Paolo Tofani, da poco uscito con Indicazioni vol.2, è una vera leggenda della musica: negli anni ’60 fu coi Califfi e I Samurai, e a partire dal 1973 (e fino al 1977) chitarrista degli Area. Negli anni a seguire, Paolo Tofani ha proseguito la sua ricerca (musicale e non solo), potendo contare anche su importanti collaborazioni.
Indicazioni vol.2 è un album di musica sperimentale, che segue idealmente il lavoro Indicazioni del 1977, registrato con la Shyama Trikanta, una chitarra progettata dallo stesso Paolo Tofani.
Mai come in questo caso sarebbe sbagliato lasciarsi spaventare dalle etichette. Anche se – come spiegato dallo stesso Paolo Tofani – Indicazioni vol.2 è stato realizzato (non diversamente dal primo volume) per un ideale fruitore che sia un giovane chitarrista che cerchi potenzialità e strade alternative nell’utilizzo dello strumento, a parere di chi scrive questo album si lascia anche ascoltare con sorprendente facilità, almeno per una buona parte.
Basterà lasciarsi cullare dalle note di questi otto brani, tutti improvvisati, mai banali o noiosi, per essere trasportati su strade musicali meno battute. Anche se siamo di fronte a un album di grande freschezza e pervaso dai profumi dell’India, Indicazioni vol.2 non mancherà neppure di permettere all’ascoltatore più avvezzo a questi percorsi di percepire pure i sentori e le onde di alcuni dei momenti più alti della musica degli anni ’70, ’80 e ’90.
Le otto tracce, della durata compresa tra gli otto e gli undici minuti, trasudano desiderio di ricerca e di esplorazione di nuovi sentieri musicali. L’ascoltatore non mancherà di chiedersi: cosa sta facendo qui Paolo Tofani? Non fosse che per questa differente impostazione della mente, le nuove Indicazioni permetteranno al giovane chitarrista – ideale ascoltatore – che si imbattesse in questo lavoro di interrogarsi sulle mille strade a lui aperte.
Abbiamo intervistato Paolo Tofani, che ringraziamo per aver risposto alle domande di XtraCult:
Indicazioni vol.2 rimanda già a partire dal titolo all’esperienza precedente del 1977. Cosa è successo perché sentisse di voler dare un seguito a quel disco?
Indicazioni vol.1 partiva da un genuino desiderio di condividere un nuovo modo di espressione legato allo strumento chitarra. In quel momento vivevo anche una realtà creativa molto intensa grazie ai synth formidabili che avevo, e quindi il tutto aveva un sapore molto tecnico. Non ho avuto il riscontro di quanti possono avere seguito quel suggerimento, anche perché il mio compito si limita a consigliare, poi ognuno va dove vuole.
Indicazioni vol.2 non è un atto di generosità ma, grazie a una consapevolezza più profonda, ho capito che il mio principio di vita da seguire è l’utilità, quindi ho pensato che poteva essere utile a qualcuno mostrare che si può prendere strade diverse con la chitarra, anche senza l’utilizzo di elettronica ausiliaria. Tutto qua. Chi vuol sentire senta, del domani non c’è certezza.
Quali sono le indicazioni che darebbe a un giovane musicista oggi?
I giovani devono rimanere puri. Dopo la fase iniziale, piena di eroi da seguire (indispensabile), si dovrebbe creare la propria identità, mantenerla e difenderla con la sua castità creativa e personale.
La strada non sarà facile: ci saranno dubbi, ostacoli da superare, molteplici tentativi di compromessi, ma (questa è la purezza di cui parlo), con la forza dell’intelligenza e la potente carica dell’autostima, avremo tanti artisti eclettici stimolanti e unici, altrimenti soltanto un grande esercito di inutili cloni.
Questo album vede l’utilizzo della Shyama Trikanta. Da cosa può nascere l’idea, la necessità di progettare una nuova chitarra?
Tutto si evolve, i cambiamenti sono il risultato di una ricerca continua che non sempre è collegata soltanto al denaro ma anche al desiderio di andare oltre i limiti conosciuti per esplorare, stimolare la nostra intelligenza e creare moltitudini di nuove differenze (percorso ovvio per il cosiddetto homo sapiens).
La Shyama Trikanta è il risultato inevitabile della mia necessità di andare oltre le banalità ormai obsolete e conosciute, creando uno strumento fresco, formidabile e stimolante.
Posto che non è detto che debba essere un obiettivo, il progressive rock o la musica sperimentale potranno un giorno essere fruiti di nuovo da un più ampio pubblico? Cosa dovrebbe cambiare?
Tutti i momenti del passato non possono essere forzatamente inseriti nella realtà presente. Il vuoto non si riempie con emozioni di un’altra vita lontana nel tempo. I segnali non sono buoni: la coscienza è bassa e l’intelligenza scarseggia.
Adesso ci sono altri stati d’animo: invidia, mediocrità, ipocrisia, miseria, paura, violenza. L’arte di oggi è condizionata da queste tensioni, e il futuro sarà ancora più complicato per i ricercatori di bellezza, purezza, rispetto per la vita, di cultura utile, di pace e serenità.
Cosa significa sperimentare in musica?
Credo di avere già spiegato il concetto: posso soltanto ribadire che mescolando gli ingredienti conosciuti e quelli nuovi (ottenuti dal coraggio e dall’immaginazione), si trovano nuove e stimolanti strade per vivere emozioni forti e diverse in relazione a tutte le forme di arte e della vita. Questa è la sperimentazione.
Hare Kṛṣṇa.
LINK UTILI
Sito ufficiale: http://www.paolotofani.com/
Spotify: https://open.spotify.com/artist/2Qmz9rCgkgyUuXDHGRNXbc?si=U6dGppGvSay4R4WXNkn6bQ
Discografia su Bandcamp: https://paolotofani.bandcamp.com/
Si ringrazia QALT per il supporto e per le foto.