Shaman King è stato il fumetto che ha portato alla ribalta l’autore Hiroyuki Takei negli anni duemila, venendo serializzato sul Weekly Shōnen Jump, dal 1998 al 2004, per poi essere raccolto in 32 volumi. A seguito di diverse vicissitudini editoriali, nel 2008 verrà pubblicata una versione rivista del fumetto, con un finale inedito, per venire incontro alle esigenze di un pubblico insoddisfatto proprio dalla fine della storia che per anni avevano seguito e amato. Nel 2018 la Kōdansha acquisirà i diritti di Shaman King, stampando una nuova edizione costituita da 35 volumi e contenente tutte le rivisitazioni della versione del 2008. Tale edizione è stata portata in Italia dalla Star Comics fino al 14 Settembre di questo 2022, data in cui è stato pubblicato il trentacinquesimo ed ultimo volume.
Le vicende del fumetto ruotano intorno allo sciamano Yoh Asakura e al gruppo di amici e familiari che lo accompagneranno durante lo shaman fight, una competizione in cui gli sciamani di tutto il mondo si affrontano ogni 500 anni per decidere il destino del pianeta. Chiunque vinca la competizione infatti diventerebbe, come da titolo, lo Shaman King, ovvero uno sciamano in comunione con il grande spirito, che è in breve lo spirito della terra stessa. In quello che si configura come un racconto di formazione, Yoh e i suoi compagni dovranno affrontare sfide sempre più difficili, messi alla prova da chiunque incontrino nel tentativo di affilare le loro capacità spirituali e mentali, in un contesto narrativo semirealistico, configurando quindi una situazione sociale ed ambientale simile a quella degli anni duemila.
Cercare di parlarvi in questo articolo di Shaman King come fosse un’opera del tutto nuova da promuovere e far conoscere è un obiettivo che non ci porremo. Al contrario vorremmo provare a contestualizzare un fumetto che è ormai concluso da quasi vent’anni e che, per un ordine naturale delle cose, dovrebbe avere grosse difficoltà a parlare al pubblico odierno. L’uso del condizionale è d’obbligo, perché seppur questa nuova edizione del fumetto esista più per esigenze commerciali che artistiche, è anche vero che Shaman King per moltissimi aspetti non sembra invecchiato di un giorno, se non per alcuni dettagli che saremo lieti di analizzare in questa sede.
Va detto che proprio in virtù di questo, il fumetto che ha consacrato Takei alla fama resta a distanza di anni una lettura godibile ed interessante, sia dal punto di vista narrativo che visivo, con un tratto e delle soluzioni che sembrano avvicinarsi spesso al mondo occidentale, costituendo un’eccezione sul Weekly Shōnen Jump, in modo simile a ciò che fa oggi My Hero Academia di Kohei Horikoshi.

Molti elementi che caratterizzano Shaman King ed i suoi personaggi sono simili a quelli di manga odierni, fra i quali ad esempio spicca l’impostazione familiare del protagonista: in entrambi la famiglia di sangue spesso passa in secondo piano rispetto alla famiglia che ci si crea tramite amicizie e rapporti più stretti, che si formano lungo un duro percorso di crescita dei personaggi. Sono presenti allo stesso modo archetipi narrativi e tropi che non esulano da ciò che si può leggere oggigiorno, al punto che un lettore navigato può anche anticipare alcune svolte di trama. Persino il finale, almeno nella versione dell’edizione attualmente in vendita, contiene un messaggio di fondo molto simile a quello degli altri manga che escono dal Weekly Shōnen Jump.

Questi elementi dimostrano in modo collaterale come la rivista di riferimento abbia degli standard o binari su cui tutti gli autori si muovono. Proprio per questo, alcuni elementi di rottura con questi standard, come anche l’inserimento da parte di Takei di determinate tematiche, rendono Shaman King un prodotto capace di catalizzare l’attenzione ancora oggi, restando una lettura non solo tecnicamente valida, ma anche capace di sorprendere e intrigare il lettore.
Un elemento che prende piede man mano che la narrazione si fa più chiara riguardo agli obiettivi dei protagonisti è un forte messaggio ambientalista. Fin dai primi capitoli del fumetto viene messo in chiaro come gli sciamani siano maggiormente in comunione con la natura rispetto agli altri umani, incapaci di vedere gli spiriti e comprendere quindi diversi livelli di esistenza e le conseguenze delle loro azioni sul mondo: questo elemento si evolve con il tempo, divenendo poi uno dei punti focali dello scontro fra Yoh, il protagonista, ed Ao, l’antagonista. Il secondo ha come obiettivo quello di eradicare l’umanità, così da salvare il pianeta, intenzione che né Yoh né gli altri sciamani riescono a deprecare in toto: ciò che ovviamente distingue l’antagonista dagli altri personaggi è la morale, grazie alla quale Yoh e gli altri riescono a concordare sulla necessità di salvare il pianeta, difendendo però l’idea che questo obiettivo non possa giustificare un genocidio di massa.
Lo stesso Yoh è un protagonista che riesce a spiccare, anche oggi in mezzo alla pletora di manga serializzati sulla stessa rivista e non solo. Chi è abituato soprattutto alle pubblicazioni del Weekly Shōnen Jump in genere avrà letto storie con protagonisti un po’ tonti ma di buon cuore, ragazzi che magari hanno subito un’emarginazione di qualche tipo e ne sono usciti più forti, seppure delle volte dovranno fare i conti con un loro lato oscuro. Questi protagonisti diventano spesso dei punti di riferimento per gli altri personaggi, delle figure che combattono in modo roboante e rabbioso per i propri ideali o per quelli dei loro cari, esprimendo spesso una gamma di emozioni limitate e, sempre, lontane da quelle che caratterizzano in toto un essere umano. Yoh riesce ad essere un personaggio in controtendenza, sia negli anni di pubblicazione di Shaman King che ai giorni nostri: il suo modo di fare arrendevole ed il suo pensiero, cioè che in una maniera o in un’altra le cose si aggiustino sempre, è completamente fuori dagli standard sopra citati. Il protagonista di Shaman King potrebbe apparire ad un’analisi superficiale come un debole, incapace di prendere decisioni, quando invece dietro a quell’apparenza si nasconde una mente sfaccettata in comunione con un’empatia rara.
Ci sono molti altri elementi che potrebbero rendere appetibile Shaman King ad un pubblico odierno, come ad esempio uno spiccato relativismo sul concetto di religione e divinità. Od ancora la rappresentazione della figura femminile, come la fidanzata di Yoh, Anna, che tutt’oggi resta un modello forte in un contesto del fumetto giapponese, che persino oggi fa fatica a smarcarsi dal creare personaggi femminili decisamente di secondo piano. A fronte di queste caratteristiche che rendono Shaman King immune al passare del tempo, bisogna anche notare che il modello editoriale del Jump e di molti manga è cambiato: oggi il pubblico sembra più frettoloso, necessitando immediatamente di un certo numero di climax già nei primi capitoli, affinchè ci si affezioni a ciò che sta venendo raccontato. In ciò, Shaman King sarebbe carente, prendendosi un lungo numero di capitoli per far avanzare la trama di pochi passi, concentrandosi soprattutto sulla caratterizzazione dei personaggi all’inizio.
Mettendo sulla bilancia questi elementi si pesa un’opera che è riuscita a resistere alla prova degli anni, creando una cerchia di appassionati che ogni giorno diviene più grande, sia leggendo il fumetto da cui tutto è nato, che i vari sequel e spin off che tutt’ora sono in produzione. L’edizione attualmente venduta dalla Star Comics, che come chicca presenta una doppia sovracoperta per ogni volume, rendendo omaggio al passato e al presente del fumetto di Takei, è sicuramente il modo migliore che i lettori hanno per recuperare un’opera che anche oggi sarà in gradi di aprire loro la mente e appassionarne i cuori.


Articoli correlati: