inoltre, i due daranno vita anche a Joker: il sorriso che uccide, di cui vi abbiamo parlato in questo articolo.
Gideon Falls, pubblicata negli Stati Uniti per Image Comics e vincitore di un Eisner Award, si articola in 27 capitoli, suddivisi in sei volumi cartonati editi in Italia da Bao Publishing. Riassumerne la trama in poche parole non è un’impresa semplice, ma si può tentare così: nella cittadina di Gideon Falls arriva un nuovo prete e nel frattempo un ragazzo con problemi psichiatrici cerca frammenti di legno nella spazzatura per ricostruire un fienile nero che ricorda di aver visto, o sognato.
Se la regola del buon recensore afferma di dare indicazioni precise nella sinossi allora qui siamo (volontariamente) in difetto. Forse in maniera controintuitiva, ma per appassionarsi a questo fumetto è meglio avere ben poca idea di cosa vada a raccontare. Sperimentato in prima persona, fidatevi.
Contano piuttosto le atmosfere. La piccola cittadina dove si manifesta un male cosmico e immenso ricorda IT, con la differenza che anziché incarnarsi in una entità fisica si materializza come un luogo, forse reale o forse no. Il senso di disorientamento, la capacità di far cogliere solo piccoli stralci del quadro completo fino al momento opportuno rimanda invece a David Lynch, da sempre tra le ispirazioni di Lemire.
Le soluzioni narrative che adotta non vanno certo a creare un nuovo standard per il genere thriller, ma vivono della capacità di far immergere il lettore nella stessa confusione che provano i personaggi. Il grande schema si srotola davanti ai loro occhi come ai nostri, giocando nel frattempo con il mezzo fumettistico per esasperare l’estraniamento che l’opera vuole comunicare.
In Gideon Falls più che mai, Sorrentino crea un apparato simbolico solido e coerente, per cui a determinati elementi visivi corrispondono precisi processi narrativi.
Ma, allo stesso momento, la struttura delle tavole è mutevole in ogni singolo elemento. L’alterazione della forma delle vignette e della loro disposizione non è che la punta dell’iceberg di quello che succede nei 27 numeri, visto che anche le cornici, i balloon, il lettering divengono parte attiva delle tavole. Questo continuo e fluido cambiamento non è però caos puro o manierismo fine a se stesso e non crea in alcun modo confusione nel lettore. Al senso di meraviglia dovuto alle scomposizioni di Sorrentino si accompagna però un senso di spaesamento. Si perdono i riferimenti spaziali e temporali, come li perdono i personaggi nella loro risoluzione del mistero del fienile nero.
La componente visiva, quindi, è il vero fulcro dell’elemento thriller della vicenda. Giocare con il mezzo e romperne ogni componente favorisce una lettura frenetica, quasi ossessiva, alla voglia di scoprire quanto cosmico e folle sia l’ente che si cela dietro al fienile nero.
Quando poi molti degli elementi sono rivelati e si inizia a cogliere il quadro complessivo, permane comunque la decostruzione e l’estraniamento visivo. Il fienile nero, alla pari di IT, non è qualcosa che la mente umana può comprendere del tutto, l’universo che vi si cela dietro è un immenso lavoro costruttivo dei due autori di cui viene fornita però solo una fugace visione. Anche in questo l’opera resta coerente con sé stessa e non si tradisce: il senso di urgenza dei personaggi prevale sulla voglia di mostrare nel dettaglio il mastodontico sforzo creativo, ma Lemire e Sorrentino riservano al lettore un ultimo scherzo.
Quando hai scomposto ed utilizzato ogni singolo possibile elemento della tavola, cosa rimane? Quel che giace al di là del confine della pagina, del foglio di carta, è il volume stesso che si tiene tra le mani. Nelle ottanta pagine del capitolo finale si arriva a giocare anche con il volume stesso, facendo coincidere il climax narrativo con quello visivo.
Nel suo vivere quindi di estetica più che di narrazione, l’opera non è comunque priva di sostanza. A questo punto sarà chiaro che la forma che Sorrentino dona alla storia è comunque atta a veicolare tematiche, come i fantasmi del nostro passato, il senso di colpa e la paura della perdita.
Gideon Falls è a conti fatti un viaggio ansiogeno e lisergico, che accompagna ad una buona sostanza una forma strabiliante, che non teme di rompere le regole ed anzi, ne fa un punto di forza.
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Scheda tecnica
Autore: Andrea Sorrentino e Jeff Lemire
Data di uscita: 24/01/2019
Tipo prodotto: Fumetti
Prezzo: 18,00 euro
Rilegatura: Cartonato
Formato: 17×26
Interni: Colori
Pagine: 160