Dal 26 giugno, previa registrazione, si potrà guardare in esclusiva gratuita e in streaming su ItsART il concerto che Fiorella Mannoia ha eseguito in forma acustica presso il Teatro Romano di Ostia antica. Comincia a parlare dei suoi passi mentre si introduce con queste parole: “Il teatro era un punto di ritrovo importante, spesso era la sede di incontri dove si decidevano le sorti della città. Andare a teatro era ed è ancora oggi un modo per conoscere il mondo attraverso le storie raccontate”.
La telecamera dal primo piano del suo volto stacca la ripresa per mostrarci l’immenso splendore di quel Teatro, prima che la musica inizi a risuonare fluida tra le antiche pietre.
ItsART, com’è scritto sul sito, “è il palcoscenico virtuale dedicato alla diffusione digitale dei contenuti artistici e culturali dell’Italia (…) Un viaggio emozionante tra musei, teatri, biblioteche e aree archeologiche (…) Un catalogo di contenuti disponibili in live streaming e on demand, per vivere l’arte, raccontare gli artisti”. Una nuova piattaforma, promossa dal Ministero della Cultura e da Cassa Depositi e Prestiti, con poco più di un mese di attività (dopo la costituzione ufficiale avvenuta nel gennaio scorso) e alla quale è possibile inviare proprie proposte di contenuto/evento anche non avendo una carriera avviata alle spalle. Un modo, in sostanza, per far ripartire la cultura aspramente danneggiata dalle restrizioni dovute alla pandemia da COVID-19.
Il sipario che ha aperto il concerto della Mannoia si trova proprio all’interno dell’area archeologica degli scavi ed è per questo suggestivo, come lo è l’accompagnamento strumentale formato dal quartetto d’archi dei Solisti del Sesto Armonico, ensemble nato da un’idea del M° Beppe Vessicchio e composto quella sera dai violini Gennaro Desiderio e Zita Mucsi, dal violoncello Zsuzsanna Krasznai e dalla viola di Nicola Ciricugno; dalle chitarre di Max Rosati e Alessandro De Crescenzo; dal pianoforte (uno Steinway & Sons) di Danilo Rea. Apre proprio lui con Ah che sarà, un presagio che inviterà al futuro fino alla fine ripercorrendo i grandi classici (Come si cambia, Quello che le donne non dicono, Il parco della luna, In viaggio) ma anche le canzoni più recenti (Che sia benedetta, Il peso del coraggio, Padroni di niente). Fiorella ringrazia sempre e nel cantare, anche se il pubblico lì non c’è e non è visibile, impegna l’interpretazione al massimo. Con lei c’è Sally e ci sono i draghi di Felicità, c’è La cura del tempo in omaggio a Battiato, c’è il duetto con Elodie.

Gli arrangiamenti creati sperimentano un diverso senso del ricordo, quello che ognuno di noi può avere nell’ascoltarla, riavvolgendo la memoria al momento in cui nella nostra vita quella particolare canzone ha saputo meglio di altre tradurre in note il sentimento che stavamo provando o la battaglia che stavamo affrontando. La musica ha quel potere speciale di farti rinascere nel diritto che lei canta di ricominciare, lontano da questi mesi pesanti, ma anche più consapevoli di una vita che è valore e dalla quale, come sottende spesso nei suoi brani, non possiamo voltarci.
Ricordo Fiorella Mannoia anni fa a cantare a Roma nel quartiere Ostiense ai mercati generali, dove nel buio dei pochi fari c’era sempre tanta voglia di fare musica, di far arrivare quel messaggio, quelle parole che sanno di speranza e di forza. Quelle parole che a volte te le fissi nella mente come parte di un mantra, perché ti fanno compagnia mentre stai ancora lottando e ti fa piacere, ti rincuora sapere che chi canta, in studio o al Teatro Romano di Ostia Antica, metta spessore nelle proprie frasi, che non lasci le emozioni al caso, che abbia anche lei provato a rimettere ordine nel caos.
Così, quando la telecamera da ItsART si rialza dal suo abito nero lungo e sul palco minimale e tu vedi che il sole sta tramontando su quella città eterna che non puoi assistere se non in streaming, con un po’ di nostalgia l’impulso dell’applauso ti avvolge comunque, batti le mani e gridi lo stesso che son bravi, lo stesso, dal divano di casa.

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