Cyberpunk: Edgerunners è un anime prodotto da Studio Trigger in collaborazione con la casa videoludica CD Projekt Red, e basato sul videogioco Cyberpunk 2077, a sua volta tratto dal gioco da tavolo Cyberpunk 2020. Lo show è diviso in dieci episodi dalla durata variabile fra i 24 e i 27 minuti l’uno, ed è stato pubblicato questo Settembre 2022 dalla piattaforma di streaming Netflix, che ne detiene al momento l’esclusiva.
Il gioco da tavolo ed in seguito il videogioco si basano su un’ambientazione cyberpunk, un’età in cui le grandi corporazioni hanno preso il controllo della società e lo sviluppo tecnologico è deragliato in una direzione grottesca: gli esseri umani sono fusi con la tecnologia ad un livello tale da aver software impiantati dentro di loro e, persino, organi o arti sostituiti da moderni hardware di ogni tipo. In questa cornice, dove la società si distingue nettamente fra ricchi e poveri, fra chi ha potere economico e militare e chi subisce le angherie dei più forti rifugiandosi poi in fantasie elettroniche per sfuggire alla realtà, si colloca la trama di Cyberpunk: Edgerunners.


Il protagonista David Martinez è, quasi ovviamente, un ragazzino svantaggiato di Night City, che però riesce a frequentare un’accademia per ricchi figli di corporativi grazie agli sforzi della madre: in seguito ad un incidente, che ancora una volta chiarirà al ragazzo il gap che la società pone fra gli scarti come lui ed i ricchi, David si troverà a prendere una scelta radicale. Impiantandosi un hardware estremamente pericoloso e sfidando i rischi di Cyberpsicosi, il giovane diventerà un Cyberpunk, un Edgerunner, ovvero una persona che vive la sua vita al limite, insieme ad altri che come lui seguono la stessa filosofia: superare quel limite e cadere dal bordo non significa semplicemente perdere sé stessi, ma morire.
In questo contesto narrativo per certi versi molto classico, lo Studio Trigger riesce come sempre a distinguersi ed elevarsi rispetto alla concorrenza in più modi. Il mondo Cyberpunk è mostrato fin da subito con grande crudezza e precisione, rendendo chiaro allo spettatore fin dal primo episodio quello con cui si ha a che fare, aprendo tra l’altro la serie con uno scontro a fuoco adrenalinico che mostra immediatamente i muscoli dello studio d’animazione giapponese.
La parola chiave per la serie sarà infatti “adrenalina”, i personaggi saranno costantemente sul filo del rasoio fra missioni pericolose, addestramenti al limite e sparatorie ricche di esplosioni, proiettili e virtuosismi tecnologici. Lo Studio Trigger ancora una volta non delude come nei suoi prodotti precedenti, regalando ai fruitori animazioni spettacolari e fluide, con una regia comprensibile nonostante la velocità imposta dall’azione.
Di particolare rilievo è l’uso delle luci, usate per dare un contrasto cromatico fra il rosa e il verde generando quindi l’idea di essere immersi in un mondo costantemente illuminato dai neon.

I personaggi della serie sono magnificamente dipinti da episodio a episodio, riuscendo nel breve spazio di dieci puntate ad entrare sottopelle e far affezionare i fruitori che potranno così ridere e piangere con loro: per chi già conosce lo studio Trigger forse alcune evoluzioni caratteriali e svolte di trama potranno risultare immediatamente riconoscibili, ma niente di tutto ciò rovinerà per davvero l’esperienza.
Anche capendo in anticipo la direzione di un determinato personaggio, il percorso fatto sarà talmente naturale e pregno di emozioni da far passare in secondo piano il fatto di aver già capito il traguardo. In particolare proprio il protagonista David Martinez percorre una strada che ricorda quella di un famosissimo personaggio di Studio Trigger, dando però delle vibrazioni abbastanza diverse da potersi scavare il suo spazio nel cuore degli appassionati.
Se fino ad ora ci siamo complimentati con lo Studio Trigger sia per il comparto di scrittura che per quello tecnico legato alle animazioni, ci teniamo a fare lo stesso per quanto riguarda il lato uditivo della serie: l’opening e la ending, così come le varie soundtrack originali e il sound design della serie sono intriganti. La sigla di apertura è “This Fire” dei Franz Ferdinand, mentre quella di chiusura è “Let you down” del compositore polacco Dawid Podsiadlo: entrambe riescono a restare a mente anche molto tempo dopo la fruizione dell’episodio, oltre a centrare completamente il mood della serie.
Il compositore Akira Yamaoka ha fatto a sua volta uno splendido lavoro e, infatti, consigliamo l’ascolto delle soundtrack al di fuori della visione dell’anime. Le stesse opening ed ending al di là dell’orecchiabilità sono state pensate e animate con un grande lavoro dietro, coinvolgendo nomi importanti del mondo giapponese, come quello di Mai Yoneyama per la sigla di chiusura.
Se proprio si volesse andare a cercare il pelo nell’uovo, Cyberpunk: Edgerunners non è esente da alcuni difetti a nostro avviso. La parte finale della serie accelera in modo quasi esasperato la narrazione, portando il fruitore a vedere gli episodi quasi in apnea, costretto a concentrarsi su ogni frame e parola pur di non perdersi nulla di importante.

Allo stesso modo, per quanto il mondo narrativo sia stato reso magnificamente da Studio Trigger, bisogna dire che alcune terminologie, finanche la presenza di un preciso personaggio risultino di difficile comprensione a chi non conosca già in precedenza il mondo di Cyberpunk. Questi difetti, che sono comunque frutto di una visione soggettiva, non invalidano affatto la serie, rendendola forse uno dei migliori prodotti animati al momento presenti su Netflix, nonché l’ennesimo prodotto bomba targato Studio Trigger.
