Closure/Continuation, i Porcupine Tree dopo tutti questi anni. E che anni! Questo è uno dei punti fondamentali per comprendere il ritorno della band dopo ben 12 anni. Non si è trattato di anni come altri o insignificanti. Sono stati anni vissuti con le sfumature della distopia, tra una politica che sarebbe apparsa irriconoscibile un decennio prima, per arrivare al COVID-19 e ora alla guerra.

Porcupine tree Closure Continuation
I Porcupine Tree. Foto: Alex Lake

E proprio ora tornano i Porcupine Tree, i cui testi son spesso stati intrisi di distopia (e Steven Wilson ammette candidamente che viviamo oggi in una distopia). Proprio loro che – in un modo o nell’altro – son sempre stati narratori del disagio (non solo di quello, ovviamente), evidenziando temi sociali importanti.

 

Rats Return parla proprio di politica e distopia: il disgusto non è neppure velato. Nel video e nel bridge prima della chiusura strumentale si citano dittatori asiatici e americani, il bianco e nero e i sottotitoli del video rimandano all’Unione Sovietica, ma quando Steven Wilson canta “thrill me you clown” sappiamo tutti a cosa pensare (e lui stesso lo ha spiegato che il riferimento ai ratti è ai politici, citando Trump, la Brexit e Boris Johnson).
Questa aperta presa di posizione è forse una delle vere novità del disco. Con toni simili, in Herd Culling si parla di armi, sicurezza e guerra.
I ratti ritornano pure in Walk the Plank, vera gemma psichedelica nella quale sembra di sentire il suono delle onde e dell’acqua che ci sommerge.

Porcupine tree Closure/Continuation
La cover di Closure/Continuation dei Porcupine tree (2022)

Proseguiamo. Nonostante gli anni non ci sono sorprese, la musica dei Porcupine Tree rimane la stessa. Potenti riff si contrappongono al canto mellifluo di Steven Wilson e a parti strumentali, come da tradizione progressive rock.
Closure/Continuation sembra un album crepuscolare, “autunnale” per colori, testi e suoni (evidente in Of the New Day, peraltro un brano di rinascita, come spiega lo stesso Steven Wilson, ma la decadenza è pure il tema di Chimera’s Wreck).
E così sembra suggerire anche l’artwork.

CLOSURE CONTINUATION
Artwork di Of The New Day dei Porcupine Tree

Non manca neppure l’amore, come pure negli album precedenti. A questo giro c’è un po’ di amaro in bocca, con l’amore stanco di Love in the Past Tense.

Anche i temi rimangono quelli del loro repertorio. Come spesso in passato, Never Have, Dignity e Harridan tornano ancora sul tema dell’esclusione, dei sogni infranti, del non ritrovare il proprio ruolo nel mondo. I protagonisti di questi brani non sono però dei perdenti tout court, ma mantengono forza, orgoglio e dignità che non ostentano necessariamente all’esterno.

Mi piace pensare che quando il mondo ci schiaccia con ingranaggi enormi e incomprensibili, è sempre possibile trovare almeno “silenziosamente” rifugio nella musica. I Porcupine Tree, in situazioni del genere, sarebbero un ottimo ascolto. You can only save yourself.

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Foto dall’Ufficio Stampa Parole & Dintorni

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