Si è certamente fatta notare in più occasioni negli ultimi anni, Moà. La giovane cantautrice umbra, originaria di Orvieto, dopo l’accesso al Boot Camp di X-Factor nel 2019 ha vinto Area Sanremo nel 2021, col brano Sirena senza coda; con la sua recente partecipazione al programma televisivo di Nek su RAI 2, Dalla strada al palco, ha fatto scoprire anche aspetti importanti del suo carattere, arrivando in finale.
Moà è il nome d’arte che Martina Maggi ha preso a partire dal 2020, e pure il nome del suo ultimo singolo, prima del quale ne aveva pubblicato un altro, Frida. Entrambi i brani hanno una forte vena autobiografica, fotografando momenti importanti della sua vita: mentre Moà riporta a quando la cantautrice era bambina, Frida parla di una persona scomparsa a lei cara. Coi suoi brani sembra comunicarci senso di libertà e semplicità, e al contempo voglia di ballare e tanta energia.
In attesa di ascoltarla ancora, si intuisce che difficilmente non sentiremo parlare di lei in futuro.
Abbiamo intervistato Moà, che ringraziamo per aver risposto alle domande di XtraCult:
Da dove vengono Moà e questo singolo?
Scrivendo il brano sono stata travolta da un’energia pazzesca. Mi succede spesso di scrivere di getto una canzone, ma mai come in Moà, sentivo qualcosa che mi chiamava dentro e in pochi minuti avevo già scritto il testo. Sono molto legata a quelle tre semplici lettere perché esprimono a tutto tondo un messaggio fondamentale : non smettere mai di stupirsi.
Dovremmo ricercare ogni giorno quella scintilla che da bambini rendeva tutto unico e infinitamente vero perché vissuto fino in fondo. Moà è un ricordo della mia infanzia, forse uno dei primi, quando in braccio a mio padre sentivo “Mooà guarda una stella cadente”.
Martina e Moà vanno d’accordo?
Moà è il contrario di Martina fondamentalmente ma è anche la me che preferisco.
Tutto quello che è legato alla musica e al mio lavoro rimane sempre il mio porto sicuro.
Moà è sicurezza, vitalità e forza, Martina è un uragano di emozioni, ansie e piccoli disastri che combina seguendo sempre il suo Istinto. Diciamo che per quanto siano due sfere emotive diverse provano a darsi equilibrio a vicenda.
Che rapporto ha con l’arte che non sia musica?
Sono da sempre totalmente coinvolta da qualsiasi forma d’arte.
Appena ho un po’ di tempo libero vado spesso a mostre di pittura, di fotografia e cerco sempre di leggere il più possibile. Ogni emozione provata è una scintilla che accende qualcosa dentro di noi ed è quello che muove la creatività .
Credo sia un bisogno da soddisfare, un nutrimento per lo spirito che inconsciamente si riversa in una canzone quando mi metto al piano e inizio a scrivere.
Come nasce il suo rapporto con la Francia?
Fra le mie peripezie adolescenziali ad un certo punto cambiai scuola e mi iscrissi ad un liceo linguistico.
Fino a quel momento non avevo colto la poesia e l’incanto della letteratura francese né amato troppo la lingua in generale. Entrai in una classe “Esabac”: in breve un percorso di studi parallelo alla maturità italiana ma totalmente in lingua francese.
Rispetto ad altre lingue è quella che quotidianamente utilizzo meno ma forse quella che mi affascina di più.
Cosa significa essere artista di strada per Moà?
Essere anche artista di strada significa essere felice di vivere la musica liberamente, indipendentemente da dove mi trovo.
Amo cantare in mezzo alla gente, su un tappeto per strada o su un palco non mi cambia niente.
Lo stare a piedi nudi, che tanto ama, è senso di libertà o di contatto con la terra e la natura?
Stare a piedi nudi è libertà pura e tutto quello che rende liberi ci porta ovviamente a contatto con ciò che è naturale, vero. Mi tolgo le scarpe per togliere una sovrastruttura. L’essenziale, la semplicità sono un legame diretto con l’empatia. Riesco a sentire tutto in maniera più amplificata a piedi nudi, trovo il mio centro.
Dopo X-Factor e Area Sanremo, in che direzione sta andando Moà?
Sono estremamente grata per la strada che ho scelto. Ho l’opportunità ogni giorno di mettermi di fronte ai miei limiti e cercare sempre di fare meglio, il mio unico vero obiettivo è non avere un obbiettivo se non quello di andare sempre avanti.
Sono felice di aver iniziato a presentare il progetto Live perché è pieno di inediti e avevo proprio il bisogno di sentire come risuonasse quello che avevo scritto in mezzo alle persone e questo mi ha dato un’energia pazzesca.
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Foto dall’Ufficio Stampa Conza.