Bleach, il famoso manga di Tite Kubo, sta ricevendo finalmente l’adattamento animato del suo ultimo arco narrativo, la Guerra dei mille anni di sangue, abbreviata comunemente con l’acronimo inglese TYBW. La storia editoriale di Bleach è stata particolarmente travagliata, con un repentino successo mondiale che poco alla volta si è spento, fino a ottenere il generale disappunto da parte dei lettori proprio con il finale dell’ultimo volume, il 74. Fu proprio la delusione del pubblico a portare l’adattamento animato della Pierrot a fermarsi nel 2012, con la conclusione del penultimo arco narrativo del volume 54. Nel corso di questi ultimi dieci anni, però, il sentire generale del pubblico si è profondamente modificato: la nostalgia ha preso il sopravvento sulla delusione e così, anno dopo anno, la folla di fan che chiedevano a gran voce l’adattamento dell’ultimo arco si è fatta sempre più grande, portando così al ritorno di Bleach sul piccolo schermo.

La Pierrot ha nuovamente preso in mano l’anime di Bleach, così come le musiche sono state affidate ancora una volta a Shirō Sagisu, già compositore delle vecchie soundtrack. Da quanto sappiamo al momento, l’adattamento dell’ultimo arco avverrà in quattro cour separati, per un totale approssimativo di 48 puntate suddivise in 12 per stagione. Per voce dello stesso Tite Kubo – tramite tweet interviste e dichiarazioni sul suo sito ufficiale, il Klab – l’anime apporterà delle modifiche rispetto al materiale cartaceo, allo scopo di coprire degli errori commessi all’epoca dall’autore o semplicemente arricchire la narrazione laddove è necessario. Fra le dichiarazioni del mangaka si possono annoverare anche quelle che parlano dell’adattamento di alcune novel, eventualità che ci fa ben sperare per la quantità di materiale utile contenuto in molti dei romanzi di Bleach pubblicati dopo la fine del manga. Per quanto riguarda la distribuzione dell’anime, al momento le puntate stanno andando in onda su Hulu per il territorio americano, mentre internazionalmente dovrebbe essere Disney+ a portare Bleach nelle nostre case, per quanto non siano stati forniti dettagli su quando questo avverrà.

Bleach The Fire Tite Kubo
Bleach. Immagine ©久保帯人/集英社・テレビ東京・dentsu・ぴえろ

L’anime è arrivato al momento alla sesta puntata, chiamata The Fire, ed è proprio per via degli eventi trasposti che nasce questo articolo. Invitiamo dunque qualsiasi lettore che non abbia letto il manga o non abbia fruito di queste sei puntate a desistere dalla lettura da qui in avanti, in quanto saranno presenti spoiler. La sesta puntata traspone i capitoli che vanno dal 506 al 510, in buona sostanza gli ultimi capitoli del volume 57 e il primo del volume 58. La puntata in maniera decisamente azzeccata si è appropriata del titolo del cinquantottesimo volume, cioè The Fire, ruotando interamente sullo scontro che avviene fra i personaggi di Genryusai Yamamoto, comandante generale del Gotei 13, e Yhwach, re dei Quincy e invasore della Soul Society. La battaglia fra i due personaggi porta, infine, alla morte di Genryusai Yamamoto, evento che quindi ci permette di analizzare il personaggio in modo completo, non essendoci scene postume che lo coinvolgano.

Facendo una digressione sulla puntata in sé, il livello della stessa è altissimo, non limitandosi a trasporre fedelmente gli eventi del manga ma anzi aggiungendo dettagli, materiale originale e giocando con diversi stili d’animazione e la regia in modo tale da raggiungere la qualità delle scelte di Tite Kubo e in certi frangenti anche superarle. Il fulcro dell’episodio è lo scontro fra Yamamoto ed Yhwach, aldilà degli stacchi molto brevi su altri personaggi intenti a portare avanti i loro compiti: lo scontro ha un ritmo serrato, con animazioni costantemente di buon livello e un ottimo connubio fra animazione a mano e CGI. Particolarmente lodevole è il comparto sonoro, sia per quanto riguarda i rumori ambientali che per le soundtrack originali presentate per la prima volta, e forse ultima, in questo episodio. Il personaggio di Yamamoto annoverava fra i suoi poteri la manipolazione del fuoco e nel corso della puntata si aveva costantemente l’impressione di avvertire il crepitio di un incendio, esattamente come le esplosioni causate dalle sue tecniche più potenti hanno un’identità propria che ne garantirebbero il riconoscimento in mezzo a molte altre. Le soundtrack di Sagisu giocano inoltre un ruolo meraviglioso non solo per la qualità delle stesse, ma anche per il modo in cui si mischiano perfettamente alla narrazione modificandosi in base alle tecniche usate da Yamamoto, essendo esse varianti di una sola mossa basate sui punti cardinali.

Bleach. Immagine ©久保帯人/集英社・テレビ東京・dentsu・ぴえろ

Che questa puntata dovesse essere superlativa era quasi un obbligo, considerando come i lettori di Bleach tutt’oggi ritengono lo scontro fra Yamamoto e Yhwach uno dei momenti migliori di tutto il manga. Quei pochi capitoli infatti contengono moltissimi eventi topici, dalla rivelazione del Bankai di Yamamoto, ovvero Zanka no tachi, fino alla morte del personaggio stesso, segnando dunque un punto di svolta epocale per la storia del mondo narrativo. Tite Kubo deve parte del successo di Bleach proprio ai poteri che ha conferito ai suoi personaggi, in particolar modo agli shinigami: questi ultimi infatti possiedono due tecniche chiamate Shikai e Bankai, di cui la seconda è la più forte ed è in possesso solo dei capitani del Gotei 13 e pochi altri personaggi. Lo shikai di Yamamoto, Ryujin Jakka, faceva si che il personaggio avviluppasse la sua spada nelle fiamme, per poi generarne una quantità pressocchè infinta manipolandole a suo piacimento. Questa tecnica, potente e spettacolare, aveva affascinato i lettori fin dalla sua prima apparizione, lasciandoli con il desiderio di vedere il potere successivo di Yamamoto, che viene usato proprio contro Yhwach. In un’ottica di identificazione fra potere e personaggio il Bankai di Yamamoto, Zanka no tachi, si sposa perfettamente con il ruolo e la personalità del suo utilizzatore.

Genryusai Yamamoto in quanto primo e unico, fino alla sua morte, capitano generale del Gotei 13, è in un certo senso il simbolo dell’immobilismo di una società millenaria: il baluardo anziano e un po’ rovinato di millenni di storia che si rifiutano di cambiare anche di fronte alle crisi più importanti. Per quanto ci venga sottolineato in più occasioni che Yamamoto e l’organizzazione degli shinigami si siano ammorbiditi nel corso di un millennio, è anche vero che i metodi della Soul Society sono profondamente violenti, repressivi ed elitari, concedendo poteri pressoché incontrastati alla nobiltà ed eseguendo omicidi e stermini di massa pur di mantenere l’equilibrio fra le varie dimensioni in cui abitano. Innegabilmente infatti, l’arco narrativo della Guerra dei mille anni di sangue nasce in buona parte dai metodi brutali della Soul Society, che in due occasioni ha cercato di sterminare l’intera razza dei Quincy piuttosto che giungere ad un dialogo d’intesa che evitasse ulteriori conflitti. In questo contesto granitico e immutabile, però, è proprio il protagonista del manga Ichigo Kurosaki a creare delle crepe: le azioni del giovane infatti porteranno persino Yamamoto ad accettare alcuni cambi nella Soul Society, seppur piccolissimi.

Foto di Francesco Ariani

Il bankai del personaggio rinuncia agli effetti estremamente scenografici delle fiamme che si sviluppano dalla spada, raccogliendole invece completamente nella lama stessa. Durante l’uso di Zanka no tachi, l’arma di Yamamoto apparirà come una lama completamente bruciata e fumante, quasi sul punto di rompersi: a discapito dell’aspetto però, i poteri della spada saranno tali da permettere a Yamamoto di polverizzare i suoi obiettivi, proteggersi con un fuoco intenso come le fiamme del sole ed infine addirittura evocare gli scheletri di coloro che ha ucciso in passato. Genryusai Yamamoto al momento della battaglia con Yhwach è un monolite ricoperto di crepe: ha perso un braccio in un arco narrativo precedente, rifiutandosi di riottenerlo pur di non chiedere l’aiuto di un’umana; il Gotei 13 ha riaccolto shinigami in parte hollow e dall’inizio della guerra ha perso il suo più vecchio amico pagando per i suoi errori passati. In un simile contesto, vedere che l’aspetto di massimo splendore del personaggio coincida con una spada all’apparenza in procinto di frantumarsi risulta per certi versi ironico. Non a caso infatti, dopo un’apparente vittoria, Yamamoto verrà ucciso dal re dei Quincy con un solo colpo, dopo aver addirittura subito il furto del suo bankai.

Bleach The Fire Tite Kubo
Bleach. Immagine ©久保帯人/集英社・テレビ東京・dentsu・ぴえろ

La morte di Yamamoto è un punto di svolta non solo narrativamente importante, ma anche ideologicamente. Il fatto che il capitano generale del Gotei 13 abbia perso in battaglia con il capo della fazione nemica è un colpo durissimo per gli shinigami, che metterà in moto buona parte degli eventi seguenti. Allo stesso modo la conclusione netta dello scontro fornisce al lettore un’idea chiara di ciò che lo aspetta: Yhwach non è un nemico da sottovalutare e, anzi, si tratta del pericolo più grande che abbia affrontato la Soul Society e che dovrà affrontare il protagonista Ichigo. Al di là di questo significato però, si può trovare nella dipartita di Yamamoto un segnale chiaro per la Soul Society: in qualche modo gli shinigami devono cambiare, o quantomeno accettare di combattere in un modo diverso rispetto al passato. In un manga come Bleach, un cambiamento simile è di fondamentale importanza, poiché in modo squisitamente contraddittorio i personaggi positivi dell’opera combattono sì per la salvezza di tutti, ma anche per mantenere un ordine costituito che ha in sé una vena di marcio innegabile.

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