La 72esima edizione è appena finita ma non ne abbiamo ancora avuto abbastanza: per soddisfare la nostra sete sanremese potremmo immergerci nelle edizioni precedenti, magari con una guida come potrebbe essere il primo libro del giornalista Nico Donvito, Sanremo il Festival. Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin, pubblicato per Edizioni D’Idee.

La formula che Nico Donvito ha seguito per il suo volume su Sanremo è innanzitutto quella del percorso cronologico. Nella prima parte del libro, ogni capitolo parla di una decade, prendendo in analisi le edizioni per Festival, anno dopo anno. Per ogni anno vengono indicati non solo il conduttore (e quindi la linea del Festival), ma la formula (Campioni, Nuove Proposte sì, no, modalità di votazione, ecc.) e le canzoni che si sono distinte, oltre ad altre informazioni rilevanti.
La formula appare solida e in un breve spazio fornisce le informazioni essenziali e pure quello che in fondo ci aspetteremmo da un libro del genere, e cioè curiosità, controversie, aneddoti, ma soprattutto si cerca di rendere lo spirito dell’epoca.

Terminata l’analisi dei Festival (escluso l’ultimo, visto che il libro è uscito prima della 72esima edizione), l’autore si lancia in una serie di considerazioni sui tempi che stiamo vivendo, pandemia compresa. Concludono il libro ulteriori analisi sulla musica (italiana innanzitutto) e sull’altro evento che stiamo attendendo, l’Eurofestival/Eurovision. Meritano attenzione anche la prefazione di Amadeus e la citazione di Vincenzo Mollica che la precede: sono il modo migliore di aprire il tema e una nota preziosa all’opera.

 

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Il Festival di Sanremo è sempre un equilibrio, ma pure una lotta tra tradizione e modernità, e nel suo libro Nico Donvito riesce ad evidenziare molto bene questo aspetto. Alla fine, la sensazione che si coglie è che un’edizione sarà un successo se sarà in grado di contemperare questi aspetti ed essere davvero specchio del presente.

In conclusione, si tratta di un libro gradevole, che si lascia leggere da tutti. Non è necessario essere degli esperti o aver seguito ogni edizione per poterlo apprezzare.

Abbiamo intervistato Nico Donvito, che ringraziamo per aver risposto alle domande di XtraCult:

Nico Donvito Sanremo il Festival
La copertina del libro di Nico Donvito, Sanremo il Festival. Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin, pubblicato da Edizioni D’Idee (2022). Copertina a cura di Riccardo Mazzoli

Cosa aggiungeresti al libro dalla 72° edizione del Festival di Sanremo appena conclusa? 

Grazie per la domanda. In realtà, con il mio editore Marco Sacco ci eravamo già posti questo quesito e stavamo già pensando a come arricchire una possibile nuova edizione per il prossimo anno, magari con nuove, bellissime caricature curate dal bravissimo Riccardo Mazzoli.
Questo tipo di narrazione favorisce continue e rinnovate chiavi di lettura, per cui trovo sia interessante andare a rivedere i capitoli, aggiungendo spunti e riflessioni, oltre che il puro racconto di quanto accaduto nell’ultima edizione.
Di sicuro Sanremo 2022 fornisce considerazioni e bilanci infiniti, sia per quanto riguarda gli ascolti record registrati, sia per il grandissimo consenso ottenuto dalle canzoni in concorso, altamente rappresentative dei gusti del pubblico di oggi. Il podio plurigenerazionale meriterebbe sicuramente un capitolo a riguardo, così come il cambiamento del mercato discografico che ha spinto artisti blasonati a rimettersi in gioco, preferendo la partecipazione in gara ad una più comoda e comune ospitata.

Cosa ritieni che aggiunga il libro ai tanti usciti su Sanremo nel corso degli anni? 

Il mio intento non era quello di realizzare un’enciclopedia o un almanacco sulla storia del Festival, come ce ne sono già tanti di ottima fattura in giro, piuttosto volevo cercare di raccontare l’evoluzione della kermesse mettendo in parallelo la storia del nostro Paese, anno dopo anno, decennio dopo decennio.
Da sempre, Sanremo racconta l’Italia in maniera fedele e ne rappresenta la colonna sonora sia nei momenti di difficoltà che nei periodi più floridi. Dalla ricostruzione post bellica alla recente pandemia, per intenderci, senza dimenticare gli anni d’oro del miracolo economico o il fervore artistico che abbiamo vissuto a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Personalmente, spero che questo libro possa rivalutare l’idea di memoria storica: viviamo in un periodo in cui siamo bombardati da informazioni, il rischio è quello di perdere di vista qualche pezzo importante del nostro passato che ci aiuti a comprendere il presente e ad ipotizzare al meglio il futuro.

Eurovision potrà riservare ancora soddisfazioni per i vincitori del Festival?

Mahmood ha già ottenuto un ottimo secondo posto nell’edizione 2019 dell’Eurovision, mentre Blanco è stato molto apprezzato all’estero con il suo disco d’esordio Blu celeste. Quindi, penso proprio che si piazzeranno bene. Non saprei dire se Brividi sia in effetti una canzone adatta a quel tipo di contesto o meno, ma chi avrebbe pensato che potesse esserlo Zitti e buoni?
Credo che dall’Italia ci si aspetti sempre un buon livello, come siamo stati in grado di garantire e di fornire negli ultimi dieci anni. Per cui, sono certo che faremo bella figura, giocando ancora una volta sul fattore imprevedibilità e sulla forza dei nostri performer, proprio come è accaduto lo scorso anno.

In che direzione vanno Sanremo e la musica italiana? 

Finché ci saranno sponsor pronti ad investire su questa grande macchina organizzativa, il Festival continuerà a tenerci compagnia in quanto evento televisivo.
D’altra parte, però, è necessario che si continui a prestare la dovuta attenzione alle canzoni, proprio che è stato fatto dal direttore artistico Amadeus negli ultimi tre anni.
Finché il pubblico si riconoscerà nella narrazione musicale, si emozionerà ascoltando i brani e si affezionerà alla gara tra gli interpreti, sono convinto che l’interesse verso Sanremo e la musica italiana sarà sempre crescente. Ben vengano il chiacchiericcio, il gossip e le polemiche della vigilia, fattori che rappresentano la benzina di un motore che non subisce il peso del tempo e del lungo chilometraggio.
La forza del Festival sta nel riuscire a cambiare linguaggio, adeguandosi ai numerosi cambiamenti sociali e tecnologici. Nelle edizioni in cui non si è tenuto conto di questo aspetto, Sanremo è risultato anacronistico e ha rischiato di chiudere i battenti.
Nonostante i suoi settantadue anni, direi proprio che la rassegna sta vivendo una nuova giovinezza, altro che età da pensionamento!

Hai vissuto questa 72esima edizione del Festival proprio a Sanremo. Che impressione ne hai ricavato? 

Naturalmente è stata un’esperienza diversa dalle altre precedenti, poiché le interviste e le conferenze con i cantanti si sono svolte tutte rigorosamente da remoto. Diversi i disagi, ma sempre meglio di quanto avvenuto lo scorso anno.
Sarà ricordato come il Festival della compartecipazione, di un parziale e ragguardevole ritorno alla normalità. Un’edizione resa unica da numeri record, sia in termini di share televisivo che di riscontro discografico registrato sin dalle primissime ore nei confronti delle venticinque canzoni in concorso. Il risultato che accontenta tutte le età, con un podio altamente rappresentativo, che mette a confronto generazioni differenti. Ha vinto l’alchimia contemporanea di Mahmood e Blanco, ma la musica ha trionfato in toto, accontentando i gusti di tutti.

 

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Immagine dall’Ufficio Stampa Parole & Dintorni.

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